Matrimonio all’italiana
La
politica ha sempre tentato i sociologi. E nei due sensi: della discesa in campo
e del ruolo di consigliere politico. Chi scrive ha già dato, sul piano,
per così dire, dei consigli, delle analisi, eccetera, eccetera. E
principalmente a destra. E non se ne vergogna a differenza di altri. Ai curiosi consigliamo di leggere A destra per caso, scritto con Nicola Vacca.
Dicevamo della tentazione
politica. La sociologia studia il sociale, e non sempre il sociologo riesce a tenere le mani a
posto. La voglia di cambiare le cose, la stramaledetta “voglia” costruttivista
di fare, talvolta prevale su quella di studiare e capire, sicché il sociologo, nonostante tutto, prova a mettere le mani in
pasta… Una specie di "forza del destino" che pesa sulla sociologia fin dalle origini comtiane e sansimoniane.
Per l’Italia si potrebbero ricordare Pareto, che però rifiutò la nomina a senatore del Regno
offertagli dai fascisti appena giunti al potere, Mosca, prima deputato, poi ministro e senatore, Michels, in
qualche modo organico al fascismo, in
particolare a Mussolini, uomo e studioso cristallino che tuttavia aspirava a una cattedra da conquistare per meriti propri, non fascisti.
Pertanto, perché meravigliarsi
della decisione di Francesco Alberoni,
studioso non meno importante di Pareto, Mosca e Michels, di accettare la candidatura alle
europee? Tra l’altro motivata - siamo al cospetto del massimo studioso mondiale dei movimenti - con un’analisi criticamente
spietata, ma correttissima, dei pericoli
insiti nella natura totalitaria
del Movimento Cinque Stelle. Parole
esemplari, le sue, da perfetto
sociologo liberale, diremmo
tocquevilliano.
Il vero punto, crediamo sia un altro: la scelta del partito, Fratelli d’Italia. Che, per populismo, non è da meno, di tutti altri, dalla Lega a Cinque Stelle.
Però, anche qui, c’è una spiegazione. In Italia il rapporto tra liberalismo e sociologia è sempre stato complicato. La scomunica di Croce e della cultura crociana della sociologia ha impedito al minuscolo partito liberale italiano e soprattutto alla altrettanto lillipuziana cultura satellite di aprirsi a questa disciplina. Sulla sociologia grava tuttora l’accusa storica di essere una pseudo-scienza tesa a costruire e studiare manichini, per dirla con Carlo Antoni, crociano di ferro.
Il cuore dei “professori liberali” - insomma l’intelligenza che votava Pli e partiti laici (semplificando) - ha sempre battuto per la storia, la filosofia, la letteratura. Certo, con alcune eccezioni, magari di punta, dal politologo al raro economista. E così fino ai nostri giorni, a parte la brevissima e sfortunata parentesi dei professori berlusconiani.
E qui va detta un’altra cosa. Nel mondo culturale e nelle università italiane, in passato (ma probabilmente anche oggi), dichiararsi liberale, per un sociologo, significava ritrovarsi isolato: essere giudicato sporco borghese da comunisti e democristiani e mezza tacca intellettuale da laici e liberali. Per farla breve: carriera accademica alle ortiche.
Di qui, i massicci spostamenti intellettuali a sinistra, area politica costruttivista per eccellenza, ma anche tra i cattolici sociali, altrettanto costruttivisti. Nonché, ma in misura assai limitata, a destra, dove però sulla sociologia, specie dopo il Sessantotto, pesava l’ingiusta accusa di essere disciplina di sinistra, addirittura rivoluzionaria. Capo d'imputazione intellettuale ancora ritenuto vero persino ai tempi di Fini e di Alleanza nazionale.
Insomma, cosa vogliamo dire? In sintesi, che le ambizioni e la voglia di fare, come i desideri, non invecchiano mai. E che nella cosa non c’è nulla di male. Anche a novant'anni... Tuttavia, crediamo che Alberoni, uomo e studioso libero, un vero outsider di successo, dentro Fratelli d’Italia non durerà più di cinque minuti. Probabilmente, è un matrimonio all’italiana. Un montanelliano turarsi il naso.
Perché se in Italia esistesse un’area politica e culturale liberale, attenta al sapere sociologico, Alberoni, studioso eccellente e di fama mondiale, non sarebbe al fianco di Giorgia Meloni ma di Emma Bonino.
Il vero problema, non è tanto rappresentato dalla scelta di Alberoni per i post-fascisti, quanto dal fatto che la candidatura non gli sia stata offerta dai raggruppamenti radicali, laici e liberali. Il che spiega il matrimonio all’italiana di Francesco Alberoni.
Comunque sia, auguri professore.
Carlo Gambescia