Carlo Gambescia intima
l’alternativa “Liberalismo o barbarie” e me la recapita ad personam. A suo avviso,
ho scritto un articolo complottista “dove
…si fa capire chiaramente, anche se … non si usa il termine, che a
complotto istituzionale si deve rispondere con complotto
istituzionale.” (*) E’ un’opinione. Ne prendo atto. Non la discuto perché le
asserzioni apodittiche non si possono discutere. Chi sia
interessato si legga il mio articolo e si formi un parere. Se lo ritiene
opportuno, chiunque può presentare un esposto alla Procura della Repubblica e
denunciarmi ai sensi dell’art. 283 CP (Attentato contro la costituzione dello
Stato).
Con il suddetto articolo
complottista, secondo Gambescia “mi metto contro l’ Italia, l’ Europa,
l’Occidente, i manuali di economia, il
mondo liberal-democratico, l’alleanza
ideale e politica che ha sconfitto prima il nazifascismo, poi il
comunismo”. Manca il cristianesimo, ma lo si può serenamente inserire
nell’elenco, specie nell’odierna versione ufficiale proposta dal vertice della
Chiesa cattolica.
Chi come il sottoscritto si
schieri nel campo della “malvagità
politica” sarà verisimilmente “scontento,
fallito, frustrato, violento.” Gambescia mi conosce da anni, sa che non
rispondo a questo profilo, e anzi mi qualifica, esagerando, come “persona di grandissimo valore”. Quindi,
l’unica spiegazione razionale per le mie idee gli risulta essere un’aberrazione
psicologica. Gli Hyksos mi hanno invaso il cervello, mancando
dell’anticorpo liberale “ho perso la tramontana”, ho scelto “la strada della ragione armata”, e mi è
scattata “una specie di riflesso
culturale pavloviano” a cagione del quale mi “rifiuto a un livello pre-cognitivo, di riconoscere le cose come
sono.” Per la verità, nel breve scambio su Facebook citato da Gambescia io
ho evitato di “intavolare un ragionamento”
e mi sono limitato a qualche battuta all’unico scopo di evitare un litigio, visto
che Gambescia ed io siamo (saremmo?) da lunghi anni amici, e leggendo il suo
blog, so benissimo come la pensa e la sente in merito a “sovranismo” e
populismo: in tre parole, barbarie+malvagità+follia; mentre io, pur vedendo
limiti e rischi di “sovranismo” e populismo, non la penso così; penso semmai
che “sovranismo” e populismo siano il primo effetto palese dei molti problemi
che la civiltà liberale produce, e non sa risolvere.
Se mi è permesso dare un
suggerimento non richiesto alla civiltà liberale: essa continuerà a produrre
più problemi di quelli che sa risolvere, se affronta i suoi avversari
tacciandoli di barbarie e attribuendo le loro motivazioni a malvagità
(disordine spirituale) o follia (disordine mentale), e se dunque erige il
proprio ordine, che qualche difettuccio non trascurabile lo mostra, a unico ordine moralmente lecito,
psicologicamente sano, razionale e possibile.
Credere di poter bandire il
sentimento ostile dalla vita politica demonizzando, criminalizzando,
psichiatrizzando il nemico, è paradossalmente la forma di odio più pericolosa,
perché - come un tempo sapevano Carlo Schmitt e Carlo Gambescia, che ha
studiato a fondo il suo omonimo - trasforma il nemico, con il quale in linea di
principio si può sempre trattare, in un
nemico dell'umanità che va rinchiuso in
prigione o in manicomio, o eventualmente, se prigione e manicomio non bastano,
sterminato.
Gambescia non ha la minima
intenzione di farmi incarcerare, rinchiudere in manicomio o uccidere. Per
quanto riguarda noi due, l ’unico effetto dell’alternativa “liberalismo o
barbarie” a cui pare tener molto, è di fargli scordare il tatto e le buone
maniere, che dissuaderebbero dall’ offendere pubblicamente le persone che si
rispettano e all’amicizia delle quali si tiene, almeno un po’: anche se hanno idee molto diverse dalle
nostre. Che dire? Peccato.
Roberto Buffagni
***
Altro che "intavolare
ragionamenti", dalla sua replica, dove si riduce la tradizione liberale a istituzione manicomiale, in attesa di un buon Basaglia sovranista-populista, Roberto Buffagni mostra di voler perserverare. Insomma, di continuare a giocare con
il fuoco. Come alcuni liberali italiani nel
1922 ( a dire il vero, pure oggi, ne conosco alcuni...). O come i compagni di strada del comunismo.
Qui non si tratta di correre rischi intrasistemici, per buttarla sul sociologhese, si tratta di favorire o meno lo scatenamento di una nuova barbarie antisistemica annunciata dalla riproposizione, pari pari, dell'immaginario della tentazione fascista. E chiunque ignori questo grave pericolo è irriflessivo o in malafede. Tertium non datur.
A dire il vero, non avevo pensato al termine barbari. Quindi ringrazio Buffagni per il suggerimento. E accetto, con piacere, anche l'indicazione dell' "alternativa 'Liberalismo o barbarie' ”. Che rende bene l'idea del conflitto sistemico e del pericolo che corre la democrazia liberale. Grazie due volte. Di qui però la necessità, piaccia o meno, di difendere i confini dai barbari prima che sia troppo tardi. Per quando mi riguarda con gli scritti, condannando giustificazioni, ammiccamenti, compromessi e addirittura commistioni.
A questo proposito, che Schmitt - che servì anche con il complice silenzio quel bruto di Hitler che vedeva nemici assoluti (non avversari) ovunque - sia usato per dare lezioni di umanitarismo al liberalismo, suona come una barzelletta. Anche perché i testi confermano che la polemica schmittiana sulla disumanizzazione del nemico rinvia alla crisi dello stato vestfaliano, da lui teorizzata, e alla sua particolare posizione di cattolico e nazionalista in cerca di alibi per giustificare l'aggressiva politica nazionalsocialista almeno fino al 1941. Non si confonda perciò la storia delle idee con la propaganda politica.
Purtroppo, non esistono civiltà perfette, almeno in questo mondo. Ma quella in cui viviamo, la civiltà liberale, anzi direi l'esperimento liberale perché ha solo un paio di secoli di vita, pur tra le tante imperfezioni, regolarmente ingigantite dai suoi non pochi nemici, resta ben al di sopra delle precedenti civiltà, come di altre forme più o meno “sperimentali” che rimandano, e due; alla barbarie fascista, nazista, comunista. Riconoscere questo fatto storico e sociologico, perché tale è, non implica alcuna apoditticità. Sono le cose stesse a confermarlo. Certo, se poi si sogna ancora il due a zero a tavolino per l’Asse…
Qui non si tratta di correre rischi intrasistemici, per buttarla sul sociologhese, si tratta di favorire o meno lo scatenamento di una nuova barbarie antisistemica annunciata dalla riproposizione, pari pari, dell'immaginario della tentazione fascista. E chiunque ignori questo grave pericolo è irriflessivo o in malafede. Tertium non datur.
A dire il vero, non avevo pensato al termine barbari. Quindi ringrazio Buffagni per il suggerimento. E accetto, con piacere, anche l'indicazione dell' "alternativa 'Liberalismo o barbarie' ”. Che rende bene l'idea del conflitto sistemico e del pericolo che corre la democrazia liberale. Grazie due volte. Di qui però la necessità, piaccia o meno, di difendere i confini dai barbari prima che sia troppo tardi. Per quando mi riguarda con gli scritti, condannando giustificazioni, ammiccamenti, compromessi e addirittura commistioni.
A questo proposito, che Schmitt - che servì anche con il complice silenzio quel bruto di Hitler che vedeva nemici assoluti (non avversari) ovunque - sia usato per dare lezioni di umanitarismo al liberalismo, suona come una barzelletta. Anche perché i testi confermano che la polemica schmittiana sulla disumanizzazione del nemico rinvia alla crisi dello stato vestfaliano, da lui teorizzata, e alla sua particolare posizione di cattolico e nazionalista in cerca di alibi per giustificare l'aggressiva politica nazionalsocialista almeno fino al 1941. Non si confonda perciò la storia delle idee con la propaganda politica.
Purtroppo, non esistono civiltà perfette, almeno in questo mondo. Ma quella in cui viviamo, la civiltà liberale, anzi direi l'esperimento liberale perché ha solo un paio di secoli di vita, pur tra le tante imperfezioni, regolarmente ingigantite dai suoi non pochi nemici, resta ben al di sopra delle precedenti civiltà, come di altre forme più o meno “sperimentali” che rimandano, e due; alla barbarie fascista, nazista, comunista. Riconoscere questo fatto storico e sociologico, perché tale è, non implica alcuna apoditticità. Sono le cose stesse a confermarlo. Certo, se poi si sogna ancora il due a zero a tavolino per l’Asse…
Concludendo, è naturale che io mi indigni. Anche perché non posso
accettare che una persona del valore di Buffagni (tolgo il grandissimo, come pare non gradito) si mescoli, e tre, con i nuovi
barbari. Egli si dispiace per la mia
mancanza di tatto. E sia. Ma quando si scorge un uomo, a maggior ragione un amico, che sta per precipitare
in un burrone bisogna cercare di afferrarlo, senza dare tanto peso alle buone maniere.
Se poi sull’orlo del dirupo si rifiuta la mano protesa, non resta che prenderne atto. Malinconicamente.
Carlo Gambescia