Le morti
di Alda Mangini e Nadia Toffa
Come è cambiata l’Italia…
La morte di Nadia Toffa può essere l’ occasione per ragionare su quanto sia cambiata l’Italia
negli ultimi sessant’anni. In peggio? In meglio? Giudichino i lettori.
Il
20 luglio del 1954 i giornali molto sobriamente informavano della morte di Alda Mangini,
quarant’anni, cantante lirica, attrice di
teatro, rivista, radio e cinema. Sugli schermi con Totò,
Sofia Loren, Gabriele Ferzetti, Gina Lollobrigida. Non ebbe tempo di rivedersi nell’ultimo film girato, “La Romana", tratto da un racconto di Moravia. In altra pellicola, "La Provinciale", ricavata sempre da un'opera dello scrittore e diretta da Mario Soldati, la Mangini vestiva, e magnificamente, i panni di un' ambigua e parassitaria contessa. Lasciava il segno, come si dice. E fin dalla precisione dei gesti.
Insomma,
un volto conosciuto e apprezzato per la bravura. Morì di cancro dopo aver
subito, probabilmente un inutile
intervento. È sepolta al Verano di Roma
Come
detto la sua morte scivolò via, silenziosamente o quasi. I giornali
se la cavarono con trafiletti, come il "Corriere della Sera" (sotto a destra), o poco più come "La Stampa". Ma senza una parola di troppo. Le riviste specializzate come il "Radiocorriere" con qualche riga in più (sopra a sinistra) (*). Tutto qui.
Il
14 agosto 2019, i giornali riferiscono con titoli in prima pagina e ampi
commenti della morte di Nadia Toffa, quarant’anni, volto televisivo conosciuto e apprezzato, uccisa da cancro. La malattia,
subito divenuta pubblica, anche per volontà della conduttrice de "Le iene", è stata seguita mediaticamente, come un vero e proprio evento, fin dall'insorgere.
Cosa è cambiato in sessant’anni?
Innanzitutto, la tecnologia. Oggi, grazie alla Rete tutti sanno di tutti, e tutti possono parlare di tutti, E a ruota libera. Nel caso della Toffa, sui Social, sono volati persino insulti tra fans e haters. Con gli ultimi convinti che la Toffa speculasse sulla sua malattia.
In secondo luogo, l’Italia del 1954 conosceva e apprezzava ancora la deferenza sociale. E la morte, soprattutto se per una grave malattia, imponeva rispetto.
In terzo luogo, gli italiani lavoravano sodo: c’era stata la guerra con i suoi lutti autentici, e si voleva recuperare il tempo perduto, guadagnare, mettere su famiglia, figli, eccetera. "Farsi una posizione", come si diceva allora.
Diciamo che la morale borghese era molto più solida di oggi. La guerra fascista l’aveva sfidata, e ora gli italiani nell’anno di grazia 1954 aspiravano a diventare tutti borghesi. Vendicandosi della stupidità populista dei fascisti. Di qui l’importanza di valori come il rispetto per agli altri, la laboriosità, il senso di responsabilità. Il miracolo economico ebbe dietro di sé un popolo di formiche che desiderava elevarsi guardando ai modelli culturali dell’antica e solida borghesia.
E l’Italia di oggi? Stende la mano, insulta e odia. Si criticano le élite, ma non ci si guarda allo specchio. Si vuole tutto e subito e con il minimo della fatica.
Critiche facili le nostre? Da conservatori di Serie B. A dire il vero, le indagini sociologiche parlano di un popolo di cicale che non crede più in nulla. Però pretende. E odia chi si trovi appena un gradino sopra. Quindi i ricchi e famosi sono addirittura visti come nemici del popolo.
Alda Mangini e Nadia Toffa, due Italie lontanissime tra di loro. E per oggi la finiamo qui.
Carlo Gambescia
(*) Per le fonti delle foto e dei ritagli di stampa si rinvia al sito: http://www.tototruffa2002.it/biografie/mangini-alda.html . Che ringraziamo.