sabato 27 aprile 2019

Rai 3  ha trasmesso il  film di Pif sullo sbarco americano in Sicilia
Diceria dell’untore



Pif non piace alla destra, ma il suo  film  trasmesso  ieri sera sui Rai 3,  In guerra per amore,  sposa  le stesse tesi  dei  neofascisti sullo sbarco alleato in Sicilia. Siamo davanti a un puro e semplice  romanzo criminale per attaccare gli Stati Uniti e la Democrazia Cristiana (*).  Con la differenza che nel film di Pif  Mussolini e i fascisti  sono  inclusi tra i cattivi. Tra l'altro  sono  tesi condivise dal vecchio Pci togliattiano ( e non solo), schierato con Mosca, per  infangare la ricostruzione della liberal-democrazia in Italia.    
Per  metterla sul dotto:  dicerie dell’untore, meno nobili, di quelle scolpite dai barocchismi di Bufalino, ma frutto avvelenato - veramente -  del professionismo  antimafia, così ben  intuito da  Sciascia.
Attenzione,   un professionismo dell’anima,  perché in fondo Pif è un idealista.  E probabilmente  in buona fede. Però proprio perché tale il regista e attore siciliano   è  tra i  più pericolosi. Va in giro  -  metaforicamente per carità -  con la cintura esplosiva e il video-testamento come un fondamentalista islamico.  Altro che radical chic, come spesso si legge.  Pif, da manicheo,  vede il mondo in bianco e  nero.   Ecco, nel suo caso, parleremmo di  fondamentalismo antimafia.  Cercheremo di essere più chiari con un esempio.
Garibaldi e i Mille  risalendo da Palermo  a Napoli trovarono sulla  strada  mafiosi e camorristi.  Lo stato borbonico era collassato e la criminalità del tempo, come a Napoli ad esempio, si sostituì di fatto alle autorità di polizia. Una volta superata la fase critica tutto tornò alla normalità. I poliziotti tornarono a fare i poliziotti, i camorristi i camorristi. Riemersero anche le connivenze? Probabilmente sì.  Ma non è questo  il vero punto della questione.  Qual era  il senso dell’impresa garibaldina? Unire l’Italia. E così fu. Quale  era il senso della sbarco americano?  Liberare Europa e Italia dal nazifascismo. E così fu.
Ora, ridurre   fenomeni macro-storici  come il Risorgimento e la Liberazione  a romanzo criminale, significa imporre una visione antistorica,  antistorica nel senso crociano della storia come progresso  della libertà. Cosa che avviene tra contraddizioni che non sempre gli uomini del tempo, immersi nei conflitti, avvertono come tali. E per fortuna.  Perché, diciamola tutta, se avessero vinto i fascisti, anche  ammesso e non concesso che avrebbero battuto la mafia, l’Italia sarebbe diventata un protettorato nazionalsocialista. Per non parlare dell'Armata Rossa. Fondamentalismi veri quindi.  Altro che Calogero Vizzini sindaco…             
Anche la nostra visione, come quella di Pif, è manichea? Cambia solo di  segno? Con gli americani nella parte dei buoni, e tutti gli altri in quella dei cattivi?
Decidano i lettori.


Carlo Gambescia