Gli Stati Uniti allineano i tassi
La forza politica della Bce
Ci
si lasci il gusto di fare un piccola premessa. Che bello un mondo normale, europeo e pacifico! La visita di Macron a Roma indica che il
vento è cambiato. Si parla di accordi sulla redistribuzione dei
profughi, di politica comune sulla Libia, di ripresa della collaborazione
economica. Il momento degli insulti
gratuiti e quotidiani sembra essere spalle. Certo, esistono diversità, ma
l’approccio biecamente nazionalista di un Salvini sembra, almeno per ora, ricordo.
Grande
giornata tra Roma e Parigi! Ma anche per
un altro motivo, il riallineamento, quantomeno come tempistica, della Fed ai tassi della Bce, indica che
l’Euro, la moneta dileggiata dai sovranisti- populisti, è capace di dettare al mondo le regole finanziarie. Quindi può comandare politicamente. Per fare un esempio, e ci scusiamo per la caduta di stile, venti anni fa a
un taglio dei tassi della Banca d’Italia, la Fed avrebbe risposto con una
pernacchia.
Pernacchia
che ora giustamente meritano gli sciocchi, perché tali sono,
“dell’usciamo dall’Euro”, tipo Bagnai e Borghi. Per giunta economisti.
La
moneta europea è forte, in senso
politico, al punto da costringere gli americani al taglio dei tassi (il terzo dal 2018), Si dirà poca cosa. E invece è un riconoscimento della forza dell'Euro. Altro che le chiacchiere da bar sport sulla Liretta dei sovranisti-populisti.
Ovviamente,
per ripartire, all’ economia europea servirebbero non tanto le proroghe a tempo indeterminato del Qe, quanto
forti tagli fiscali per rendere i suoi mercati appetibili agli investimenti dei paesi extraeuropei e soprattutto
delle multinazionali (altro che tassarle…).
Il futuro dell’Europa è nel libero scambio non nel
nazionalismo straccione alla Salvini.
Purtroppo,
il punto debole di ogni possibile ripartenza economica resta quello delle eco-politiche. Parliamo di politiche, a colpi di tasse e aumenti, rischiosissime, perché potrebbero
provocare un ulteriore innalzamento della pressione fiscale (con effetti
catastrofici dove è già alta come in Italia). E cosa più grave, destare un malcontento popolare, dove ad esempio si usi molto l'automobile, difficile da gestire e soggetto a intercettazioni politiche da parte dei populisti-sovranisti. Il
caso dei gilet gialli francese, almeno ai suoi inizi, sotto questo profilo
rimane esemplare.
Ripetiamo, perché pochi ne parlano. I
governi liberalsocialisti europei
(attenzione, non liberali, il
liberalismo, soprattutto economico è altra cosa) non sembrano capire che gestire una transizione epocale, ad esempio dal
petrolio alle energie rinnovabili, rappresenta qualcosa di
gigantesco, capace di succhiare enormi
sussidi pubblici e conseguentemente favorire una
altrettanto gigantesca crescita della pressione tributaria. Un fenomeno che gli stessi
governi liberalsocialisti immaginano di arginare puntando, come in Italia, sul
recupero della cosiddetta evasione fiscale. Quindi su una specie di stato di
polizia fiscale. Errore che va a sommarsi a errore.
Purtroppo
siamo dinanzi a un atteggiamento
sbagliato, fondato su fantasie econometriche
ed ecologiche, che rischia di favorire i movimenti populisti che promettono
tutto e il contrario di tutto. E che
potrebbe danneggiare, e gravemente, l’Euro,
rilanciando il Dollaro e le altre monete competitive.
Ancora
non ci si rende conto - i populisti
perché sono nazionalisti, i liberalsocialisti perché sono statalisti - del vero miracolo rappresentato da una moneta europea, ottenuta
pacificamente e nella libertà (caso più unico che raro nella storia). E dalle enormi potenzialità. Ovviamente, solo grazie a
una politica di mercati aperti.
Ci
si augura che Conte e Macron, ambedue
liberalsocialisti (nessuno è perfetto) nei loro colloqui abbiano affrontato anche
questo punto. Non secondario.
Carlo Gambescia