martedì 11 giugno 2019

Cultura neofascista…
Gone with the Wind...


Se  si scrive che sono ignoranti,  poi  si offendono.   Chi si offende?  I rottami della cultura neofascista. Neofascismo, per metterla sul concettuale,   come  il  proporsi di  far rivivere, attualizzandola,  la cultura fascista.  Però  in chiave bunker: del pescare e ripescare  nella polverosa e asfittica soffitta  del fascismo come del prefascismo, nel senso, per quest’ultimo,  della tentazione fascista,  secondo la celebre  definizione di Tarmo Kunnas.  

Parliamo  di stereotipi  che vanno  dalla  negazione del progresso all’idea della civiltà in pericolo, dal culto dell’azione, all’antiegualitarismo, dal razzismo al nazionalismo.  Solo per indicare i pericolosi mitemi principali.
I neofascisti  odiano   la modernità, il capitalismo e  il liberalismo. E che cos’è l’ignoranza politica? La condizione determinata dalla mancata conoscenza  di una moderna cultura liberal-democratica.  Li si interroghi - chi scrive ne sa qualcosa -  per scoprire che  criticano  ma di terza e quarta mano, senza aver letto un solo pensatore liberale. Ignoranza politica -   attenzione -  di cui i neofascisti  vanno pure fieri. Quindi intenzionale. Anzi,  dal loro punto di vista, si beano. Ne godono insomma. Mancò la fortuna, non  l’idea…  Ecco la versione neofascista in stile  Rsi.  La legnata del 1945 è giudicata  un incidente di percorso.  “C’è un grande passato nel nostro futuro”, per dirla con il rimbambito generale del monicelliano   “Vogliamo i colonnelli”.
Ad esempio, oggi Veneziani  scrive l’ennesimo pistolotto su Bombacci:   il comunista  e  leninista, che passò con Mussolini, e morì fucilato dai partigiani. Nulla di nuovo sotto il sole, l'abbinata Lenin-Mussolini, come si dice  alle corse dei cavalli,   risale a Sorel... Ed eventualmente, citofonare Missiroli.  
Eppure Bombacci resta  una specie di eroe per i neofascisti.   Perché vi  scorgono  sia la bontà delle loro  idee  ritenute superiori a quelle comuniste (ma, in realtà, vale anche la reciproca, perché nel secondo dopoguerra, molti fascisti si iscrissero al Pci),  sia  l’  anticipazione, come è facile intuire,  di ciò che oggi volgarmente  si chiama rossobrunismo.  Qualcosa  che unisce neofascisti e veterocomunisti  nel comune odio verso la civiltà liberale.  Dio li fa poi li accoppia.
Un atteggiamento  apprezzato da Veneziani. Proprio come da un Fusaro qualsiasi. Parliamo di  un’ ideologia, che,  all’insegna del né destra né sinistra (che risale, si badi, al pensiero controrivoluzionario), vede estrema destra ed estrema sinistra, unite contro il “liberalcapitalismo” (senza trattino).  E che  nella sua  versione internazionale, oggi si chiama putinismo. 
Del resto il despota  russo  è   difeso a spada a tratta da un altro intellettuale dai trascorsi neofascisti: Gennaro  Sangiuliano. Oggi alla guida del Tg2, in quota Salvini (quando si dice il caso…). Vedere per credere.   
Rossobrunismo, culto dell’uomo forte (Sangiuliano, nel tempo libero, coccola anche Trump), e Tradizione (con l’iniziale rigorosamente maiuscola)  nella versione, alquanto abborracciata,  di Aleksandr Dugin.   L’ ideologo di Putin (quando si dice il caso…),  giunto a Roma i primi di giugno, per una rimpatriata tra amici neofascisti all’ Eur. Si dia un'occhiata al suo video :  raggelante (*).    
E  nel nome di chi?   Di Julius Evola naturalmente.  E di quel  Pensiero Ribelle (anche qui iniziali maiuscole) , caro tra l’altro a Giampaolo Rossi, altra scheggia intellettuale di origine neofascista, approdata al CdA della Rai.   Quel Pensiero  Ribelle  che tra l’altro dà  il titolo a un libro di Luigi Iannone, dove si  riprendono tutti i vieti argomenti della tentazione fascista. Che ci sarà mai  di  ribelle  nella pretesa di  gestire  la società come una caserma?   
Evidentemente, gli intellettuali neofascisti  nulla hanno dimenticato, nulla  hanno imparato.  Il fascismo è rimasto il Convitato di Pietra  di  generazioni (Veneziani-Bagaglino scriverebbe de-generazioni) che rimpiangono Mussolini...  Se non addirittura  Hitler,  come Buttafuoco, cantore , nel romanzo Le uova del drago,  dei  biondi  soldati  nazisti,  morti  Sicilia, al posto degli italiani  che invece  non tirarono dritto combattendo con i tedeschi  gli odiati  americani,  comandati dal generale  Lucky Luciano.   

Come riteneva giustamente Giano Accame:  il neofascista, duro e puro, in modalità bava alla bocca,  non vuole studiare e storicizzare il fascismo, ma solo riabilitarlo  a scopi puramente politici.  Non vuole capire, vuole credere. Quanto all’obbedire e combattere, come egli diceva, ironizzando,  dipende...     
Accame, certo, rispettava l’ idea  e soprattutto i  caduti per l’ idea: i fascisti ospiti invisibili alle sue esequie. Ma guardava decisamente oltre.  Era un intelligente riformista di destra,  un intellettuale che praticava   la retorica della transigenza, dialogando con tutti.  E mai  in chiave rossobrunista, come ancora si vuole credere e fare credere...
Accame accettava  la modernità  liberale e capitalista. Con correttivi, certo.  Ma sempre con  ironia,  e verso i papiri goliardici di tutti: dei  fascisti e degli antifascisti, dei  belli e dei brutti (per dirla in venezianese...).
Quell’ironia vera   -  non il semplice calembour da avanspettacolo - che mancava e manca  totalmente alla destra neofascista, sempre e solo mossa,  culturalmente parlando,  dalla pavloviana coazione a ripetere.
Si prenda ad esempio la  nuova casa editrice dal nome che riecheggia, crediamo, la piantagione “Dodici Querce”  che a sua volta rimanda  al celebre  film (e romanzo ) Gone with the Wind (**) sulla guerra civile americana. Vista ovviamente dalla parte dei sudisti...
Comunque sia,  il suo  catalogo  è una specie di remainder delle Edizioni Il Borghese e Volpe. Roba di cinquant’anni fa.  Come da copione: nulla hanno imparato, nulla hanno dimenticato. Ignoranti, politicamente ignoranti, come prima. Anzi più di prima.
E visto che siamo in argomento, per parafrasare  Rossella O'Hara, nel domani  i neofascisti  non scorgono un  altro giorno,  ma solo un altro ieri, se non addirittura l'avantieri...  

Carlo Gambescia