sabato 13 aprile 2019

 Francesco Alberoni  si è candidato con Fratelli d’Italia
Matrimonio all’italiana


La politica ha sempre tentato i sociologi. E nei due sensi: della discesa in campo e del ruolo di consigliere politico.  Chi scrive ha già dato, sul piano, per così dire,  dei consigli, delle analisi, eccetera, eccetera. E principalmente a destra. E non se ne vergogna a differenza di altri.  Ai curiosi consigliamo di leggere  A destra per caso, scritto con Nicola  Vacca.
Dicevamo della tentazione politica. La sociologia studia il sociale, e non sempre  il sociologo riesce a tenere le mani a posto.  La voglia di cambiare le cose, la stramaledetta “voglia” costruttivista di fare, talvolta prevale su quella di  studiare e capire,  sicché il sociologo, nonostante tutto,  prova a mettere le mani in pasta…  Una specie di "forza del destino" che pesa sulla sociologia fin dalle origini comtiane e sansimoniane.   
Per l’Italia si potrebbero ricordare  Pareto, che  però rifiutò la nomina a senatore del Regno offertagli dai fascisti appena giunti al potere,  Mosca, prima deputato, poi ministro e senatore, Michels, in qualche modo organico  al fascismo, in particolare a Mussolini,  uomo e studioso cristallino che  tuttavia aspirava a una cattedra da conquistare  per meriti propri, non fascisti.  
Pertanto, perché meravigliarsi della decisione  di Francesco Alberoni, studioso non meno importante di Pareto, Mosca e Michels,  di accettare la candidatura   alle europee?    Tra l’altro motivata  - siamo al cospetto del  massimo studioso mondiale dei movimenti -  con un’analisi  criticamente  spietata, ma correttissima, dei  pericoli  insiti nella  natura totalitaria del Movimento Cinque Stelle.  Parole esemplari, le sue,  da perfetto sociologo  liberale, diremmo tocquevilliano.
Il vero punto,  crediamo sia un altro:  la scelta del partito, Fratelli d’Italia.  Che, per populismo, non è da meno, di tutti altri, dalla Lega  a Cinque Stelle. 
Però, anche qui, c’è una spiegazione. In Italia il rapporto tra liberalismo e sociologia  è sempre stato complicato. La scomunica di Croce e della  cultura crociana della sociologia ha impedito al minuscolo partito liberale italiano e soprattutto alla altrettanto lillipuziana  cultura satellite  di aprirsi a questa disciplina.  Sulla sociologia grava tuttora  l’accusa storica  di essere una pseudo-scienza tesa a costruire e studiare manichini, per dirla con Carlo  Antoni,  crociano di ferro.
Il cuore dei  “professori liberali” -  insomma l’intelligenza che votava Pli e partiti laici (semplificando) -  ha sempre  battuto  per la storia, la filosofia, la letteratura. Certo, con alcune eccezioni, magari di punta, dal   politologo al  raro economista.  E così fino ai nostri giorni, a parte  la brevissima e sfortunata  parentesi dei professori  berlusconiani.  
E qui va detta un’altra cosa.  Nel mondo culturale e nelle università italiane, in passato (ma probabilmente anche oggi), dichiararsi liberale, per un sociologo,  significava  ritrovarsi isolato:   essere  giudicato  sporco  borghese da comunisti e democristiani e  mezza tacca intellettuale da laici e liberali.  Per farla breve:  carriera accademica alle ortiche.  
Di qui,  i massicci  spostamenti  intellettuali a sinistra, area politica costruttivista per eccellenza, ma anche tra i cattolici sociali, altrettanto costruttivisti.  Nonché, ma in misura assai limitata,   a   destra,  dove però sulla  sociologia, specie dopo il Sessantotto, pesava l’ingiusta accusa di essere disciplina di sinistra, addirittura rivoluzionaria.  Capo d'imputazione intellettuale ancora ritenuto vero persino  ai tempi di Fini e di Alleanza nazionale.    
Insomma,  cosa vogliamo dire?  In sintesi,  che le ambizioni  e  la voglia di fare,  come  i desideri, non invecchiano mai. E che nella cosa  non c’è nulla di male. Anche a novant'anni...   Tuttavia,  crediamo che Alberoni,  uomo e studioso libero,  un vero outsider di successo,  dentro Fratelli d’Italia non durerà più di cinque minuti. Probabilmente,  è  un matrimonio all’italiana.  Un montanelliano turarsi il naso.        
Perché se in Italia esistesse un’area politica e culturale liberale,  attenta al sapere sociologico, Alberoni, studioso eccellente e  di fama mondiale,  non  sarebbe al fianco di  Giorgia Meloni  ma di Emma Bonino.     
Il vero problema, non è  tanto rappresentato dalla scelta di Alberoni per i post-fascisti,  quanto dal fatto che  la candidatura non gli  sia stata offerta  dai raggruppamenti  radicali, laici e liberali. Il che spiega il matrimonio all’italiana di Francesco Alberoni.
Comunque sia, auguri professore. 

Carlo Gambescia