Paolo Savona come Toto Cutugno
Lasciatemi cantare…
Paolo Savona è un personaggio pericoloso. Certo, secondo la retorica nazionalista sarebbe “un italiano vero”, innocuo, buono come quello della canzone di Toto
Cutugno, con la chitarra in mano che vuole solo cantare e forse sognare. Uno stucchevole motivetto che sembra invece piacere molto a Putin…
In realtà, il suo primo
discorso da Presidente Consob è terrificante. Savona lascia trapelare il disegno economico del governo giallo-verde: rovinare l’Italia, e
giocare sulla rovina dell’Italia, per ricattare gli altri paesi con la minaccia
del contagio finanziario ed economico. Insomma, un
italiano vero. Come Mussolini.
Ci spieghiamo meglio. Parlare di un debito pubblico al 200 per
cento, come fattore fisiologico, facendo l’esempio del Giappone, dove però a differenza dell’Italia il debito è detenuto
dai giapponesi, significa
teorizzare il suicidio economico. Sorvolando, si fa per dire, sul fatto che in Giappone (non parliamo solo di
produttività) c’è un’etica del lavoro che oggi gli italiani neppure sognano.
Il
succo del discorso di Savona è che
stampando moneta a gogò ( anche i titoli del debito sono una forma di moneta) si favoriscono la crescita economica e di riflesso quella del Pil. Pertanto - ecco il minaccioso pendant -
o provvede la Banca Europea, ampliando il suo raggio d'azione, o provvederà la Banca Centrale Italiana, facendo un passo indietro. Ovviamente, abbiamo semplificato perché il discorso è complesso.
Comunque sia, per Savona, e soprattutto per il governo giallo-verde, trattati, accordi e
regole sono solo cartastraccia, perché prima
vengono gli italiani. Come? Ora vedremo.
Che
l’inflazione favorisca lo sviluppo e che la spesa pubblica sia neutrale sotto il profilo inflattivo sono favole. In alcuni casi l'inflazione può esser corollario dello sviluppo. Ma a che prezzo? Quello, se non ci si ferma in tempo, di drogare e destrutturare l'intero sistema economico, distruggendo ogni possibilità di sviluppo. Come? Favorendo l’occupazione figurativa, finanziata attraverso la spesa pubblica. Finanziamento che si scarica in termini inflattivi su salari e stipendi a potere d’acquisto decrescente o di puro giroconto contabile solo virtualmente crescente. Tradotto: con una mano si dà (un lavoro), con l'altra ( l' inflazione) si toglie.
Insomma, con le politiche alla Savona lo sviluppo, a meno che non raggiunga tassi stellari (da economie in decollo), se lo mangiano l'inflazione e debito pubblico. Di qui, inevitabilmente, per rinviare la resa dei conti, nazionalismo, protezionismo, autarchia e guerre per depredare le altre nazioni. Altro che i "diktat" della Commissione Ue, in realtà animati dalle regole di buon governo e dai principi del libero scambio.
Savona scommette sul risparmio italiano. Ma da
più di trent’anni gli italiani schifano i titoli di stato. Pertanto o mente o pensa all’acquisto obbligatorio - magari con una proditoria operazione sui conti correnti - dei futuri titoli di
debito pubblico emessi dal Tesoro. L’accenno di Savona all’importanza del risparmio italiano è preoccupante. Una minaccia per la libertà dei risparmiatori.
Stampare
moneta in quantità industriali - che sia la Banca Centrale Europea o la Banca d’Italia - non serve a nulla se non
cresce la produttività, ossia il rapporto tra il prodotto e i fattori delle
produzione che, in un data unità di tempo, contribuiscono a produrlo. Pertanto se il costo del lavoro (che è un
fattore produttivo) resta elevato e
poco competitivo, si può stampare tutta
la moneta di questo mondo, ma l’economia
non potrà mai ripartire. Ancora
più grave diventa la situazione quando alla bassa produttività si unisce una
scarsa o nulla etica del lavoro.
La
moneta in sé, rispetto alla produttività economica, è una pericolosa illusione politica.
In
Italia i livelli di produttività sono al minimo. E pensioni e reddito di
cittadinanza simbolicamente svolgono il
ruolo degli animali sacri nell’induismo. Altro che etica del lavoro. Inutile perciò insistere sulla pericolosità delle tesi di Savona.
Probabilmente,
come accennavano, il Presidente della Consob, gioca, cosa del resto
graditissima al governo giallo-verde,
sulla minaccia del tanto peggio tanto meglio, per spaventare i partner
europei con il possibile default dell'Italia, le cui dimensioni geo-economiche non sono quelle della Grecia.
Per
ottenere che cosa? Non crediamo si
tratti solo del permesso di sforamento del tre per cento. Sarebbe poco, troppo poco. Probabilmente, si vuole l’uscita dall’Ue o ancora peggio si confida nella sua dissoluzione per linee di frattura interne.
Che
poi siano obiettivi realistici è un’
altra storia… Savona, sembra buono. Ricorda, come dicevamo, quell’ italiano con la chitarra in mano che chiede solo di cantare… E
probabilmente di sognare. Ma a spese
di chi? Semplice. Prima gli italiani...
Carlo Gambescia