Il declino della Terza Repubblica
L’odontotecnico, lo stewart e il
disk jockey
Per carità i titoli accademici non fanno gli uomini. Tuttavia, se pensiamo alla classe politica della Prima Repubblica e per contrasto a Di Maio, Zingaretti e Salvini, tra i leader più in vista della Terza, cadono subito le braccia.
Il primo, fermatosi alle superiori, ha lavorato come stewart allo Stadio San Paolo, il secondo si è diplomato odontotecnico, il terzo, dopo il liceo e vari lavoretti si è impiegato come disk jockey, politico o meno, a Radio Padania (*).
Tutti e tre hanno tentato l’università, Legge (Di Maio), Lettere (Zingaretti), Scienze politiche (Salvini) con scarsi risultati. Sicché la politica si è trasformata in perfetta ancora di salvezza. Anche di successo.
Diciamo che Di Maio, Zingaretti e Salvini hanno dato prova di essere tre buoni scalatori politici. Ma l’astuzia senza un curriculum serve a poco. Non basta per governare una società complessa. Di conseguenza, o si fa tutto da soli, cosa impossibile perfino al Re Sole, oppure ci si deve affidare agli altri.
Gli altri però vanno scelti. E per farlo, e bene, occorre essere capaci di scegliere. La scelta dipende dalla capacità di relativizzare se stessi e gli altri. E dove si acquisisce - di base - questa capacità di scelta? All’università, scoprendo con lo studio delle varie materie la complessità delle questioni, nonché la conseguente diversità delle posizioni scientifiche o meno su ogni problema. Può sembrare un'inezia ma la bibliografia su o di che rinvia alla stesura della tesi di laurea è il punto di arrivo di un processo di acculturazione che fa rima con relativizzazione.
Ovviamente, non è automatico che ogni laureato si trasformi in politico perfetto. E del resto le università dal Sessantotto a oggi hanno perduto molto terreno. Insomma, il titolo, in sé, è un punto di partenza, ma a meno che uno non sia il classico genio, e non sembra che Di Maio, Zingaretti e Salvini lo siano, il completamento degli studi universitari ha una sua importante funzione metodologica.
Ripetiamo, la cultura universitaria è principalmente conseguimento della capacità, prima metodologica poi personale, di relativizzare libri, persone, cose. Con gli studi universitari si pongono le basi, per imparare a conoscere in futuro i propri limiti e quelli degli altri. E non è poco perché il relativismo è scuola di tolleranza. E conduce alla retorica della transigenza, cioè al rispetto per l’avversario, fin dall’uso del lessico.
Purtroppo, visto quel che sta accadendo, sembra che Di Maio, Zingaretti e Salvini di limiti propri e altrui nulla sappiano.
Purtroppo, visto quel che sta accadendo, sembra che Di Maio, Zingaretti e Salvini di limiti propri e altrui nulla sappiano.
Certo, si potrebbe dire a proposito della Prima Repubblica: "Sì, sì, erano tutti laureati e professori, però poi con Tangentopoli si è scoperto, eccetera, eccetera". Rispondiamo, con Croce, che tra l'altro non era laureato, ponendo la sua stessa domanda, più o meno questa: è meglio farsi operare da un chirurgo laureato, bravo e con le mani lunghe o da un chirurgo onesto ma improvvisato?
Carlo Gambescia
(*) Fonte: Wikipedia.