Gli Stati Uniti e l’Europa
C’è chi spera nell’ombrello americano
E
se Trump vincesse? E se, di
conseguenza, gli Stati Uniti si isolassero? E se, di riflesso, si giungesse allo scioglimento della Nato?
Tre possibilità: 1) Stallo, in attesa degli eventi, con avvitamento della
situazione politico-militare, interna ed esterna; 2) Nuova Nato “europea”, ma militarmente più
debole; 3) Sostituzione dell’alleato americano con quello russo, inferiore però, sul
piano militare e probabilmente economico.
La
nuova Nato e il rovesciamento dell’alleanze
richiederebbero comunque tempo sotto il profilo organizzativo. C'è chi dice molti mesi, chi anni. Il tutto con il nemico che incombe. Inoltre la scelta pro-Putin verrebbe interpretata dagli Usa, rispetto alla neutralità, come un
atto di ostilità . L’Europa si troverebbe così a fronteggiare nello
stesso tempo il nemico jihadista e l’avversario americano ("avversario" nel senso di non essere nemico, ma neppure amico).
Naturalmente,
non è detto che tutto ciò possa accadere ( o meglio precipitare) nei prossimi
quattro anni (2017-2011): sulla velocità dei tempi storici - le dinamiche di avvitamento delle situazioni - è difficile fare previsioni. Così come non va considerata scontata la vittoria di Trump. E' cosa nota che dal punto di vista della continuità di alleanza tra Europa-Stati Uniti, sarebbe preferibile una vittoria di
Hillary Clinton, dalle idee più moderate e non
isolazioniste. Vedremo, insomma.
C'è però un problema: un' Europa, al momento politicamente e militarmente paralizzata, avrebbe
necessità di un alleato forte capace di assumere la guida di una coalizione militare Nato (sotto
egida Onu o meno ), capace di distruggere, seguendo la logica spietata della deterrenza, il nemico jihadista dovunque si trovi. Una guida che sia di sprone all’Europa come fu con i due Bush. Sotto questo profilo, né Trump
(isolazionista), né la Clinton (internazionalista ma opportunista), né Putin (seduto su una polveriera politica, economica e sociale) rispondono a tali caratteristiche.
Tuttavia,
temiamo che nei circoli politici europei, particolarmente in Francia, Italia, Spagna si confidi troppo sul fatto che se in futuro la situazione europea
(e americana) dovesse precipitare ( caos interno, resistenza esterna nell’area medio-orientale e
insorgenza di nuovi importanti focolai jihadisti
nell’Islam non arabo), gli Stati Uniti non potranno non intervenire, a
prescindere dal Presidente in carica, perché, come dire, risucchiati dagli eventi. Si tratta di una ipotesi "forza del destino" ("manifesto" per gli americani?), fondata a posteriori sui due precedenti interventi Usa
nelle guerre mondiali. Una riedizione postmoderna, ad uso delle flaccide socialdemocrazie europee, del famigerato ombrello (militare) americano. Sul quale però, non sembra contare al Germania che
guarda a Est, o che comunque, confida di farcela da sola. In qualche misura come la Gran
Bretagna del Brexit.
Certo, basare la politica europea dei prossimi anni, sull'ipotesi dello scontato peggioramento militare delle cose e sul conseguente fascino vintage di un’identità
storica (jihadismo uguale hitlerismo), non rappresenta il massimo della serietà e della preveggenza politica. Può darsi che gli americani "abbocchino", ma può darsi pure di no. La forza del destino, talvolta necessità di cavalli (e cavalieri) giusti. Fermo restando che non è sinonimo di prudenza politica neppure l’idea del "si salvi chi può!", sposata da populisti, neo-fascisti, neo-comunisti, su cui l’Italia, militarmente inesistente, non può assolutamente puntare. Una volta soli,
ci tramuteremmo, in breve tempo (e non scherziamo), nel primo califfato islamico
in terra europea, con un visir italiano (anche qui non scherziamo), magari dai trascorsi politici "sovranisti", improvvisamente convertitosi all'Islam.
Del
resto - pensiamo all’Europa - dove la
ragione si ferma, avanza la volontà. Tuttavia, quando latita anche la volontà? E nessuno più riesce (o ritiene di non riuscire) a controllare gli eventi? La parola è brutta e non ci piace, ma non resta
che la sottomissione al nemico, o la speranza, appunto, che ci salvino gli altri. Che malinconia.
Carlo Gambescia
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