martedì 17 settembre 2019

Botta e risposta tra Roberto Buffagni e Carlo Gambescia
Liberalismo o barbarie





Carlo Gambescia intima l’alternativa “Liberalismo o barbarie” e me la recapita ad personam.  A suo avviso, ho scritto un articolo complottista “dove …si  fa capire chiaramente, anche se … non si usa il termine,  che a  complotto istituzionale  si deve rispondere con complotto istituzionale.” (*) E’ un’opinione. Ne prendo atto. Non la discuto perché le asserzioni apodittiche non si possono discutere. Chi sia interessato si legga il mio articolo e si formi un parere. Se lo ritiene opportuno, chiunque può presentare un esposto alla Procura della Repubblica e denunciarmi ai sensi dell’art. 283 CP (Attentato contro la costituzione dello Stato).
Con il suddetto articolo complottista, secondo Gambescia  “mi metto contro l’ Italia, l’ Europa, l’Occidente, i manuali di economia,  il mondo  liberal-democratico, l’alleanza ideale e politica che  ha  sconfitto prima il nazifascismo, poi il comunismo”. Manca il cristianesimo, ma lo si può serenamente inserire nell’elenco, specie nell’odierna versione ufficiale proposta dal vertice della Chiesa cattolica.
Chi come il sottoscritto si schieri nel campo della “malvagità politica” sarà verisimilmente “scontento, fallito, frustrato, violento.” Gambescia mi conosce da anni, sa che non rispondo a questo profilo, e anzi mi qualifica, esagerando, come “persona di grandissimo valore”. Quindi, l’unica spiegazione razionale per le mie idee gli risulta essere un’aberrazione psicologica. Gli Hyksos mi hanno invaso il cervello, mancando dell’anticorpo  liberale “ho perso la tramontana”, ho scelto “la strada della ragione armata”, e mi è scattata “una specie di riflesso culturale pavloviano” a cagione del quale mi “rifiuto a un livello pre-cognitivo,  di riconoscere le cose come sono.” Per la verità, nel breve scambio su Facebook citato da Gambescia io ho evitato di “intavolare un ragionamento” e mi sono limitato a qualche battuta all’unico scopo di evitare un litigio, visto che Gambescia ed io siamo (saremmo?) da lunghi anni amici, e leggendo il suo blog, so benissimo come la pensa e la sente in merito a “sovranismo” e populismo: in tre parole, barbarie+malvagità+follia; mentre io, pur vedendo limiti e rischi di “sovranismo” e populismo, non la penso così; penso semmai che “sovranismo” e populismo siano il primo effetto palese dei molti problemi che la civiltà liberale produce, e non sa risolvere.
Se mi è permesso dare un suggerimento non richiesto alla civiltà liberale: essa continuerà a produrre più problemi di quelli che sa risolvere, se affronta i suoi avversari tacciandoli di barbarie e attribuendo le loro motivazioni a malvagità (disordine spirituale) o follia (disordine mentale), e se dunque erige il proprio ordine, che qualche difettuccio non trascurabile lo mostra,  a unico ordine moralmente lecito, psicologicamente sano, razionale e possibile.
Credere di poter bandire il sentimento ostile dalla vita politica demonizzando, criminalizzando, psichiatrizzando il nemico, è paradossalmente la forma di odio più pericolosa, perché - come un tempo sapevano Carlo Schmitt e Carlo Gambescia, che ha studiato a fondo il suo omonimo -  trasforma il nemico, con il quale in linea di principio si può sempre  trattare, in un nemico dell'umanità  che va rinchiuso in prigione o in manicomio, o eventualmente, se prigione e manicomio non bastano, sterminato.
Gambescia non ha la minima intenzione di farmi incarcerare, rinchiudere in manicomio o uccidere. Per quanto riguarda noi due, l ’unico effetto dell’alternativa “liberalismo o barbarie” a cui pare tener molto, è di fargli scordare il tatto e le buone maniere, che dissuaderebbero dall’ offendere pubblicamente le persone che si rispettano e all’amicizia delle quali si tiene, almeno un po’:  anche se hanno idee molto diverse dalle nostre. Che dire? Peccato.


Roberto Buffagni




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Altro che "intavolare ragionamenti", dalla sua  replica, dove si riduce la tradizione liberale a istituzione manicomiale, in attesa di un buon Basaglia sovranista-populista,  Roberto Buffagni mostra di voler perserverare.   Insomma,  di continuare a  giocare  con il  fuoco.  Come alcuni  liberali italiani nel 1922  ( a dire il vero,  pure oggi, ne conosco alcuni...).  O come i compagni di strada del comunismo.  
Qui non si tratta di correre rischi intrasistemici, per buttarla sul sociologhese, si tratta  di favorire o meno lo scatenamento di una nuova barbarie antisistemica annunciata dalla riproposizione, pari pari, dell'immaginario  della tentazione fascista.  E chiunque ignori  questo grave pericolo  è  irriflessivo o  in malafede.  Tertium non datur.   
A dire il vero, non avevo pensato al  termine  barbari. Quindi ringrazio Buffagni per il suggerimento. E accetto, con piacere, anche  l'indicazione dell'  "alternativa  'Liberalismo o barbarie' ”. Che rende bene l'idea del conflitto sistemico e del pericolo che corre la democrazia liberale. Grazie due volte.  Di qui però  la necessità, piaccia o meno,  di  difendere  i confini dai barbari  prima che sia troppo tardi. Per quando mi riguarda  con gli scritti, condannando giustificazioni, ammiccamenti, compromessi  e addirittura commistioni.     
A questo proposito, che Schmitt  -  che servì anche con il complice silenzio quel bruto di Hitler che vedeva nemici assoluti (non avversari) ovunque  -  sia usato per dare lezioni di umanitarismo al liberalismo, suona come una barzelletta.  Anche perché i testi confermano che la polemica schmittiana sulla disumanizzazione del nemico rinvia alla crisi dello stato vestfaliano, da lui teorizzata,  e alla sua particolare posizione  di cattolico e nazionalista in cerca di alibi per giustificare l'aggressiva politica nazionalsocialista  almeno fino al 1941.  Non si confonda perciò la storia delle idee  con la propaganda politica.     
Purtroppo, non esistono civiltà perfette, almeno in questo mondo.  Ma quella in cui viviamo, la civiltà liberale, anzi direi l'esperimento liberale perché ha solo un paio di  secoli di vita,  pur tra le tante imperfezioni, regolarmente ingigantite dai suoi non pochi nemici, resta ben al di sopra delle precedenti civiltà, come di altre forme più o meno “sperimentali”  che rimandano, e due; alla barbarie fascista, nazista, comunista. Riconoscere  questo fatto storico e sociologico, perché tale è,  non implica alcuna apoditticità.  Sono le cose stesse a confermarlo. Certo, se poi  si sogna ancora  il  due a zero a tavolino per l’Asse…      
Concludendo,  è  naturale che io  mi  indigni.  Anche  perché   non posso  accettare  che una persona del valore di Buffagni (tolgo il grandissimo, come pare non gradito)  si mescoli,  e tre, con i nuovi barbari.  Egli si dispiace per la mia mancanza di tatto. E sia. Ma quando si scorge un uomo, a maggior ragione un amico,  che sta per precipitare in un burrone bisogna cercare di afferrarlo,  senza dare tanto peso alle buone maniere.  
Se poi sull’orlo del dirupo si  rifiuta la mano protesa,  non resta che prenderne atto. Malinconicamente.     

Carlo Gambescia