L’intervista del Ministro della Difesa Pinotti
al “Messaggero”
“Guai ai vincitori!”
Avete notato? Gli stessi che
negano sia in atto una guerra di religione,
dal Papa a Mattarella, svilendone il senso ideologico, ne dilatano
però i confini geopolitici. A Roma si direbbe, "la buttano in caciara". E per
quale ragione? Da una parte per non tirare la volata a razzisti e fanatici cristiani. Il che è condivisibile. Dall'altra, ed è il motivo principale, per rendere problematico qualsiasi intervento militare. Il che non va bene, perché alla lunga (o alla corta, dal momento che tutto dipende dai tempi dell' escalation terroristica) si rischia di favorire il caos interno e quegli estremisti "bianchi", per così dire, ai quali non si vuole giustamente spianare la strada.
Il
termine più usato, anzi la parola magica, è guerra asimmetrica. Tradotto: molti nemici, nessun nemico. Al massimo, schizofrenici, disadattati,
mafiosi mediorientali. Basta un lavoro di Intelligence. Dopo di che un po' di prigione, tanta terapia e gruppi di discussione, tipo gli alcolisti, pardon, i terroristi anonimi. Oggi, addirittura, in un’ intervista al Ministro della Difesa, Marco Ventura, non contraddetto dalla Pinotti, adombra la tesi che in Medio Oriente non conviene vincere sul terreno, perché poi sorgerebbe il problema dei foreign fighters di ritorno (*)… Eccoli qui gli italiani con la chitarra in mano.
Distruggerli in loco, no? Non sia mai. E per quale ragione? Perché servirebbero truppe
di terra. Come metterla con il partito delle vedove? Si perderebbero voti… Ma non sono professionisti i nostri militari? Quindi sanno - anche a casa - a ciò che vanno incontro quando il papà mette la firmetta e si prende la "diarietta"?
Sì, ma tengono famiglia ( mogli, figli, nonni) che votano: ecco il nobile sentire del politico medio
italiano. Ovviamente, il Ministro Pinotti, non si esprime così, la prende alla larga: magnifica il nostro ruolo di addestratori, la bravura dei nostri medici e infermieri militari nel curare le ferite degli altri, le grandi capacità dell'Intelligence italiana, le future eroiche battaglie su Internet a colpi di tweet. e foto... E così via, al suono della chitarra...
Dicevamo guerra asimmetrica: la grande scusa per non battersi
sul terreno. Ora, quel che poteva valere
(fino a un certo punto però) con Al-Quaeda non può valere per Isis. Ed è lì che
si deve colpire. Intervenendo in forze e stabilizzando. Ma anche in Afghanistan e Iraq. A differenza dei pasticci
combinati da Obama, che ha ritirato truppe, puntando, quando si dice il caso,
sull'Intelligence antiterroristica; pretendendo di combattere sul quel fronte
una guerra simmetrica con mezzi asimmetrici... E la Pinotti che fa? Con la chitarra in mano, accompagna...
Certo, una guerra simmetrica imporrebbe un impegno straordinario, che può durare anni, perché va messa in conto la stabilizzazione successiva. Però questo si deve fare, se si vuole colpire il nemico al
centro, al cuore, e di conseguenza, come è scritto
in ogni buon manuale di strategia militare, indebolirlo in periferia, nelle nostre città.
Invece, si trovano scuse... asimmetriche, si problematizza la guerra, perché non si vuole
combattere, per ragioni politiche (paura
di perdere consenso) e ideologiche (pacifismo diffuso). Fino a toccare il fondo come nell'intervista della Pinotti: siamo dinanzi al totale rovesciamento dei valori militari e strategici. E da parte del Ministro della Difesa. Si cerca di presentare una vittoria sul terreno
in Medio oriente come un fattore di destabilizzazione in Italia, Europa e Occidente. Roba da pazzi. Come dire, “Guai ai vincitori!”.
Carlo Gambescia
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