Dal D-Day alla Liberazione di Roma
Una manciata di pallottole
Roberto
Rossellini, tra il 4 e il 5 giugno del 1944, si
spinse curioso e trepidante fino alle
catacombe dell’Appia Antica, per scorgere l’arrivo dei primi soldati americani. Qualche ora prima, Mario
Tedeschi, poi direttore del
“Borghese” e conservatore intelligente, lasciando Roma, con altri
fascisti, dal camion, così racconta,
lanciò con stizza una manciata di
caramelle verso alcuni passanti, frettolosi e disamorati.
Di
lì a poche ore, Roma avrebbe riempito le
piazze per festeggiare i liberatori. Senza virgolette. Felice, perché finalmente libera dalle bombe e dalla fame.
Dopo
settantacinque anni cosa resta della Liberazione di Roma ? Il discorsetto di rito
della “Sindaca” Raggi in
Campidoglio? E quello di Nicola Zingaretti? Poche righe sui
giornali? Qualche tweet?
Un
silenzio ( o quasi) che parla da solo. E parla di oblio.
Come
del resto è eloquente l’assenza di qualsiasi
dichiarazione ufficiale in tinta giallo-verde sulle celebrazioni di ieri in Normandia del 75°
anniversario del D-Day. Neppure una caramella il governo ha lanciato a chi liberò
Europa e Italia dal terrore
nazi-fascista. Moavero era in
Giappone. Salvini e Di Maio, a colloquio per spartirsi l’Italia. Conte, come si dice, se c’era,
dormiva. Mentre la Merkel c'era. Altro stile.
Significativo infine anche il silenzio di Sergio Mattarella.
L’Occidente, con i suoi valori, non è più di moda. La Liberazione non è più neppure vintage. Perché i popoli, come noto, quando le élite tacciono, perdono la memoria collettiva.
Non parliamo di riconoscenza, che in politica, raramente si trasforma in forza reale. Ma di consapevolezza, da parte della classe politica degli interessi nazionali, i veri interessi nazionali. Consapevolezza che si prolunga attraverso la memoria. E in questo caso nel ricordo di cosa accadde nel 1939-1945, quando il fascismo permise con il suo sciocco bellicismo che gli interessi italiani fossero calpestati dagli stessi italiani. E, cosa più grave, di quanto costò mettervi riparo.
Ieri, altro segno dei tempi, un foglio neofascista on line celebrava un soldato tedesco, alla mitragliatrice, sterminatore di marines appena sbarcati.
Una manciata di pallottole. Neppure di caramelle.
Carlo Gambescia