Brucia la foresta amazzonica e la
sinistra riscopre Marx
“Ecologisti di tutto il mondo unitevi!”
Questa
mattina la rassegna stampa internazionale di Rai Radio 3, notoriamente di sinistra,
allarmatissima, ha aperto sugli incendi in Amazzonia. Parlando bene, per
una volta perfino di Macron, che sarebbe molto preoccupato, eccetera, eccetera.
Non
abbiamo le competenze per giudicare se
sia vera o meno la storia della foresta amazzonica come “polmone” della Terra da preservare a ogni costo. Tra gli scienziati non c’è accordo. Quindi sospendiamo il giudizio.
Però come
sociologi non possiamo non stupirci di
un fenomeno più generale. Quale? Quello, da parte
degli ambientalisti di tutto il mondo, della caccia alle streghe capitaliste che
sfrutterebbero il pianeta, eccetera, eccetera. E che - of course - sarebbero perfino dietro
gli incendi amazzonici, incoraggiati da quel "fascista" di
Bolsonaro e dalle perfide "multinazionali". Questa è la tesi della sinistra.
In
realtà, come si legge, le fiamme sono provocate dai nuovi pionieri per
guadagnare terreno all’agricoltura. Parliamo di contadini assetati di terra e libertà. Che c’è di male? L’Occidente è
diventato ricco così: l’ agricoltura, accumulando capitali innescò il circolo
virtuoso dello sviluppo. Lo stesso
Marx, pur da altro punto vista, notoriamente molto negativo verso il capitalismo,
confermò.
Anche per quest’ ultima ragione crediamo invece - per dirla fuori dai denti - che l’ecologismo (o l’ambientalismo) sia il proseguimento del comunismo altri mezzi. E la cosa più pericolosa è rappresentata dal fatto che sul piano della propaganda e delle opinioni l'ecologismo rosso non solo ha contagiato la destra anticapitalista ma ha guadagnato i cuori della cosiddetta sinistra riformista, di cui Macron è importante esponente. Ma che dire di Zingaretti, che proprio ieri tra i punti imprescindibili per una alleanza con i pentastellati ha inserito la questione ambientale? E in che modo? Usando il linguaggio archeologico e ambiguo del “nuovo modello sviluppo”... Anche Renzi, “il moderato” è più o meno sulle stesse posizioni...
Anche per quest’ ultima ragione crediamo invece - per dirla fuori dai denti - che l’ecologismo (o l’ambientalismo) sia il proseguimento del comunismo altri mezzi. E la cosa più pericolosa è rappresentata dal fatto che sul piano della propaganda e delle opinioni l'ecologismo rosso non solo ha contagiato la destra anticapitalista ma ha guadagnato i cuori della cosiddetta sinistra riformista, di cui Macron è importante esponente. Ma che dire di Zingaretti, che proprio ieri tra i punti imprescindibili per una alleanza con i pentastellati ha inserito la questione ambientale? E in che modo? Usando il linguaggio archeologico e ambiguo del “nuovo modello sviluppo”... Anche Renzi, “il moderato” è più o meno sulle stesse posizioni...
In
questi ultimi anni il fenomeno della
criminalizzazione degli eco-scettici ha
assunto la forza propria della rappresentazione sociale. E può disporre, sul piano delle truppe ideologiche delle seguenti forze: il catastrofismo
dei mass media; la socializzazione scolastica al "catechismo" ecologista; l’armamentario ideologico dell’antica
sinistra rivoluzionaria.
Sulle
munizioni intellettuali marxiste bastino solo tre esempi: gli immigrati sono definiti “profughi ambientali”
(insomma, nuovi proletari vittime del capitalismo); gli eco-scettisti sono liquidati come “negazionisti” (come se tra il presunto
olocausto ecologico e l’Olocausto vero
non ci fosse alcuna differenza); l’acqua trasformata in “bene
comune”( da difendere dai ladri capitalisti di plusvalore ).
Il
fenomeno è pericolosissimo perché l’
ecologismo rosso, dopo essersi mangiato quello verde, non porta
altro
che: 1) l’aumento del costo del lavoro, fenomeno che uccide la competizione
economica tra l’Occidente e l’Oriente; 2) l’introduzione di divieti e regolamentazioni che frenano produzione, scambio e consumo; 4) l’imposizione
di nuove tasse, spesso ad hoc, che impoveriscono
i cittadini; 4) lo sviluppo di processi di centralizzazione politica che
minano la libertà.
Il
nostro, a differenza di quello della sinistra, non è allarmismo. Si pensi al
fenomeno Greta: una
quattordicenne che in pratica difende la
decrescita felice, accolta trionfalmente in Europa quale portatrice di un
nuova verità al grido di ecologisti di tutto il mondo unitevi. Slogan politico che a sua volta,
per chi nutra ancora qualche dubbio, ricorda tanto, anzi troppo, quello marxista.
Carlo Gambescia