venerdì 23 agosto 2019

Brucia la foresta amazzonica e la sinistra riscopre Marx
“Ecologisti di tutto il mondo unitevi!”

Questa mattina la rassegna stampa internazionale di Rai Radio 3, notoriamente di sinistra,  allarmatissima, ha aperto sugli incendi in Amazzonia. Parlando bene, per una volta perfino di Macron, che sarebbe  molto preoccupato, eccetera, eccetera. 
Non abbiamo le competenze per  giudicare se sia vera o meno la storia della foresta amazzonica come “polmone” della Terra da preservare a ogni costo. Tra gli scienziati non c’è accordo. Quindi sospendiamo il giudizio. 
Però come sociologi non possiamo non stupirci  di un fenomeno più generale. Quale?   Quello, da parte degli ambientalisti di tutto il mondo, della caccia alle streghe capitaliste che sfrutterebbero il pianeta, eccetera, eccetera. E che - of course - sarebbero perfino dietro gli incendi amazzonici, incoraggiati da quel "fascista" di Bolsonaro e dalle  perfide "multinazionali".  Questa è la tesi della sinistra.
In realtà, come   si legge,  le fiamme   sono  provocate   dai   nuovi pionieri  per guadagnare terreno all’agricoltura. Parliamo di  contadini  assetati di terra e  libertà.  Che c’è di male? L’Occidente è diventato ricco così: l’ agricoltura, accumulando capitali innescò il circolo virtuoso dello sviluppo.  Lo stesso Marx, pur da altro punto vista, notoriamente molto negativo verso il capitalismo, confermò.
Anche per quest’ ultima  ragione crediamo  invece  - per dirla fuori dai denti -  che l’ecologismo (o l’ambientalismo) sia il proseguimento del comunismo altri mezzi.  E la cosa più pericolosa è rappresentata dal fatto che sul piano della propaganda e delle opinioni l'ecologismo rosso  non solo ha contagiato la destra anticapitalista  ma  ha  guadagnato i cuori della cosiddetta sinistra riformista, di cui Macron è importante esponente.  Ma che dire di Zingaretti, che proprio ieri  tra i punti  imprescindibili  per una alleanza con i pentastellati  ha inserito la questione ambientale? E in che modo? Usando il  linguaggio archeologico e ambiguo  del “nuovo modello sviluppo”...  Anche Renzi, “il moderato”  è  più o meno sulle stesse posizioni...
In questi ultimi anni  il fenomeno della criminalizzazione degli eco-scettici   ha assunto la forza propria della rappresentazione sociale. E può disporre, sul piano delle truppe ideologiche delle seguenti forze:  il catastrofismo dei mass media; la socializzazione scolastica al "catechismo" ecologista; l’armamentario ideologico  dell’antica sinistra rivoluzionaria. 
Sulle munizioni intellettuali marxiste bastino solo tre  esempi:  gli immigrati sono definiti “profughi ambientali” (insomma, nuovi proletari vittime del capitalismo);  gli eco-scettisti sono liquidati come  “negazionisti” (come se tra il presunto olocausto ecologico  e l’Olocausto vero non ci fosse alcuna differenza);  l’acqua  trasformata in   “bene comune”( da difendere dai ladri capitalisti di plusvalore  ).
Il fenomeno è  pericolosissimo  perché  l’ ecologismo rosso, dopo essersi mangiato quello verde,   non porta  altro  che: 1) l’aumento del costo del lavoro, fenomeno che uccide la competizione economica tra l’Occidente e l’Oriente; 2) l’introduzione di  divieti e regolamentazioni che frenano produzione, scambio e  consumo;  4) l’imposizione di   nuove tasse, spesso ad hoc, che impoveriscono i cittadini; 4) lo sviluppo di  processi di centralizzazione politica che minano la libertà.   
Il nostro, a differenza di quello della sinistra,  non è allarmismo.  Si pensi al  fenomeno Greta:  una quattordicenne  che in pratica difende la decrescita felice, accolta trionfalmente in Europa quale portatrice di un nuova verità al grido di  ecologisti di tutto il mondo unitevi.  Slogan politico che a sua volta, per chi nutra ancora qualche dubbio,  ricorda tanto, anzi troppo,  quello marxista.   
Carlo Gambescia