“Onore a Mussolini”, lo striscione vicino piazzale Loreto
Fascismo e derivati
I tifosi che ieri hanno inneggiato a
Mussolini nei pressi di piazzale Loreto, di sicuro, in cuor loro, si sentivano purissimi eroi romantici: gli ultimi orgogliosi
depositari di una grande idea. Il
che prova, ancora un volta, che il fascismo è una forma di romanticismo
politico.
Chiediamo al lettore di allacciarsi le cinture, perché stiamo
per prenderla da lontano, confidando nel fatto che alla fine della nostra “dimostrazione porta a porta” l’aspirapolvere (sociologico) “folletto” sarà acquistato…
Romanticismo
politico
Che
cos’è il romanticismo politico? Un atteggiamento istintivo e fantastico nei riguardi della
vita. Si dirà che anche Manzoni era romantico. Eppure al tempo
stesso era liberale. Come lo era quel
pugno di uomini politici che scrisse la storia dell’Unità italiana. Senza istinto e fantasia, l’idea risorgimentale non avrebbe mai vinto.
Istinto
e fantasia. Il primo serve per cogliere l’attimo, la seconda per immaginare
nuovi e apparentemente impossibili scenari. In qualche misura Cavour, simboleggia
lo statista romantico per eccellenza. Seppe
cogliere l’attimo giusto, scegliendo i giusti alleati e intuendo, contro tutti e tutto, gli improvvisi
sviluppi della situazione storica. Dinamiche storiche da tanti, forse troppi, ritenute irrealizzabili. Il Risorgimento ha in sé qualcosa di miracoloso.
Liberalismo,
fascismo e romanticismo politico
Abbiamo
però detto del fascismo che è “una forma” di romanticismo politico. Cosa vogliamo dire? Che Cavour, da buon
romantico politico, colse un’ occasione,
che seppe però anche creare. E come? Collegando
il Risorgimento alle istituzioni liberali: unì l’istinto e la fantasia alla
ragione delle istituzioni rappresentative, rafforzate dal discorso pubblico
liberale, innervato sulla libertà di parola, pensiero, stampa, nonché sulla libertà
economica e di impresa.
Anche
Mussolini fu un romantico politico, ma si fece dominare esclusivamente dall’istinto e dalla fantasia.
Fu abilissimo nel conquistare il potere, ma
non seppe intuire l’importanza di riportarlo nell'alveo ragionevole e ragionato della tradizione liberale. Anzi, fece del suo meglio per affossarla, costruendo uno
stato prima autoritario, poi dittatoriale, infine totalitario.
Paletti
e chimere
Il
romanticismo politico ha perciò necessità di paletti. Quali? Ad esempio, quelli rappresentati dallo stato di diritto e dalla libertà di mercato. Il fascismo invece fu nemico dell’uno e dell’altra. Inoltre,
stravolse lo spirito risorgimentale di nazione, piegandolo alla peggiore vulgata nazionalista
e imperialista.
Il
romantico politico, se privato della
parte razionale, si tramuta in puro e semplice occasionalista: si volge di qua
e di là, pur di ottenere risultati momentanei. Di conseguenza, il romantico politico allo stato puro subisce
gli eventi credendo di dominarli: la brutale alleanza tra Mussolini e Hitler resta il classico esempio di un occasionalismo
politico, in particolare da parte del Duce, che portò l'Italia alla rovina.
Il
romanticismo politico fascista, proprio perché frutto esclusivo di istinto e immaginazione, esercita un certo fascino su giovani e disadattati sociali, i più ricettivi
verso una visione chimerica della vita: i primi non hanno nulla da perdere, i secondi tutto da guadagnare.
Coazione
a ripetere
Come
contrastare questo fenomeno? Difficile dire. Come spiegare ai tifosi che hanno
inneggiato al Duce che il fascismo, nelle stesse circostanze, avrebbe
aperto il fuoco contro di loro? Mentre, lo
stato liberale di diritto si è limitato a identificarli, lasciandoli liberi di
andare a godersi la partita in curva o da qualche altra parte?
Vivono in una società libera, eppure inneggiano, all’uomo che trasformò l’Italia in
una caserma. O si è stupidi o, per l'appunto, si è romantici politici, prigionieri della
propria immaginazione e dell’istinto della coazione a ripetere contro ogni buona ragione. E dunque c’è poco da spiegare. Non c’è peggior sordo, eccetera, eccetera.
Carlo Gambescia