Dal governo giallo-verde al governo giallo-rosso
Liberasi di Salvini val bene una messa
Qualche
mese fa un politologo di destra che finge di
essere neutrale, Alessandro Campi, invitava
Salvini dalle pagine del "Messaggero" a giocare la carta delle elezioni,
perché al picco del successo politico. E
quando i treni passano…
Ignoriamo se Salvini abbia letto o meno l' editoriale di Campi, pervaso dalla voglia di rivincita politica di
un intellettuale già Nuova Destra e un tempo stretto collaboratore di Gianfranco
Fini. Pezzo scritto con la penna intinta nello sfascismo del radicalismo di destra. Altro che osservatore disincantato, come invece il docente perugino vuol furbamente
far credere.
Fatto è, che a un certo punto, intorno a Ferragosto, Salvini, sfascista di suo e probabilmente credendosi fortissimo, ha deciso di tirare i remi in barca.
Conseguenze? Un suicidio. Salvini rischia di finire isolato come Berlusconi. Perché, come si legge oggi su “Repubblica”, anche Grillo lo avrebbe licenziato. Si preparerebbe insomma un governo giallo-rosso che ha i voti per governare. E Salvini che fa? Proprio come il Cavaliere evoca la piazza. Il che ne conferma la pericolosità.
Dal punto di vista soggettivo, delle nostre preferenze, vediamo un governo di sinistra (perché di “centro” avrebbe poco) come il fumo negli occhi. Al solo sentire il nome di Prodi come Presidente del Consiglio ci viene l’orticaria. Per non parlare della politica economica keynesiana, post-keynesiana, eccetera (la si chiami come si preferisce) che un governo giallo-rosso attuerebbe.
Dal punto di vista oggettivo, dell’analista, non possiamo non rilevare che un governo del genere darebbe però garanzie sistemiche - in chiave antipopulista - sull’Europa e sulla ricomposizione dell'asse destra-sinistra, garanzie che il governo precedente (per non parlare di un governo di destra dominato dal leader leghista) non poteva assolutamente dare.
Diciamo che liberarsi di un personaggio, politicamente pericoloso come Salvini val bene una messa…. Pure se officiata da Prodi.
Carlo Gambescia