martedì 19 luglio 2016

Baviera, un uomo armato di accetta ferisce quattro persone in nome di Allah
Normalità e guerra civile



È vero siamo in guerra. Un conflitto contro la normalità europea. Si pensi a quel che è accaduto a Nizza, dove si passeggiava  gustando il gelato, nonché  poche ore fa su un treno regionale in Germania, anche lì, si andava al lavoro, all’università, si tornava a casa,   cose che si fanno   nella vita normale.  I fischi contro Valls  rappresentano la protesta di cittadini normali che vedono minacciata la propria quotidianità,  insomma, la normalità:   il  pensionato che passeggia, il pendolare che si reca al lavoro, il degustatore di caffè all'aperto,  
Esiste una soluzione? Proteggere  le vite umane  e conservare lo stato di diritto  rischia di  assomigliare sempre più  alla quadratura del cerchio. E purtroppo, le libertà democratiche potrebbero avere  la peggio. I tempi dell’integrazione culturale o multiculturale sono lunghi mentre il nemico è alle porte, anzi dentro le nostra case.  Se l’escalation terroristica  dovesse proseguire con questo ritmo,   potrebbero imporsi, in maniera altrettanto scalare, soluzioni autoritarie: polizia e militari ovunque,  strade sigillate, controllo esterno delle dipendenze territoriali “nemiche” e via via fino al blocco dell’immigrazione e alle espulsioni (se non deportazione) delle popolazioni, oggi residenti in Europa, verso i paesi di origine.  Ovviamente,  le deportazioni  costituiscono  l’extrema ratio: sono alla fine del processo,  non all’inizio,  come invece vagheggiano i razzisti.   
Qui va  sottolineata  un’altra questione della massima importanza: il pericolo più grande, per le élites politiche ( e per tutti, quanto agli effetti di ricaduta ) è  temporeggiare. Qual è il rischio? Quello  di farsi scavalcare, non tanto ( o non solo) dalle forze politicamente estremiste e razziste, quanto dalle persone non ancora politicizzate, ma preoccupate per la perdita della propria normalità.
Cosa vogliamo dire? Che sullo sfondo si staglia il pericolo della guerra civile. Basterebbe  un tir, come dire,  di segno contrario. E qui pensiamo alla Francia, nazione  ora  più a rischio.  Dopo di che, seguendo la logica del colpo su colpo,  il processo di avviterebbe su se stesso.  Pertanto se è vero che siamo in guerra, la guerra esterna non si è ancora trasformata in guerra interna,  civile.  Il che però potrebbe accadere nel momento stesso in cui mitragliatori, esplosivi  e tir, fossero imbracciati, usati e guidati dai francesi di religione non musulmana.  Le guerre civili, di regola,  sono guerre per la normalità. Ci spieghiamo meglio:  si scatenano, come ha insegnato Hobbes,  quando i cittadini  "sentono" in pericolo (diremmo fisicamente) le loro vite, i loro figli, i loro beni. La propria normalità, come dire, corporea. 
Siamo davanti a un equilibrio delicatissimo. Pertanto le esitazioni delle élites politiche, educate alla scuola  dei  valori socialisti, liberali, cristiani,  vanno comprese.  Non si tratta di "sottomissione" -  balla razzista, preventiva  -   ma di prudenza:   se si interviene troppo il rischio è quello di uccidere le libertà di tutti  per salvare la normalità; se non si interviene o si interviene in modo inadeguato il pericolo è quello della guerra civile, altro che normalità…
Però, in effetti,  temporeggiare a lungo può essere pericoloso.  Certo,  i rischi inutili vanno sempre evitati. Quando tuttavia la prudenza si trasforma in una scusa per non decidere, allora il discorso è completamente diverso, e  per due ragioni:  da una parte,  più il tempo passa, più la situazione diventa grave,  più cresce il rischio di dover essere costretti a scegliere la protezione  a spese della libertà di tutti;  dall'altra,  più si perde tempo prezioso, anche ammesso e non concesso che si voglia salvaguardare la libertà,  più aumenta il pericolo  della guerra civile, totale e distruttiva.  
Che fare?  Naturalmente,  nell’immediato,  la sicurezza interna va garantita, per quanto possibile, proprio per evitare pericolosissime derive, come dire, “fai da te”. Ma al tempo stesso  va altrettanto evitato conferire alle politiche di  sicurezza un’impronta razzista.  Cosa non facile, soprattutto dal punto di vista della percezione di coloro che dovranno  subirle.   Dopo di che,   servirebbe  una grande vittoria militare, almeno per conseguire tre scopi 1) tagliare  la testa all’idra jihadista; 2) sollevare il nostro morale; 3) dare prova, perché esiste, della potenza degli eserciti dell'Occidente.
Per vincere, tuttavia, si deve essere uniti. E questa, purtroppo,  è un’altra storia...  

Carlo Gambescia                      

4 commenti:

  1. Caro Carlo, in tutta onestà, credi per davvero che volti inumani come quelli di "mozzarellaholland" o di tale Renzimatteo, possano prendere decisioni forti per tentare, ripeto, tentare di affrontare il terrorismo? Lorsignori, mezze figure che dovrebbero guidare l'Europa, temono perfino di aggiungere al termine "terrorismo" la parola-tabù "islamico", per non offendere l'Islam in nome della correttezza politica. Al di là dei brodetti caldi di Bergoglio, la politica europoide è capace solo di tassarci, di creare denaro dal nulla e aiutare i più deboli del continente: le banke...
    In tutta onestà, Carlo, credi possibile che si possa andare controtendenza alle norme fin qui adottate di aprire sconsideratamente le frontiere a tutti? L'Italia vende armi ai cosiddetti Paesi islamici moderati, pensi che emiri e sceicchi ci facciano il tiro a segno nel deserto oppure le donino infiocchettate ai fondamentalisti Isis?
    Vedi, l'ipocrisia dell'Europa degli oligarchi e dei tecnocrati raggiunge vette inusitate, e allora come è possibile credere che 'sti tangheri facciano tutto il possibile per difendere i cittadini? Non vedo luce alla fine del tunnel, anzi, attendiamoci ulteriori attacchi del terrore e aspettiamoci funerali di Stato, corone di fiori, pomeriggi televisivi dove tuttologhi straparlano di Islam, Gentilone piangerà lacrime amare, Renzi ci dirà che reagiremo e vinceremo, il papa piangerà anch'esso auspicando la pace in terra. Il capitalismo agonizza, il comunismo è terra per ceci, il cattolicesimo è al suo minimo storico confuso con i protestanti e l'umanitarismo peloso, il sistema bankario internazionale continua a mietere vittime e l'Islam ci deride. Pensi che figurelle pallide e prive di fegato come Renzi e miss Etruria, Boldrini e il suo ridicolo terzomondismo, possano guardarci le terga?

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  2. Grazie. E qui che sbagli, caro Angelo, ci arriveremo, come con Hitler, presi per la gola, ma ci arriveremo. Ne parlo anche oggi.

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