giovedì 19 settembre 2019

Gli Stati Uniti  allineano i tassi
La forza politica della Bce



Ci si lasci il  gusto di fare un piccola premessa.  Che bello un mondo  normale,  europeo e  pacifico! La visita di Macron a  Roma indica che il vento  è cambiato.  Si parla di accordi sulla redistribuzione dei profughi, di  politica  comune sulla Libia, di ripresa della  collaborazione economica.  Il momento degli insulti gratuiti e quotidiani sembra essere spalle. Certo, esistono diversità, ma l’approccio biecamente nazionalista di un Salvini  sembra, almeno per ora, ricordo.

Grande giornata tra Roma e Parigi!  Ma anche per un altro motivo, il riallineamento, quantomeno come tempistica, della Fed ai tassi della Bce,  indica che l’Euro, la moneta dileggiata dai sovranisti- populisti,  è capace di  dettare al mondo  le regole finanziarie.  Quindi può  comandare politicamente.  Per fare un esempio, e ci scusiamo per la caduta di stile, venti anni fa a  un taglio dei tassi della Banca d’Italia, la Fed avrebbe risposto con una pernacchia. 
Pernacchia che ora  giustamente  meritano gli sciocchi, perché tali sono, “dell’usciamo dall’Euro”, tipo Bagnai e Borghi. Per giunta economisti.    
La moneta europea è  forte, in senso politico,  al punto da  costringere gli americani al   taglio dei tassi (il terzo  dal 2018),  Si dirà poca cosa. E invece è un riconoscimento della forza dell'Euro. Altro che le chiacchiere da bar sport  sulla  Liretta dei sovranisti-populisti.

Ovviamente, per ripartire, all’ economia europea  servirebbero   non tanto  le proroghe  a tempo indeterminato del Qe,   quanto  forti  tagli fiscali per rendere i suoi mercati   appetibili  agli  investimenti dei paesi extraeuropei e soprattutto delle multinazionali (altro che tassarle…).  Il futuro dell’Europa è nel  libero scambio  non nel nazionalismo straccione alla Salvini.  

Purtroppo, il punto debole di ogni possibile ripartenza economica resta quello delle eco-politiche. Parliamo di politiche, a colpi di tasse e aumenti, rischiosissime, perché  potrebbero provocare  un ulteriore innalzamento  della pressione fiscale (con effetti catastrofici dove è già alta come in Italia). E cosa più grave,  destare un malcontento popolare, dove ad esempio si usi molto l'automobile,  difficile da gestire e soggetto a intercettazioni politiche  da parte dei  populisti-sovranisti.  Il caso dei gilet gialli francese, almeno ai suoi inizi, sotto questo profilo rimane esemplare.
Ripetiamo, perché pochi ne parlano.  I governi  liberalsocialisti europei (attenzione,  non liberali, il liberalismo, soprattutto economico è altra cosa)  non sembrano  capire che  gestire  una transizione epocale,  ad esempio dal petrolio alle energie rinnovabili,  rappresenta qualcosa di  gigantesco, capace di succhiare  enormi sussidi pubblici  e conseguentemente  favorire   una altrettanto gigantesca crescita della pressione tributaria. Un fenomeno che gli stessi governi liberalsocialisti immaginano di arginare puntando, come in Italia, sul recupero della cosiddetta evasione fiscale. Quindi su una specie di stato di polizia fiscale. Errore che va a sommarsi a errore. 

Purtroppo siamo dinanzi a un  atteggiamento sbagliato, fondato  su fantasie econometriche ed ecologiche, che rischia di favorire i movimenti populisti che promettono tutto e il contrario di tutto.  E che potrebbe danneggiare, e gravemente,  l’Euro, rilanciando il Dollaro e le altre monete competitive.
Ancora non ci si rende conto  - i populisti perché sono nazionalisti, i liberalsocialisti perché sono statalisti -  del vero miracolo rappresentato da  una moneta europea, ottenuta pacificamente e nella libertà  (caso più unico che raro nella storia).  E dalle enormi potenzialità.  Ovviamente, solo  grazie a  una politica di mercati aperti.
Ci si augura che Conte e Macron,  ambedue liberalsocialisti (nessuno è perfetto)  nei loro colloqui abbiano affrontato anche questo punto. Non secondario. 

Carlo Gambescia