Notre-Dame in fiamme
Il destino d’Europa in una cioccolata
calda
Di Notre-Dame, tutti abbiamo
almeno un ricordo personale. Il mio
risale a qualche anno fa. Con un caro
amico, Jerónimo Molina, si passeggiava per
Parigi nelle prime ore di una assonnata domenica di fine novembre. Reduci da un convegno e lieti di concederci qualche ora di svago, in attesa di partire nel tardo pomeriggio. Mentre parlavamo di Julien Freund, apparve la cattedrale. Silenzio. Ci sentimmo piccoli piccoli: un italiano e uno spagnolo si inchinarono, idealmente, dinanzi alla storia di Francia. Ma non solo.
Dopo
un paio d’ore, davanti a un
cioccolato fumante, discutevamo del destino d’Europa, con gli occhi alla grandezza
del passato. Evidentemente ancora sotto l’influsso del gotico e di una Gerusalemme Celeste, incarnata da guglie, volte e vetrate dall’apertura metafisica.
Le
fiamme, divampate insieme al telegiornale delle venti, hanno valore
simbolico, come i flash dei cellulari di ultima generazione che
restituiscono foto “carine” dell’inferno, come la ricorsa dietrologica alle
responsabilità dei vigili del fuoco e di Macron, come
la promessa di ricostruire la cattedrale, grazie ai prodigi della tecnologia, “tale e quale
a prima”.
Un
passo indietro. Qualche anno fa un intellettuale di destra, Dominique Venner, si suicidò, dentro Notre-Dame: si sparò in
testa. Confusamente, avvertiva, come
lasciò scritto, che il destino della Francia e dell’ Europa era ormai
compromesso e nelle mani di omosessuali, negri, ebrei, borghesi. Un ripugnante ritornello ideologico che riconduce alla tentazione fascista. Ideologia, feroce e totalitaria,
che invece, a differenza di ciò che riteneva il suicida, non era e non è la soluzione della crisi europea, ma parte del
problema, perché sintomo di barbarie, proprio come quelle fiamme.
Quale
problema? Non avere capito che l’anima
europea non risiede nello strapotere
della tecnologia e nella capricciosa denuncia di tutto e tutti. Come, per contro, non alberga nel rifiuto bilioso della modernità. Ma dimora nello spirito liberale, spirito che non può non
dirsi cristiano. Di riflesso, il comune recepimento delle idee di libertà e uguaglianza ha permesso a tutti di migliorare le condizioni di
vita, progettare e viaggiare, al punto di poter avere, tutti o quasi, almeno un
ricordo personale di Notre-Dame.
Tutto bene allora? Sì e no. Chi
scrive, come detto, dopo aver visitato la cattedrale , con un caro amico, davanti a un cioccolato, si mise a discorrere del destino d’Europa. Troppo, forse. Cose da studiosi. Per altri
turisti, seduti ai tavoli, alcuni già annoiati, probabilmente,
c’era solo una tazza di
cioccolato. Non era poco. Ma non ne erano consapevoli.
Ecco il nodo, da sciogliere.
Ecco il nodo, da sciogliere.
Carlo Gambescia