venerdì 7 giugno 2019

Dal  D-Day  alla  Liberazione di Roma
Una manciata di pallottole




Roberto Rossellini, tra il 4 e il  5  giugno del 1944, si spinse curioso e trepidante  fino alle catacombe dell’Appia Antica,  per scorgere l’arrivo dei primi soldati americani.   Qualche  ora   prima, Mario  Tedeschi,  poi direttore del “Borghese” e conservatore intelligente, lasciando Roma, con altri fascisti, dal camion, così racconta, lanciò con stizza  una manciata di caramelle verso alcuni  passanti, frettolosi e disamorati. 

Di lì a poche ore, Roma  avrebbe riempito le piazze per festeggiare i liberatori. Senza virgolette. Felice,  perché finalmente  libera dalle bombe e  dalla fame.   
Dopo settantacinque anni cosa resta della Liberazione di Roma ? Il discorsetto  di rito  della “Sindaca” Raggi in  Campidoglio?   E quello di Nicola Zingaretti?   Poche righe sui giornali?  Qualche tweet?  
Un silenzio ( o quasi) che parla da solo.  E parla di oblio.  
Come del resto  è eloquente l’assenza  di qualsiasi  dichiarazione ufficiale in tinta  giallo-verde sulle celebrazioni di ieri in Normandia del 75° anniversario del D-Day. Neppure una caramella il governo ha lanciato a chi liberò Europa e  Italia dal terrore nazi-fascista.  Moavero  era  in Giappone. Salvini e Di Maio, a colloquio per spartirsi l’Italia. Conte, come si dice, se c’era, dormiva.   Mentre la Merkel c'era.  Altro stile. 
Significativo   infine anche il silenzio di Sergio Mattarella.  
L’Occidente, con i suoi valori,  non è più di moda.  La  Liberazione  non è più neppure vintage.  Perché i   popoli, come noto, quando le élite tacciono, perdono  la memoria collettiva.  
Non  parliamo di riconoscenza, che in politica, raramente si trasforma in forza reale. Ma di consapevolezza, da parte della classe politica  degli  interessi nazionali,  i veri interessi nazionali.  Consapevolezza  che si  prolunga attraverso la memoria.  E in questo caso  nel ricordo di cosa accadde nel 1939-1945, quando il fascismo permise con il suo sciocco bellicismo  che gli interessi italiani fossero calpestati dagli stessi italiani.  E, cosa più grave,   di quanto costò mettervi riparo.
Ieri, altro segno  dei tempi,  un foglio neofascista on line  celebrava  un soldato tedesco, alla mitragliatrice,  sterminatore di  marines appena sbarcati.  
Una manciata di pallottole. Neppure di  caramelle.  

Carlo Gambescia