martedì 13 agosto 2019

Crisi di governo
Il fallimento del populismo




La questione è semplice: Salvini vuole le elezioni, perché sicuro o quasi di vincere,  tutti agli altri partiti, forse a eccezione di Fratelli d’Italia (forse…), le temono.  Chi ha da perdere in termini di voti nicchia, pone condizioni  o si dichiara contrario.  L’uscita di Renzi sull'ipotesi di governo istituzionale  (non si capisce ancora bene con chi però: con o senza i Cinque Stelle) è una  trovata per mettere con le spalle al muro  Zingaretti,  contrario alle elezioni  e favorevole non si capisce bene  a cosa… Una titubanza  che rivela  la debolezza politica dell’attuale leadership del Partito democratico. Renzi però, almeno un'idea fissa mostra di possederla: riprendesi il Pd,  cosa non proprio facile. Zingaretti invece naviga  a vista. 

Conte e Mattarella  (sebbene  il Quirinale per ora taccia) sono contrari alle elezioni anticipate, il primo perché si è innamorato del potere e sogna un Conte bis, pur che sia. Il secondo perché, da classico democristiano di sinistra, teme in via principale  la vittoria delle destre. 
Cosa ne uscirà fuori? Al momento  resta difficile fare previsioni. Tutte le opzioni sono possibili:  dalle elezioni anticipate  a governi  “istituzionali”  di tipo  “puro”, o  con slittamento  a sinistra oppure a destra (con “responsabili” in fuga da altra partiti).  Anche un governo Pd-LeU-M5S, quindi dai contorni politici precisi, con qualche tecnico imposto dal Quirinale,  non si può escludere del tutto.  Inoltre, Mattarella potrebbe optare per un  Governo del Presidente, presentato  come tecnico, magari richiamando Cottarelli, scelta  che piacerebbe all’Unione Europea. Governo  che però, ammesso e non concesso che trovi i voti, avrebbe vita grama.  Pero, secondo l'antica ottica democristiana, si potrebbe tirare a campare. 

Ovviamente questa confusione, si voti oppure no, andrà a influire sull’ economia e  i conti pubblici.   Lo spread  potrebbe  salire e i mercati innervosirsi di brutto. L'unica buona notizia, se così si può definire, è quella in prospettiva, molto in prospettiva,  di una ricomposizione sistemica dell'asse destra-sinistra. Detto altrimenti; ritorno all'ovile.  Cinque Stelle  potrebbe   flettere   a  sinistra e accontentare non pochi suoi elettori e deputati, e la Lega far rinascere il centrodestra. Per poi fare che, per ora è un' altra storia...    
Perché una cosa deve essere chiara  Quale?  Che  il  responsabile principale della crisi è il pastrocchio italiano,  favorito sconsideratamente da Mattarella,   di un governo populista incapace di governare, se non a colpi di muri  razzisti e  di spesa pubblica incontrollata. Un governo  che ha massacrato tutti i fondamentali economici.  Salvini e Di Maio,  che in questi giorni si azzuffano, sapevano fin dall’inizio che sarebbe finita così. Eppure... Viva l'Italia. Anzi "Prima gli italiani". Si è visto come.
E ora?  Salvini, chiede i "pieni poteri". Per fare che cosa? Costruire un muro al Brennero?  E Di Maio, da par suo, evoca i fantomatici successi della politica economica pentastellata. Ma quali successi? Gli unici ad aver trovato un lavoro in Italia, e per giunta a termine, sono i tremila navigator.
L’unica cosa certa di questa crisi è che il populismo al governo  non funziona. 
Naturalmente, della cosa, andrebbero avvisati gli italiani...

Carlo Gambescia