sabato 20 aprile 2019

Radio Radicale a rischio chiusura
Un  appello agli amici liberali




Mi si accusi pure di conflitto di interessi, ma Radio Radicale è un pezzo della mia  vita  di ascoltatore, nonché della mia vita di intellettuale: negli archivi, patrimonio della liberal-democrazia,  ci sono anch’io.  Ora però il governo populista, in particolare l'ala sinistra, di nome e di fatto, vuole chiuderla.   
In linea di principio sono contrario alle forme di finanziamento diretto e indiretto dei giornali: la stampa si deve reggere sulle proprie forze economiche, o più romanticamente  sui propri  lettori  (o ascoltatori). 

Messa così, avrebbero  ragione i  giacobini pentastellati… Difensori, come sembra si presentino, di un giornalismo economicamente sano e addirittura ispirato ai principi liberoscambisti.  
In realtà, Crimi, Di Maio e compagnia cantante non sono liberali e neppure liberisti.  Sono commissari del popolo, e in nome popolo, si sono imposti di combattere tutti i nemici del popolo. Cosa peggiore non  poteva capitare alla nostra liberal-democrazia.
Insomma,  si vuole chiudere Radio Radicale per un principio di illibertà, insito nel desiderio giacobino, a sfondo totalitario, di chiudere la bocca a chiunque la pensi diversamente dai commissari del popolo pentastellati: gli unici depositari della volontà del popolo. Tocqueville, con grande preveggenza,  intuì  i pericoli del democraticismo populista, della cosiddetta   tirannia della maggioranza. 
Il vero nodo della questione di Radio Radicale  non rinvia all’ etica della responsabilità. Per capirsi: da una parte, si dice, costa troppo, sono soldi pubblici; dall’altra,  si risponde, che si svolge un servizio di utilità  pubblica, eccetera, eccetera.  In realtà,  rimanda all’etica della libertà, dunque all’etica dei principi:  una voce in meno è sempre una perdita per la libertà.  Ma per capirlo si deve essere liberali, non populisti.

Certo, i liberali tendono a dividersi tra chi collega la libertà alle ragioni del libero mercato, e chi  invece  la disgiunge da una logica puramente economica, pur comprendendo l’importanza di una economia libera. Ma tutti insieme restano liberali. E a prova di bomba. I commissari del popolo pentastellati invece no: vogliono semplicemente liberarsi  di chiunque non la pensi come loro.  Pronti a tirare fuori dalla manica, quando conviene, anche l’asso dell’ultraliberismo. Salvo poi varare misure ultrastataliste come il Reddito di Cittadinanza e  guardarsi bene dal proporre la privatizzazione della Rai   
Allora, chi è in malafede?  I  commissari dei popolo che vogliono spegnere una voce libera?  O Radio Radicale che ha alle spalle  una tradizione di libertà che affonda le radici nell'  Areopagitica
Amici liberali, non cadiamo nel tranello pentastellato: non dividiamoci  davanti al nemico populista.                                                                                                                        Carlo Gambescia