La riflessione
Ecologia à la carte
Oggi
sul “Messaggero” Marco Gervasoni (nella foto), professore di storia contemporanea, recensisce
il saggio sull’ecologismo come “nouveau totalitarisme” di Drieu Godefridi, filosofo liberale e finanziere ("concettuale") belga.
A dire il vero nel titolo del volume c’è un punto di interrogativo. Ma da quel che si desume risulta perfettamente
inutile. Probabilmente un’ imposizione dell’editore.
Quel
che però non convince, non è tanto il contenuto del saggio, giustamente critico nei riguardi delle teorie
ecologiste e dei risvolti pesantemente costruttivisti dell’ambientalismo politico, quanto il taglio di Gervasoni. Ben riassunto nella chiusa del pezzo, dove dopo aver citato il filosofo conservatore Scruton
(diciamo pure, un ecologista di destra, seppure di elevata statura intellettuale), si legge che
non
a caso molti pensatori ecologisti sono profondamente ostili alle leggi di manipolazione del feto e ai vari tentativi di fabbricazione
artificiale dell’uomo, che invece mandano in solluchero i progressisti. La
difesa della terra e del suolo è insomma questione troppo seria per lasciarla
ai Verdi.
Due
osservazioni.
Uno. La questione ambientale o esiste o non esiste. A parere di chi scrive
non esiste. O comunque, non riguarda, come si vuole
credere le diseconomie esterne dell’economia di mercato, bensì cicli geologici
e fisici che hanno miliardi di anni. Figurarsi,
se due o tre secoli di capitalismo,
eccetera, eccetera.
Sul punto esiste una letteratura copiosa, definita però proprio dai Verdi, per criminalizzarla,
negazionista. Di che cosa? Delle stupidaggini ecologiste. Quando si dice il
caso…
Due. Dal momento che non esiste
una questione ambientale, parlare di
ambientalismo di destra e sinistra, conservatore e progressista, è semplicemente
ridicolo e fuorviante. Perché il
rischio dell’ecologia à la carte è che una volta d’accordo sui presunti guai del
pianeta terra, la parola passi alle
politiche pubbliche. Tradotto: al
costruttivismo. Alla pretesa, che discende dall’idea catastrofica di
pretendere di sapere, da parte di chiunque comandi (di destra o sinistra), ciò che sia bene per ogni singola persona.
Di
qui, quell’overdose di tasse, leggi e divieti che mette a rischio l’economia di
mercato. Attenzione, parliamo della gallina dalle uova d'oro: del solo sistema
economico che abbia dato storicamente prova di garantire libertà e benessere.
Proprio perché fondato, prima ancora di qualsiasi razionalizzazione, sull’anticostruttivismo,
ossia sull’idea, connaturata alla spontaneità delle azioni umane, del lasciare
liberalmente a ogni singola persona di perseguire il proprio bene.
Gli
uomini insomma, comprando e vendendo, non sapevano di costruire il Capitalismo. Siamo davanti a un’
etichetta, usata dai suoi nemici. Né
principi e vescovi sapevano di costruire il Feudalesimo, né i romani
della Repubblica di costruire l’Impero. Esiste una mano invisibile del sociale, frutto
di milioni di azioni individuali, i cui esiti, o effetti di ricaduta, sono imprevedibili. Opporsi
ad essa significa edificare quella che Hayek chiama la strada verso la
servitù. Che, ovviamente, come quella che porta all’inferno, appare sempre lastricata di buone
intenzioni.
Di
destra, di sinistra, conservatrici e progressiste…
Carlo Gambescia