Riflessioni
Quando
si è ammalato l’Occidente? Quando si è scatenato quel male oscuro che potrebbe ucciderlo? Per i suoi nemici il male ha molti nomi: capitalismo, liberalismo, scienza e tecnica. E i suoi amici? Non sanno difenderlo. Manca,
soprattutto a livello collettivo, quello splendido orgoglio e quella ferma consapevolezza
che capitalismo, liberalismo, scienza e tecnica hanno cambiato , e in meglio,
le vite di miliardi di persone.
E
invece prevale l’ autocommiserazione.
Siamo al punto che ci si scusa per aver migliorato, sotto tutti gli aspetti, la
vita umana. L’Occidente sembra aver vergogna di se stesso, prigioniero di insensati sensi di colpa. Non
crede più nei suo valori, o peggio resta indifferente, e si divide al suo interno, vittima di stupide e controproducenti invidie di ceto. Per certe inutili battaglie sociali, si potrebbe parlare di svolta tersitea dell'Occidente. Ma questa è un'altra storia.
Di
qui però, il pessimismo dilagante, l’ autoflagellazione, la paralisi politica, economica e militare. Quando è iniziato tutto questo? Un filone
critico di tipo tradizionalista ha attraversato la modernità fin dai suoi
esordi: il rimpianto per la società
patriarcale e contadina ha sempre accompagnato lo sviluppo della modernità occidentale, una specie di convitato di pietra. Potremmo parlare di utopia regressiva.
A
questo filone se ne è accompagnato un altro di tipo economico-sociale,
anarcoide e rivoluzionario, che ha affiancato il primo, ma con più successo. E per quale ragione? Perché
privo di nostalgia per il passato e teso verso un futuro concepito come segnato
dalla liberazione economica. Potremmo
parlare di utopia progressiva.
Al
primo filone l’Occidente ha risposto nei fatti, giudicando
che la libertà diffusa avrebbe fatto da sé giustizia delle costrizioni culturali del passato; al secondo l’Occidente ha risposto con la protezione sociale, cercando di tagliare
l’erba sotto i piedi dei rivoluzionari.
Inutile dire: c'erano delle controindicazioni: libertà
diffusa e protezione sociale hanno rispettivamente moltiplicato ogni genere di
bisogni, anche gli inutili, e la
conseguente necessità di soddisfarli a
qualunque costo. In questo modo però la
società occidentale si è ripiegata su stessa coltivando i consumi - promossi a pseudodiritti sociali - di cittadini
bizzosi.
Fini
importantissimi (capitalismo, liberalismo, scienza e tecnica), sono così
diventati puri mezzi (oligopolismo, libertinismo, scientismo, tecnocrazia) per
accontentare cittadini viziati, sotto l’occhio benevolo di élites codarde e
compiacenti.
Il
cosiddetto “ trentennio glorioso”, che gli storici fanno iniziare nel 1945, ha rappresentato
il momento fondamentale in cui i grandi valori del capitalismo, del
liberalismo, della scienza e della tecnica sono stati messi a profitto dell’individualismo protetto:
idea perniciosa che ha trasformato l’uomo
occidentale da corsaro dei mari economici in capriccioso pensionato della storia.
Le
origini della nostra impotenza morale sono nel welfare state: un mostro sociale, costoso e pieno di artigli. Certo, è vero che lo stato assistenziale è servito a disarmare utopisti regressivi e progressivi, ma è altrettanto vero che ha
decostruito, perfino nelle coscienze di singoli, quella perfetta e
creativa identità mezzi-fini tra capitalismo, liberalismo, scienza e tecnica
che rende unico e, nonostante tutto,
economicamente potente, l’Occidente. E da quella identità si dovrebbe ripartire.
Un potere, privo di orgoglio per la tradizione che lo ha generato, può uccidere se stesso. Ecco il nostro male oscuro. Si tratta di un nemico interno, anzi interiore, psicologico, più pericoloso di quello esterno, militare. Siamo ricchi di mezzi, ma poveri di fini.
Un potere, privo di orgoglio per la tradizione che lo ha generato, può uccidere se stesso. Ecco il nostro male oscuro. Si tratta di un nemico interno, anzi interiore, psicologico, più pericoloso di quello esterno, militare. Siamo ricchi di mezzi, ma poveri di fini.
Carlo Gambescia
Concordo in toto. Un Mostro, che specialmente qui in Italia e in alcune parti dell'Europa, trova un habitat estremamente favorevole. Negli States e in UK le cose mi sembrano diverse. Lì c'è ancora molta sete.
RispondiEliminaPS: sempre un piacere seguirti
Walter
Grazie! Walter... spero non Veltroni :-)
RispondiEliminaNo Walter Ciusa...PS: non riesco più a entrare con blogger...boh
RispondiEliminaBeh.. Allora alla grande! :-)
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