lunedì 29 aprile 2019

Il suicidio della Spagna  (e dell’Italia)
Marx in soffitta



Le elezioni spagnole, stando agli ultimi dati per il Congreso,  ci dicono che Marx ha torto.  E definitivamente.  Perché non è l’economia  a dettare la politica.  Se  il padre  di un socialismo che si pretendeva scientifico  avesse avuto ragione gli elettori di un paese come la Spagna, con il Pil al tre per cento e che ha ridotto la disoccupazione della metà, avrebbero dovuto votare in massa  Partido popular.

E invece gli spagnoli  hanno premiato il  Psoe, gli indipendentisti, in particolare quelli catalani della repubblicana Erc,  nonché la destra nazionalista e conservatrice di Vox.  Un partito, quest'ultimo,  che in combinato disposto con gli indecisi centristi di Ciudadanos, ha sottratto voti al già sofferente  Partido popular.
Va sottolineato,  che pur penalizzandolo, gli elettori non hanno  del tutto  voltato le spalle a  Podemos, il partito del populismo politicamente corretto a sinistra, ma non meno pericoloso per le confuse idee che propugna.
Allora chi ha vinto?  Il primo partito è il Psoe. Ma in realtà ha vinto il partito della lagna. Dei piagnoni. Potremmo dire del prossimo venturo populismo di sinistra.  Il partito della spesa pubblica e delle tasse, del risentimento sociale e della bava alla bocca e di un antifascismo totalitario come il fascismo  che si pretende di contrastare. Ma soprattutto ha vinto il partito anti-Pil che può distruggere l’economia spagnola, e poi  europea, spingendo la Spagna, dopo il disastro che si annuncia,  nelle braccia dei populisti di destra.  Ha perso invece  il  partito della moderazione e  dell’equilibrio che ha  governano bene la Spagna: il Partido  popular.

I risultati delle elezioni spagnole evidenziano la stupidità e l’egoismo dell’elettore maturo, stagionato, fin troppo,  come quei frutti gonfi e dolciastri che stanno per cadere dall’albero  per poi marcire in terra. Parliamo di un elettore capriccioso, viziato, lamentoso, risentito  che  vuole il welfare senza versare un euro  di tasse in più.  E che crede alle  promesse di un mondo latte e miele  del   populismo di sinistra.  Magari, meno sguaiato di quello italiano a Cinque Stelle,  così come rappresentato dal  socialismo di Sánchez.   E, prossimamente, di Zingaretti.  
Infatti, per il  segretario del Partito democratico, i risultati spagnoli indicano, che grazie all’elettore maturo -  per non dire capriccioso e stupido -  si possono sottrarre voti ai Cinque Stelle. E - udite udite! -  in nome dell’individualismo protetto.  Come avvenuto in Spagna ai danni di Podemos.  Basta togliersi la cravatta come Sánchez. Quindi, anche in Italia, ne vedremo delle belle (si fa per dire). E probabilmente, spingendoci più in là nelle previsioni, anche in Europa: l'elettore maturo, nel senso negativo qui indicato,  non conosce più confini.  Purtroppo.
In sintesi,  il  Partido Popular,  rifiutandosi di sposare la causa populista nemica dell' economia di mercato, ha subito la cannibalizzazione di   Vox e Ciudadanos.  Detto altrimenti: all'interno del centro-destra  si è avuta una redistribuzione di voti che ha penalizzato  il  Partido Popular  e  impedito la conquista della maggioranza da parte del "bloque de centro-derecha". In breve: disuniti per perdere.
Per scendere più nel concreto,  si rischia che in Spagna  nasca un governo di sinistra, con dentro socialisti, Podemos e indipendentisti.  Un governo  populista  di sinistra.   Quel che c’è di meglio  per alzare i toni,  massacrare l' economia  e  spianare la strada al populismo  di destra.  
Sì,  Marx è proprio andato in soffitta.


Carlo Gambescia