Governo giallo-verde sull’orlo della
crisi
Modesti consigli
in caso di elezioni
in caso di elezioni
Se
si dovesse votare come individuare il
partito più pericoloso per l’Italia? Insomma, come scegliere la parte
da cui stare?
La democrazia, quando va al voto, si basa su scelte secche, non lascia tempo per le
sfumature. Anche se in realtà la scienza
politica spiega che in Parlamento ( sia per riguardo
a tutti gli elettori, sia per una logica di integrazione funzionale), si
registra sempre, quando le democrazie rappresentative sono sane, un convergenza,
sostanziale al centro. Dal momento
che i conflitti sui valori, non interni
alla democrazia liberale, rischiano sempre di distruggerla, spianando la strada alle dittature. Di qui, la necessità di tenere fuori dalle aule parlamentari i conflitti di tipo sistemico. E per il bene di tutti.
Diciamo
allora che il voto dovrà andare al partito capace di incarnare questa idea di democrazia (o che comunque vi si avvicini). Di conseguenza va subito escluso un partito parafascista come la Lega. Sullo stesso
piano va posto Fratelli d’Italia, partito neofascista. Forza Italia non ha
alcuna linea precisa, quindi risulta politicamente inaffidabile.
Quanto a Cinque Stelle, come intuibile, siamo
davanti a una forza populista che
potrebbe addirittura subire involuzioni di tipo sudamericano. Si pensi alle tesi pauperiste di un personaggio folcloristico da Repubblica delle Banane come Di Battista, argomentazioni che purtroppo hanno un certo seguito nell’universo
pentastellato. E non solo.
Restano infine il Partito democratico e lo sparuto gruppo politico composto da liberali e
radicali che nella Bonino ha il referente politico-mediatico. Il partito
di Zingaretti ha indubbiamente credenziali democratiche, come del resto il raggruppamento capeggiato dalla Bonino, credenziali che le altre forze politiche neppure sognano. E soprattutto, sono tutti rigorosamente dalla parte della modernità.
Pertanto
il voto di coloro che vogliono evitare di consegnare definitivamente l’Italia
a parafascisti, neofascisti e populisti deve andare, anche se obtorto collo, al Partito democratico. E in seconda battuta al
gruppo liberale-radicale, magari per ragioni ideali, per chiunque creda - ci si conceda la lacrimuccia - negli
antichi valori di libertà che risalgono al Risorgimento italiano.
Sui diritti civili,
vecchi e nuovi - parliamo sempre del Pd
- sarebbe invece interessante ridurre il ruolo dello stato e favorire
una delegificazione, lasciando ai singoli la libertà di organizzarsi secondo tendenze e credo. Purtroppo,
su quest’ultimo punto, la “motorizzazione del diritto” è nel Dna di una
formazione politica “rinata” dalle ceneri della Democrazia cristiana e del
Partito comunista.
Insomma, nessuno
è perfetto. E del resto questo passa il convento.
Carlo Gambescia
P.S. Preghiamo gentilmente i
commentatori di evitare il “tanto non andremo a votare”. O peggio ancora
"sono tutti uguali"... La nostra analisi, crediamo
abbia valore a prescindere. Lettore avvisato, mezzo salvato.