Salvini e Prodi,
Destra e sinistra, ossia
“Libero” e “Repubblica”, oggi titolano come se l’economia di
mercato dipendesse, e disperatamente, dalla permanenza di Salvini al
governo: “Imprese attaccate a Salvini” , "Tav, ultimo
treno”. Manco il Giostraio Mancato fosse Luigi Einaudi...
In realtà, Salvini e il libero
mercato sono due strade mai incrociatesi. Bisogna
distinguere la retorica dai fatti.
Sull’ economia, Salvini rispolvera il taglio del cuneo fiscale, pura misura post-keynesiana per sperare di incidere
sugli investimenti e sui consumi. Ma a spese dello stato. Sulla
promessa di finanziamenti a pioggia meglio stendere un velo pietoso.
Si dirà, storicamente parlando, che
l’imprenditoria italiana non ha mai brillato per le aperture
liberiste. Sempre pronta a tendere la mano. Le privatizzazioni
bancarie ancora gridano vendetta.
Giusto. Per inciso, su Alitalia,
Salvini, dice più o meno le stesse cose dei Cinque Stelle: Stato a gogò.
Di conseguenza, se dovesse cadere il
governo, da un monocolore leghista, post-elezioni vittoriose,
inutile sperare in un' apertura al libero mercato.
Salvini, per capirsi, economicamente
parlando, è una specie di Prodi - altro fissato con il cuneo
fiscale e gli stimoli all’economia - con meno studi, che rutta in pubblico e che odia gli
immigrati. E che invece di commuoversi per Giuseppe Dossetti, si
commuove per Benito Mussolini.
Un Prodi in camicia nera, seduto a scuola
all’ultimo banco.
Certo, tra La Pira e
Mussolini c’è un bella differenza dal punto di vista politico. Ma da quello
economico, no.
Prodi e Salvini, come La Pira e
Mussolini, sono tutti nemici del libero mercato. Insomma, tutti costruttivisti, per dirla con il professor Hayek.
Carlo Gambescia
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