Cosa c'è sotto la campagna di "Repubblica" e
"Stampa" per la transizione ecologica?
Finanziamenti pubblici a pioggia….
L’attacco
al libero
mercato non è condotto solo dai marxisti in compagnia di certa sinistra
welfarista che si nutre di stato e fondi pubblici. Esiste una destra economica che si è sempre appoggiata alle pubbliche
istituzioni in modo parassitario. Quella
che le tasse, sempre salate, le scarica
sulle spalle dei cittadini.
Parliamo
di una destra economica che non è
protezionista né liberista. Lo diventa invece di volta in volta in base al principio del
minimo sforzo. Si tratta di un mondo nemico del rischio imprenditoriale. Si pensi, per l’Italia, alla Fiat: liberale con Giolitti, fascista con
Mussolini, democristiana con De Gasperi, catto-comunista negli anni dei governi di solidarietà nazionale, eccetera, eccetera, per poi tornare
liberista, ma sempre a corrente alternata, dagli anni Ottanta ai nostri giorni.
Pensiamo - certo, semplificando - di aver reso l’idea.
La stessa argomentazione si può estendere alle altre imprese italiane, in particolare quelle intrecciate ai media come l’attuale Gruppo Editoriale L' Espresso (oggi GEDI), proprietario di “Stampa” e “Repubblica” e di altre testate, cartacee, televisive, radiofoniche e digitali.
Dove
vogliamo andare a parare? Semplicissimo. Il mondo imprenditoriale, o meglio
certa imprenditoria che non crede nel
mercato fino in fondo e che spera nei contributi pubblici, ha scorto
nella cosiddetta “battaglia per la
difesa del pianeta” un nuovo ricco business per ricevere denari dallo stato.
In realtà, l’enfasi
sulla “grande transizione” all’
“economia verde” - si veda la copertina monotematica della “Stampa” di oggi,
per inciso ieri su “Repubblica” c’era un editoriale di Al Gore - copre
la volontà, neppure tanto nascosta, di favorire la creazione, da parte dei poteri
pubblici di una bella tavola apparecchiata, alla quale
accomodarsi per poter banchettare a spese di cittadini e imprese per così dire pro-mercato. Pensiamo in particolare alle aziende, spesso microscopiche, che credono nel mercato e contestano le pseudo-teorie ecologiche, perché produttive solo di vincoli e balzelli. E che invece per ragioni dimensionali non hanno alcuna voce in capitolo.
Qual
è il punto ? A parte l’impossibilità di
poter favorire, come si legge, in pochi anni ( ammesso e non concesso,
eccetera, eccetera) un processo del genere, quel che rimarrà di questa campagna disinformativa sarà una stretta fiscale dalle dimensioni
paurose. E in prospettiva, grazie anche a una falsa logica emergenziale,
pompata ad arte, un mostruoso
accentramento dei poteri pubblici.
In qualche misura le imprese con forti
propaggini mediatiche, come il Gruppo L' Espresso, continuano la guerra del
marxismo al capitalismo con altri mezzi: quelli delle sovvenzioni e delle esenzioni. Modalità, assai scorrette che invece di favorire la parificazione di
rischi e regole tra le imprese, facilitano
la nascita di colossi monopolistici,
antieconomici e parassitari. Macrostrutture, tra l’altro molto
burocratizzate, che, come ben preconizzò Schumpeter, possono uccidere il libero mercato e favorire il
peggiore capitalismo di stato. Non
proprio alla cinese ma abbastanza vicino.
È
in atto una vera lotta
concentrica contro il libero mercato, un sistema, si badi, che non è qualcosa di definitivo, assoluto, statico. Il libero mercato è un meccanismo processuale, storico, dinamico che impone
negli imprenditori il gusto del rischio. E non l’accomodarsi davanti alla mangiatoia statale.
Una lotta contro il libero mercato, dicevamo, che vede, divisi ma uniti nel colpire, da un parte il capitalismo straccione teso a vivere di fondi pubblici, e dall’altra la sinistra rossa e verde, barricadera, da sempre nemica del capitalismo tout court. Alla quale ultimamente si sono aggiunti i populisti, che promettono addirittura la quadratura del cerchio: la miracolosa transizione senza tasse per i cittadini. Una balla colossale.
Una lotta contro il libero mercato, dicevamo, che vede, divisi ma uniti nel colpire, da un parte il capitalismo straccione teso a vivere di fondi pubblici, e dall’altra la sinistra rossa e verde, barricadera, da sempre nemica del capitalismo tout court. Alla quale ultimamente si sono aggiunti i populisti, che promettono addirittura la quadratura del cerchio: la miracolosa transizione senza tasse per i cittadini. Una balla colossale.
Buona
settimana a tutti.
Carlo Gambescia