Rai 3 ha trasmesso il film di Pif sullo sbarco americano in Sicilia
Diceria dell’untore
Pif
non piace alla destra, ma il suo film
trasmesso ieri sera sui Rai
3, In
guerra per amore, sposa le stesse tesi dei
neofascisti sullo sbarco alleato in Sicilia. Siamo davanti a un puro e semplice romanzo criminale per attaccare gli Stati Uniti e la Democrazia Cristiana
(*). Con la differenza che nel film di Pif
Mussolini e i fascisti sono inclusi tra i cattivi. Tra l'altro sono tesi condivise dal vecchio Pci togliattiano ( e non solo), schierato con Mosca, per infangare la ricostruzione della liberal-democrazia in Italia.
Per metterla sul dotto: dicerie
dell’untore, meno nobili, di quelle
scolpite dai barocchismi di Bufalino, ma frutto avvelenato - veramente - del professionismo antimafia, così ben intuito da Sciascia.
Attenzione, un professionismo dell’anima, perché in fondo Pif è un idealista. E probabilmente in buona fede. Però proprio perché tale il regista e attore siciliano è tra i più pericolosi. Va in giro - metaforicamente per carità - con la cintura esplosiva e il video-testamento come un fondamentalista islamico. Altro che radical chic, come spesso si legge. Pif, da manicheo, vede il mondo in bianco e nero. Ecco, nel suo caso, parleremmo di fondamentalismo antimafia. Cercheremo di essere più chiari con un
esempio.
Garibaldi
e i Mille risalendo da Palermo a
Napoli trovarono sulla strada mafiosi e
camorristi. Lo stato borbonico era
collassato e la criminalità del tempo, come a Napoli ad esempio, si sostituì di fatto alle autorità di polizia. Una
volta superata la fase critica tutto tornò alla normalità. I poliziotti
tornarono a fare i poliziotti, i camorristi i camorristi. Riemersero anche le connivenze? Probabilmente sì. Ma non è questo il vero punto della questione. Qual
era il senso dell’impresa garibaldina? Unire l’Italia. E così fu. Quale era il senso della sbarco americano? Liberare Europa e Italia dal nazifascismo. E
così fu.
Ora,
ridurre fenomeni macro-storici come il Risorgimento e la Liberazione a romanzo criminale, significa imporre una
visione antistorica, antistorica nel senso crociano della storia come progresso della libertà. Cosa che avviene tra contraddizioni che non sempre gli uomini del tempo, immersi nei conflitti, avvertono come tali. E per fortuna. Perché, diciamola tutta, se avessero vinto i fascisti, anche ammesso e non concesso che avrebbero battuto
la mafia, l’Italia sarebbe diventata un protettorato nazionalsocialista. Per non parlare dell'Armata Rossa. Fondamentalismi veri quindi. Altro che Calogero Vizzini sindaco…
Anche
la nostra visione, come quella di Pif, è manichea? Cambia solo di segno? Con
gli americani nella parte dei buoni, e tutti gli altri in quella dei cattivi?
Decidano
i lettori.
Carlo Gambescia
(*) Qui
la corretta ricostruzione storica degli eventi: http://www.novecento.org/uso-pubblico-della-storia/quando-la-mafia-aiuto-gli-alleati-storia-di-una-diceria-fortunata-2017/