venerdì 12 aprile 2019

Assange arrestato a Londra
I potenti nemici dei potenti

Oggi “Il Fatto”, la testata più giacobina d’Italia, e forse in Europa,  versa caldissime lacrime sull’arresto di Assange.  “Sgominato il nemico pubblico n.1 dei potenti”, titola.    
Che significa essere  “nemico dei potenti”? Per essere nemici di qualcuno, occorre  che il  nemico designato abbia  un nome, un cognome. Insomma,  che  esista fisicamente. Altrimenti, come vedremo,  è terrorismo politico e sociale.  
Cosa vogliamo dire? Che  la potenza (economica, politica, sociale, culturale)  non è   di  per sé   indice  di  colpa. Si chiama “potenza” proprio perché  indica una capacità di dominio, non il dominio in quanto tale.  La potenza,  a sua volta rinvia alle normali forme di legittimazione del dominio che nella società moderna possono essere il voto (politica), l’abilità imprenditoriale (economia)  l’intelligenza mostrata (scienza e cultura),  lo status conseguito (società).  Come del resto accade in altre società, arcaiche o pre-moderne, dove sono fonti di legittimazione (e potenza)  le arti magiche, il diritto divino,  il carisma religioso, l'abilità guerriera, la munificenza, eccetera. Cambiano i contenuti ma non la forma  della regolarità metapolitica  che collega potenza e legittimazione. 
Ora, se le cose stanno sociologicamente così,   asserire che si è nemici dei potenti, addirittura il n. 1, significa sostenere che si è nemici di una tra  le principale fonti di organizzazione sociale: la potenza per l’appunto.  Pertanto, se di Assange,  in realtà sappiamo poco o nulla, del “Fatto”, che lo ha mitizzato, invece sappiamo che, pubblicando certe cose, aspira, quanto meno intellettualmente, a riorganizzare la società, su altre  basi, estranee alla fisica  sociologica.  Quali?
Un passo indietro. Abbiamo definito “Il Fatto” quotidiano giacobino.   Il Giacobinismo, che rinvia allo slittamento dittatoriale della Rivoluzione francese (1793-1794), al "regime del terrore",   politicamente parlando,  si pose il problema di come eliminare i potenti, all’epoca rappresentati dagli aristocratici (stiamo semplificando). E in che modo? Nell'unico esistente in natura sociale quando ci si pone finalità utopistiche e catartiche. Ovvero,  ricorrendo a un potenza superiore a quella dei potenti esistenti, potenza che allora venne  esercitata attraverso comitati, tribunali rivoluzionari,  guardia nazionale,  prigioni e ghigliottina.  Il Giacobinismo resta  brutale  sinonimo di ricorso alla violenza più spietata  per costruire  - come ci si giustificava -   una società priva di potenti, o altrimenti detto: una metafisica sociale.  Il concetto era  (ed è) quello del fine che giustifica i mezzi,  ma in chiave irrealistica, metafisica per l' appunto.  Perché si credeva (e si crede)  nell'utopia che dal bagno di sangue, una volta eliminati i cattivi,  uscirà un mondo perfetto.  Senza potenti. In realtà, dopo la parentesi del  Direttorio, dal cilindro della  rivoluzione, non  uscì  un innocuo coniglio, ma un Cesare.
Come è intuibile,  il carattere utopico di questo schema è pari solo alla sua  ferocia.


Pertanto il vero problema non è Assange, che alla fin fine resta un ometto in cerca del quarto d’ora di notorietà.  Bensì i  nemici dei potenti - come il gruppo d'opinione del "Fatto" (la punta dell'iceberg giacobino-populista) -  che non sono i nemici  di  uno specifico potente con nome e cognome, magari dalle mani veramente sporche, ma della logica stessa dell' organizzazione sociale. Parliamo di strutture, politiche, economiche culturali che non possono non costituirsi, fisiologicamente, secondo livelli crescenti di potenza.  
Del resto che cos’è il Giacobinismo storico?  Il  padre del totalitarismo.  Ovvero della  promessa di un totale mutamento sociale nel  nome di una visione  totalizzante  della società  che per concretizzarsi deve ricorrere a strumenti  politici totali.  Insomma,  si vuole eliminare l'altrui potenza, esercitando un potere totale e assoluto. Fino a realizzare, come mostrano i totalitarismi post-giacobini, un  "regime del terrore"  che non ha  più bisogno del deterrente della potenza, perché esito di un potere unico interiorizzato, che  viene obbedito senza neppure la necessità di dare  ordini.  E dunque  di manifestare la propria potenza. 
Dietro i nemici dei potenti, ci sono  nemici  ancora più  potenti dei potenti.  Può sembrare un gioco di parole, ma è la realtà. Sociologica.

        
Carlo Gambescia