Se pure Roberto Buffagni ha perso la
tramontana…
Quando un interlocutore parte in automatico è difficile confrontarsi. Si può avere dinanzi una persona colta, briosa, indipendente come Roberto Buffagni, ma quando si è scelta la strada della ragione armata resta difficile, se non impossibile, intavolare un ragionamento. Perché scatta il rifiuto, a un livello pre-cognitivo, di riconoscere le cose come sono (*).
Si
va in automatico. Scatta una specie di riflesso culturale
pavloviano. Più cultura che natura, ma l’effetto è uguale. Come si
accende la lucina anti-liberale o suona il campanello anti-socialdemocratico, si
comincia a salivare. E parte l’ululato,
come scriveva Silone, dei lupi alla “carnaccia”, che sentono odore di sangue umano e
vogliono banchettare tutti insieme. E purtroppo il semplice segno della croce, come in Vino e pane non salverà. Ma questa è un’altra storia. Una pena
al giorno.
Roberto
Buffagni, pur negando pavlovianamente, ha scritto un articolo complottista sulla “caduta”
di Salvini in cui si parla di “partito delle istituzioni”, per non usare il termine "poteri forti" e altri
del folle vocabolario populista-sovranista, quindi un pezzo a suo modo lucido.
Dove però si fa capire chiaramente, anche se ripetiamo non
si usa il termine, che a complotto istituzionale si deve rispondere con complotto istituzionale. E per andare dove? Non si capisce bene. Sul punto i populisti-sovranisti sono
divisi. Però una cosa è sicura, tutti
insieme vogliono andare contro l’ Italia, contro l’ Europa, contro l’Occidente, insomma, contro il mondo liberal-democratico. Per dirla chiaramente si lotta, anche simbolicamente, contro l’alleanza ideale e politica che ha sconfitto prima il nazifascismo, poi il comunismo. E, cosa non meno grave, come scrivevamo
ieri, i populisti-sovranisti, a partire da Salvini, lottano contro il partito dei manuali di economia politica.
Un
valore, come lo spirito del 1945, di cui
si dovrebbe essere orgogliosi e felici, per costoro invece è una vergogna da cancellare. Di qui, la
riproposizione di un immaginario da "tentazione fascista", segnato da complotti e controcomplotti, in barba alla superdemocrazia che essi promettono, come la
promettevano Mussolini, Hitler e Lenin.
Se
si fa un giro su Internet, si scoprono migliaia di siti superfascisti, supercomunisti, superpopulisti, supersovranisti. Dove si considera Salvini una specie di fessacchiotto moderato che non ha capito nulla di come si deve far politica. E come si dovrebbe fare politica? Col tallone di ferro. Gli aspiranti cattivi maestri del "Capitano" si rifanno a una specie di realismo politico
criminogeno, che si compiace della malvagità politica, infischiandosene di fatto della
superdemocrazia che essi invece vendono a parole per catturare scontenti,
falliti, frustrati, violenti.
Per
ora sono ininfluenti. O quasi. Però il
fatto che una persona di grandissimo valore come Roberto Buffagni abbia perso
la tramontana per questa gente è un bruttissimo segnale.
Carlo Gambescia
(*)
Qui il
mio articolo di ieri sul pezzo di Buffagni: http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2019/09/in-margine-un-articolo-di.html . Al quale ha fatto seguito lo scambio
di battute (non trovo altro termine) sopra riprodotto.