Radio Radicale a rischio chiusura
Un appello agli amici liberali
Mi si accusi pure di conflitto di interessi, ma Radio
Radicale è un pezzo della mia vita di ascoltatore, nonché della mia vita di
intellettuale: negli archivi, patrimonio
della liberal-democrazia, ci sono
anch’io. Ora però il governo populista, in particolare l'ala sinistra, di
nome e di fatto, vuole chiuderla.
In
linea di principio sono contrario alle forme di finanziamento diretto e
indiretto dei giornali: la stampa si deve reggere sulle proprie forze
economiche, o più romanticamente sui
propri lettori (o ascoltatori).
Messa
così, avrebbero ragione i giacobini pentastellati… Difensori, come sembra si presentino, di un giornalismo
economicamente sano e addirittura ispirato ai
principi liberoscambisti.
In realtà,
Crimi, Di Maio e compagnia cantante non sono liberali e neppure liberisti. Sono commissari del popolo, e in nome popolo,
si sono imposti di combattere tutti i nemici del popolo. Cosa peggiore non poteva capitare alla nostra liberal-democrazia.
Insomma,
si vuole chiudere Radio Radicale per un
principio di illibertà, insito nel desiderio giacobino, a sfondo
totalitario, di chiudere la bocca a chiunque la pensi diversamente dai commissari
del popolo pentastellati: gli unici depositari della volontà del popolo. Tocqueville, con grande preveggenza, intuì i pericoli del democraticismo populista, della cosiddetta tirannia della maggioranza.
Il vero nodo
della questione di Radio Radicale non
rinvia all’ etica della responsabilità. Per capirsi: da
una parte, si dice, costa troppo, sono soldi pubblici; dall’altra, si risponde, che si svolge un servizio di
utilità pubblica, eccetera, eccetera. In realtà, rimanda all’etica della libertà, dunque all’etica dei principi: una voce in meno è sempre una
perdita per la libertà. Ma per capirlo
si deve essere liberali, non populisti.
Certo,
i liberali tendono a dividersi tra chi collega la libertà alle
ragioni del libero mercato, e chi invece
la disgiunge da una logica puramente
economica, pur comprendendo l’importanza di una economia libera. Ma tutti insieme restano liberali. E a prova di
bomba. I commissari del popolo
pentastellati invece no: vogliono semplicemente liberarsi di chiunque non la pensi come loro. Pronti a tirare fuori dalla manica, quando conviene, anche l’asso dell’ultraliberismo. Salvo poi varare misure ultrastataliste come il
Reddito di Cittadinanza e guardarsi bene
dal proporre la privatizzazione della Rai
Allora, chi è in malafede? I commissari dei popolo che vogliono
spegnere una voce libera? O Radio
Radicale che ha alle spalle una
tradizione di libertà che affonda le radici nell' Areopagitica?
Amici
liberali, non cadiamo nel tranello pentastellato: non dividiamoci davanti al
nemico populista. Carlo Gambescia