venerdì 20 settembre 2019

“Ma che bontà! Ma che Bontà! Che fascista rosso  è questo qua!”


Il titolo del libro di Luciano Garibaldi, Giano Accame nella storia e nella cultura del Novecento  (Solfanelli, pp. 80, euro 9,00), sembrava  promettente, sicché  ho chiesto all'editore  di inviarmi  subito una copia per recensione. E gentilmente Marco Solfanelli, persona che non conosco ma stimo, ha esaudito il mio desiderio.  Aggiungo che confidavo anche nelle capacità di Garibaldi,  bravo giornalista e buon divulgatore storico.     
E invece? Una  delusione  totale.   Innanzitutto per la sua struttura: non si tratta di  un saggio organico  su  ma di un  raccolta  di e su Accame.  Attenzione, testi quasi tutti già pubblicati. 
Forse un  "a cura di"  avrebbe reso meglio l'idea.  Tra l’altro parliamo di testi addirittura reperibili su internet,  come la scontata  voce Wiki   che apre il volume. O come l’immancabile e   salottiera intervista del 2004  concessa da Accame  a Sabelli Fioretti.  Esibita, al solito,  come la medaglietta  di una vedova di guerra durante il  Ventennio.    
Quanto ai   contenuti del volume,  si utilizzano per così dire i filmati di repertorio. Come, pari pari, la rassegna stampa del 2009 uscita all'indomani della morte: roba ingiallita, con coccodrilli e dichiarazioni  varie di umanità ancora più varia.  Il cui  succo ideologico però  ricorda, per parafrasi, una canzonetta  di Mina:  “Ma che bontà! Ma che bontà! Che  fascista rosso  è questo qua!”.  Niente di nuovo, la solita pappina sull'eretico bla bla bla, ma fascistissimo,  che  parlava con tutti. Una specie di Drieu  al rosolio...    
Si aggiungono sette-pagine-sette di Giano Accame  in linea con  i gorgheggi della cantante di Busto Arsizio.  Chiude il volume  un ricordo dello stesso Garibaldi, anticipato in forma  ridotta nel 2008 (nel volume collettaneo per gli Ottant’anni di Accame), sui Gian Burrasca  neofascisti della Genova inizio anni Cinquanta,  a metà  strada tra  Vamba,  Salgari e Giovinezza:  18 pagine su 80.
Pertanto  resta molto difficile  capire  che  tipo di relazione vi sia tra questo centone su Accame, dal valore critico pari a zero,  e  la storia e la cultura del Novecento.                                         

Carlo Gambescia