Dugin for dummies...
Abbiamo messo insieme alcuni brani del
Dugin Pensiero, tratti da interviste significative a siti e giornali
italiani principalmente di destra, diciamo però con varie sfumature. Non è
comunque questo il punto.
Le vere questioni sono la natura
reazionaria del pensiero duginiano e l’incompatibilità delle sue tesi con la modernità liberale. Di più, diremmo, con la modernità tout court, come si
può facilmente capire dai testi riuniti. Il che ovviamente spiega le simpatie fasciste e populiste in
Italia e altrove. Tema quest’ultimo che riconduce agli effetti di ricaduta
politica del pensiero duginiano, effetti che possono essere pericolosi, soprattutto nel presente quadro politico.
Come comportarsi allora? “Imparare”, studiare e capire. Cose che oggi non si fanno più… E in che modo? Puntando, ad esempio, su lavori antologici, ovviamente in forma più ampia, che
permettano anche ai dummies di comprendere tutta la
pericolosità politica e sociale del
pensiero di Dugin.
Attenzione, i dummies, che dovrebbero essere interessati a capire e imparare (il condizionale è d'obbligo) non sono presenti solo tra il popolo, insomma la gente comune, ma, come talvolta capita per certi cognomi, sono diffusi, cosa ancora più
pericolosa, tra le élite. A buon intenditor...
Buona lettura.
Carlo Gambescia
P.S. Il grassetto nei testi è originale.
***
Contro la modernità
Oltrepassare la Modernità non è facile,
ogni alternativa rischia di essere impregnata di alcuni pregiudizi moderni.
Abbiamo bisogno di non temere nulla, incluso il regresso, l’autoritarismo e
così via. Noi ci vergogniamo di questi fenomeni perché risentiamo della
mentalità moderna. Io apprezzo il comunitarismo, in sé possiede qualcosa di
premoderno in quanto comunità organica di persone che vivono relazioni
personalizzate con la natura e con I propri simili. Ma non dovremmo escludere
un immaginario imperiale basato sulle gerarchie e sulla sacralità. Noi abbiamo
bisogno di restaurare tutte e tre le funzioni originarie tradizionali quali il
Sacerdote, il Guerriero ed il Contadino. L’economia è il campo del contadino,
in tal modo la comunità rurale e dei piccoli artigiani sono la base
dell’aspetto materiale della società. Ma al di fuori della Modernità tale
aspetto materiale dovrebbe occupare l’ultimo posto di ciò che interessa. La
base reale della società dovrebbe essere il Paradiso, la vita spirituale, I
valori sacralizzati. La Terra
dovrebbe essere, una volta ancora, conquistata dal Paradiso perché I Sacerdoti
ed I Guerrieri recuperino le loro posizioni essenziali. Abbiamo, in tal modo,
bisogno di invertire il processo della Modernità che iniziò con il posizionare,
all’opposto, il materiale al di sopra dello spirituale, la Terra sopra il Paradiso.
( Intervista a cura di Eduardo
Zarelli: https://www.ereticamente.net/2018/03/ereticamente-intervista-aleksandr-dugin-a-cura-di-eduardo-zarelli.html )
È infatti impossibile rinunciare alla
lingua, alla storia, a una certa mentalità… È impossibile pensare senza una
lingua, no? La mia è una
visione metafisica dell’intelletto
e della linguistica, dalla storia e della società. Basandosi su tutto ciò,
rinunciando alle tre teorie politiche della modernità – comunismo, nazionalismo
e liberalismo – dobbiamo costruire
una nuova visione
del mondo, una politica in senso esistenziale capace di dare una risposta a tutte le
sfide del presente: il nostro rapporto con gli altri, il gender, l’idea di un mondo
multipolare… Occorre ripensare tutto questo al di fuori della modernità
occidentale. Ebbene, è proprio comparando questa costruzione teorica e i tre
regimi della modernità occidentale che è nata la Quarta Teoria
Politica.
Il fondamentalismo islamico e
Lo sciismo moderno è un’espressione, in ambito islamico, della Quarta Teoria Politica. Il mio libro è stato tradotto in persiano, ed è stato sottolineato che parla della politica iraniana…! Che infatti non è comunista, né liberale, né nazionalista. Credo che il cosiddetto “populismo” – compreso quello italiano – sia una forma della Quarta Teoria Politica. Nemmeno i populisti sono fascisti o comunisti, e sono profondamente antiliberali. Il populismo è una reazione esistenziale dei popoli, che evidentemente non sono morti, come vorrebbero i liberali, i mondialisti e i globalisti. Sono tutti esercizi preparatori della Quarta Teoria Politica – che d’altronde potrebbe essere definita una forma di populismo integrale. Né di destra, né di sinistra, provvisto naturalmente di simpatie verso la giustizia sociale e l’ordine morale. Da questo punto di vista,
Borghesia, il nemico
Credo che la difesa della borghesia contro il proletariato di Evola e Guénon sia un errore legato all’applicazione della teoria che vede quattro caste nelle società indoeuropee. La prima era sacerdotale e la seconda guerriera, degli kshatrya: sennonché, a differenza di Evola e Guénon, sono convinto che la terza casta debba essere identificata con quella dei contadini. Georges Dumézil ha mostrato che nella tradizione indoeuropea le caste sono tre, non quattro. Se le cose stanno così, allora la borghesia non è nemmeno una casta, bensì un gruppo costituito da contadini incapaci di vivere nei campi che si mossero verso le città. I più onesti si trasformarono nei proletari; i peggiori, invece, nei capitalisti. La borghesia divenne così una casta che riuniva i guerrieri peggiori, che avevano paura di lottare, e i contadini che non volevano lavorare. Era l’unione degli individui peggiori di tutte le caste. Ecco perché non bisogna difendere la borghesia, non essendo una vera casta indoeuropea. Odiando sacerdoti, guerrieri e contadini, ha creato una realtà avversa a tutte le caste tradizionali indoeuropee. È interessante notare come la rivoluzione socialista – il comunismo sovietico – fosse orientato dapprima contro la borghesia, non tanto contro guerrieri, sacerdoti o contadini. Così credo sia possibile concepire, per così dire, un socialismo – o un comunismo – indoeuropeo del tutto avverso alla borghesia, che non rappresenta in alcun modo
Liberalismo, il nemico
Il fronte comune
Al populismo vengono applicate etichette di destra – fascista, nazionalsocialista – o di sinistra – comunista, maoista, trotskista… Ma anticomunismo
e antifascismo sono solo tentativi di spaccare il popolo. Il populismo
propone di abbandonarli entrambi, insieme ai dogmi del nazionalismo e del
comunismo, unendo le forze popolari – di destra e sinistra – per giungere al populismo integrale,
facendo fronte comune
contro i liberali, i globalisti, i mondialisti, residui ultimi del
ciclo ultimo dell’Occidente. Sono convinto che i mondialisti di oggi siano i
peggiori – peggiori dei fascisti così come dei comunisti. Una rivoluzione contro di loro
sarà l’ultima missione escatologica d’Occidente. Il popolo tenterà una resistenza
organica, esistenziale. La
Quarta Teoria Politica, inoltre, apre la strada al recupero
di tutto ciò che non è moderno né occidentale: il pre-moderno, il post-moderno,
l’anti-moderno, l’Asia, la tradizione romana, il cristianesimo ortodosso, la Grecia , l’Islam. La
modernità occidentale è l’insieme di tutto ciò che vi è di più negativo, i
Soros, i globalisti, i liberali… Farla
finita con il liberalismo significherà superare tutto ciò che nell’Occidente ha
un carattere nefasto. È
una lotta escatologica, evidentemente: e qui la Quarta Teoria
Politica si ricongiunge al tradizionalismo. Sempre, va da sé, con uno sguardo
aperto al futuro.
( Intervista a cura di Andrea Scarabelli: http://blog.ilgiornale.it/scarabelli/2018/06/25/aleksandr-dugin-evola-il-populismo-e-la-quarta-teoria-politica/ )
Heidegger, Tradizione e
Quarta Teoria Politica
Questo è il
punto di partenza della Quarta Teoria Politica, che non accetta il liberalismo
come destino inevitabile, vuole negare l’individualità, ma senza ritornare alle
ideologie del passato che erano moderne e, in quanto tali, rappresentante allo
stato più puro dal liberalismo. Riconosciamo questo risultato della storia
ideologica della modernità, riconosciamo che il liberalismo ha vinto ed i
motivi. Vogliamo allora opporre al liberalismo vincitore qualcosa che vada
oltre alla modernità, auspicando il ritorno alla pre-modernità, al mondo
tradizionale. Dobbiamo però comprendere che non deve essere un “ritorno al
tempo passato”, ma ai principi eterni della Tradizione che appartengono ad ogni
epoca. Quando parliamo di “tradizione” abbiamo l’idea del passato, del vecchio,
della reazione; la
Quarta Teoria Politica però non è conservatorismo, ma è un
appello all’eternità, nel cui contesto possiamo trovare la dimensione dell’uomo
presente e futuro. Questa eternità è proprio ciò che viene negato dalla
modernità e dal liberalismo. In questo ritorno alla pre-modernità ci può essere
d’aiuto Heidegger con la sua critica del logos occidentale, moderno e
pre-moderno; la pre-modernità di per sé non basta, perché quando viene
concepita soltanto formalmente – e la Tradizione perde il suo senso eterno – è
destinata a farsi superare dalla modernità, come già avvenuto quando ha perso
il suo carattere esistenziale, vivente, ridotta ad una pura forma vuota senza
contenuto sacro. Il ritorno al sacro deve essere concepito nel contesto
heideggeriano come un nuovo inizio, da costruirsi intorno al concetto di
Dasein: questo è la distruzione del concetto individuale in favore del fatto
umano, concreto, pensante.
Il populismo come risveglio
del popolo
Il populismo,
come fenomeno post-moderno, è il rifiuto del liberalismo, ma si tratta di una
reazione viscerale, “di pancia”, non intellettuale. Come un organo vivente
reagisce a ciò che attenta alla sua vita, il populismo è la reazione immediata
della società ancora vivente contro l’imposizione del liberalismo che uccide
tutta la vita. Anche in questo fenomeno possiamo trovare una dimostrazione del
Dasein: Heidegger scriveva « Dasein existiert völkisch ». L’uomo non può
esistere senza il popolo: senza la lingua, senza la cultura e senza la
tradizione, perché l’uomo è elemento del popolo ed il popolo è la natura
dell’uomo. Tutto il contenuto dell’uomo è popolare. Dobbiamo comprendere allora
il populismo come il risveglio del popolo che esiste e che si oppone alla
metafisica della modernità, contro i concetti liberali dell’individuo e della
società civile.
Il populismo come reazione
organica
L’opposizione
al liberalismo spiega anche perché il populismo declina facilmente verso
“populismo di sinistra”, quasi-socialismo (Syriza in Grecia, Podemos in Spagna,
Movimento 5 Stelle in Italia) o “populismo di destra”, quasi-fascismo (come Le
Pen in Francia, AfD in Germania, Lega Nord in Italia). Ritengo però che il
populismo non debba essere interpretato né dalla sinistra né dalla destra,
perché altrimenti si cade nella trappola della modernità e si ripristina il
circolo vizioso della storia: un’altra volta si creerebbe una società “chiusa”
con il socialismo o il fascismo ed il liberalismo diventerebbe un’alternativa attraente.
Questo occorre evitare, quindi il populismo deve essere inteso in senso puro,
senza intromissioni “di destra” o “di sinistra”, come se fosse una reazione
organica che deve essere coltivata intellettualmente. Il populismo è la forma
grezza, primitiva, della creazione della cultura della Quarta Teoria Politica,
di cui rappresenta l’argomento più importante della sua validità; esso deve
essere letto nel senso del superamento del liberalismo e delle sue altre forme
critiche moderne, e solo in questo senso può essere considerato uno strumento
per affermare una totale alternativa al liberalismo ed alla globalizzazione. In
questa lotta, i nemici del populismo sono le idee manipolate dallo stesso
liberalismo: il neofascismo (come nel caso ucraino) ed il neosocialismo (come i
movimenti finanziati da Soros); il populismo deve quindi opporsi a queste
interpretazioni distorte “di destra” o “di sinistra”, perché da qui passa la
differenza tra essere ostacolo al liberalismo oppure essere uno strumento del
liberalismo stesso. Non basta dunque la raccolta del dissenso o il “voto di
protesta”: bisogna che sia ben chiara, nella visione dei leader politici, la
funzione storica del populismo.
Macron, l’Anticristo
politico
Con Macron
vediamo la situazione molto più chiara della post-modernità: lui rappresenta il
liberalismo puro, globalista, oltre la destra e la sinistra, è l’Anticristo
politico. Chi gli si oppone è di destra (Le Pen) o di sinistra (Mélenchon); ma
il polo del populismo puro, che è il centro della Quarta Teoria Politica, sta
tra Le Pen e Mélenchon. Anche in Italia bisogna trovare una “Quarta posizione”;
personalmente credo che Salvini vada in questa direzione, anche se per ragioni
di convenienza di propaganda politica, per non perdere il sostegno dei liberali
“di destra” del Nord Italia, questo aspetto non sia accentuato.
Trump e trumpismo
Trump, pur
comportandosi talvolta in modo irrazionale, non può essere interpretato né come
un perfetto liberale, né come comunista né come fascista. La sua visione
sincretica e caotica del mondo denota del populismo; ma il “trumpismo” è più
importante di Trump, perché è ciò che il popolo americano aspira ed ha voluto
il Trump “trumpista”, non il Trump manipolato dal deep state, dalle strutture
liberali e globaliste. Trump ha
dichiarato in campagna elettorale di voler cambiare il sistema, ma senza una
volontà rivoluzionaria è impensabile vincere contro la palude liberale. Il
sistema esistente non può essere migliorato cambiando le procedure o le élites,
ma deve essere distrutto nei suoi principi. Questo è possibile soltanto
attraverso la revisione totale della modernità, imponendo un’altra filosofia
della politica, della scienza e della società. La via è comunque molto lunga e
non evidente. Forse Trump sottostima la sfida di questa rivoluzione totale ed è
per questo che occorre lavorare affinché altri leader abbiano i mezzi che a lui
mancano.
(Intervista a cura di Stefano Beccardi: https://www.ilprimatonazionale.it/cultura/dugin-liberalismo-tradizione-intervista-66493/ )
Eurasiatismo
La
strategia e la filosofia dell’Eurasia si fonda sulla multipolarità. L’Eurasia
non è un sinonimo di Russia. Indica il concetto del “grande spazio”, come
inteso da Carl Schmitt, di civilizzazione. La Russia è un Paese. L’Eurasia è l’insieme di
elementi culturali che esistevano prima della Russia. Quando i russi pensano in
termini di civilizzazione nella sua pluralità, con riferimento al tempo, allo
spazio, all’uomo, possiamo valorizzare e riconoscere anche altre culture, nel
rispetto e nella diversità. L’eurasiatismo è
una filosofia contrapposta al globalismo, all’atlantismo, all’universalismo
liberale occidentale della modernità e post-modernità. È una difesa del
pluralismo anche antropologico in una concezione policentrica dell’uomo.
Putin
Non
sono un consigliere ufficiale del presidente Putin. Alcune mie tesi vengono
prese in considerazione, evidentemente per il valore dei loro contenuti ed il
loro ancoraggio alla nostra storia.
[…]
Nel mio nuovo libro, «Putin contro Putin», pubblicato anche in Italia, in cui
descrivo il presidente russo come una persona con due volti. Parlo del Putin
“solare” e del Putin “lunare”. Il primo è euroasiatico, con una grande visione
in politica estera, amato dei suoi cittadini. Il secondo è il Putin cesarista e
trasformista, troppo assorbito dagli oligarchi del vecchio e nuovo corso
politico. Il mio è stato uno sforzo per conoscere chi è davvero Putin. Nessuno,
però, sa davvero chi è il presidente.
Dopo
Putin…
Putin
non sta pensando ad una sua successione. Come detto prima, ha costruito una
individualità particolare e trovare un suo continuatore è molto difficile.
Medvedev, per esempio, è, a mio avviso, un continuatore del Putin lunare. Nella
situazione attuale Putin è solo, a capo di tutto, al vertice della piramide.
Lavrov (attuale ministro degli Esteri, ndr),
non è un decisore. Come Medvedev, ricopre un ruolo. È un attore della scena
politica.
( Intervista a cura di Gennaro Grimolizzi: http://www.domus-europa.eu/?p=7623 )