Liberalismo e tolleranza
Il relativismo e i suoi nemici
La principale accusa che viene mossa al liberalismo, e non da oggi,
è quella di non rispettare la
libertà politica degli antiliberali. Ma
chi sono gli antiliberali?
Nell’Ottocento furono considerati tali i democratici, repubblicani o meno, larghissima parte dei cattolici, i socialisti, gli anarchici, i comunisti. Insomma,
tutti coloro che evocavano la democrazia maggioritaria (repubblicani e
democratici), il socialismo di vario genere (socialisti, anarchici,
comunisti), la società autoritaria e/o
paternalistica premoderna (cristiani e
cattolici).
Nel
Novecento, dopo l’inclusione in quella che oggi viene definita società liberal-democratica (*) di
repubblicani, democratici, socialisti e
cattolici, le vesti dell’antiliberalismo
sono state indossate dai totalitarismi
marxisti, fascisti, nazisti e dai fondamentalismi
religiosi, nonché da quei movimenti politici, per fortuna minori, che mescolano insieme queste perniciose ideologie.
Di regola, regimi e movimenti totalitari criticavano e criticano l’atteggiamento liberale di chiusura verso di essi, rimproverando al liberalismo l’assunzione di un atteggiamento intollerante, quindi contrario - o
comunque in contraddizione - ai suoi principi di libertà di pensiero e
tolleranza. Si tratta di una scelta chiaramente strumentale, da parte di chi sopprimerebbe seduta stante qualsiasi forma di libertà.
Va
detto che oggi, in linea di principio e di fatto, le liberal-democrazie sono fin troppo tolleranti verso i portatori di una visione antiliberale
e potenzialmente totalitaria. In Italia a un estremista e razzista come Matteo Salvini è permesso di sedere in Parlamento e governare. In Polonia è al governo un partito
notoriamente antisemita, come del resto in Ungheria. Anche l'Austria non è da meno. Negli Stati Uniti, addirittura, le ultime elezioni hanno premiato un presidente razzista. E come noto antisemitismo e razzismo sono due
componenti fondamentali del
totalitarismo politico.
Pertanto, ripetiamo, le liberal-democrazie, contrariamente a quel che si pensa e si scrive, sono fin
troppo tolleranti verso questi movimenti. Addirittura, una parte della
liberal-democrazia, in particolare modo quella con radici di sinistra, democratiche
e sociali, confida, o meglio aspira, come già accaduto con socialisti e cattolici, di poter ricondurre, con il dialogo e la socializzazione, fascisti,
nazisti, marxisti e fondamentalisti nell’alveo della liberal-democrazia.
Probabilmente la conversione politica potrebbe riuscire con populisti e verdi (entrambi tuttavia portatori di una visione roussoviana dell'ambiente e della democrazia). Insomma, con quei movimenti, che pur incarnando idee ultrademocratiche, possano a poco a poco accettare la logica delle riforme,come accadde con repubblicani e socialisti nell’Ottocento e con i cattolici del Novecento. Ovviamente, ripetiamo, va tenuta presente la componente giacobina del populismo, che lo avvicina ai movimenti totalitari e fondamentalisti.
Probabilmente la conversione politica potrebbe riuscire con populisti e verdi (entrambi tuttavia portatori di una visione roussoviana dell'ambiente e della democrazia). Insomma, con quei movimenti, che pur incarnando idee ultrademocratiche, possano a poco a poco accettare la logica delle riforme,come accadde con repubblicani e socialisti nell’Ottocento e con i cattolici del Novecento. Ovviamente, ripetiamo, va tenuta presente la componente giacobina del populismo, che lo avvicina ai movimenti totalitari e fondamentalisti.
Stando
così le cose, dovrebbe risultare chiaro che
1) le liberal-democrazie sono fino troppo tolleranti, e 2) che molti movimenti
antiliberali prosperano proprio grazie a questa tolleranza che permette loro di
propagandare idee intolleranti.
Il
vero
punto ideologico della questione è rappresentato dalla questione del
relativismo.
Le liberal-democrazie, in quanto tolleranti, si reggono sul principio "politico" della relatività di tutte le credenze e opinioni. Per contro, i movimenti totalitari e fondamentalisti, proprio perché tali, respingono il relativismo politico, rimproverando alla liberal-democrazia di voler imporre il diritto di credere di non credere. Per il fondamentalista, politico e/o religioso, questo diritto non esiste.
Come si può capire siamo giunti alla radice del problema. Tra relativismo e fondamentalismo non c’è ponte. Di qui la necessità, se la società liberal-democratica vuole continuare a vivere, di difendersi, e riteniamo giustamente, dai nemici del relativismo. Tuttavia il relativismo, proprio perché tale, e anche saggiamente per certi versi, tende a includere, sottovalutando il pericolo.
Le liberal-democrazie, in quanto tolleranti, si reggono sul principio "politico" della relatività di tutte le credenze e opinioni. Per contro, i movimenti totalitari e fondamentalisti, proprio perché tali, respingono il relativismo politico, rimproverando alla liberal-democrazia di voler imporre il diritto di credere di non credere. Per il fondamentalista, politico e/o religioso, questo diritto non esiste.
Come si può capire siamo giunti alla radice del problema. Tra relativismo e fondamentalismo non c’è ponte. Di qui la necessità, se la società liberal-democratica vuole continuare a vivere, di difendersi, e riteniamo giustamente, dai nemici del relativismo. Tuttavia il relativismo, proprio perché tale, e anche saggiamente per certi versi, tende a includere, sottovalutando il pericolo.
Un
atteggiamento, che spesso viene scambiato per debolezza. E in effetti può esserlo. Ma
questa è un’altra storia.
Carlo Gambescia
(*) Quale fusione, semplificando, di liberalismo minoritario e democrazia maggioritaria.