Campi &
Dugin
Perché non invitare l’ideologo russo
all’Università di Perugia?
Sulla
pagina Fb dell’ ineffabile Alessandro Campi si è discusso della tournée (posso usare questo termine?) di Dugin in
Italia, promossa dal mondo neofascista (*). Campi parla di contestazioni, anatemi e censure progressiste che però, di fatto, non si sono concretizzate in nulla di incisivo. Dugin ha potuto girare in lungo e in largo l’Italia senza veti di nessun genere e controlli polizieschi. Non è stato invitato dalle università italiane? Campi, che mi dicono abbia a Perugia un certo potere accademico, può rimediare, invitandolo. Visto anche il viavai di professori polacchi…
Campi, al di là della lezioncina di filosofia del prossimo e dell'accenno in stile Blade Runner ai "movimenti reali della storia" (Ho visto cose, eccetera), asserisce che si dovrebbe ascoltare Dugin, a prescindere dal valore delle sue idee e dalla vicinanza o meno a Putin, solo
per curiosità (come dire?) geopolitica verso un ideologo che comunque parla per e della Russia.
Una potenza tornata a giocare un ruolo mondiale.
Una
curiosità scientifica, che i contestatori progressisti non nutrirebbero.
Sarà pure come dice Campi, per carità. Però in Italia e in Russia, qualcosa sembra essere cambiato dal 1994, quando Dugin venne a Roma per un convegno su Evola, anche allora organizzato in ambienti vicini al Movimento Sociale appena “sdoganato” da Berlusconi. Ricordo Sgarbi, Borghezio e alcuni politici di An tra i relatori, nonché un Campi che sfarfalleggiava tra il pubblico. Probabilmente non era ancora divampato il grande amore per il suo Aron.
Sarà pure come dice Campi, per carità. Però in Italia e in Russia, qualcosa sembra essere cambiato dal 1994, quando Dugin venne a Roma per un convegno su Evola, anche allora organizzato in ambienti vicini al Movimento Sociale appena “sdoganato” da Berlusconi. Ricordo Sgarbi, Borghezio e alcuni politici di An tra i relatori, nonché un Campi che sfarfalleggiava tra il pubblico. Probabilmente non era ancora divampato il grande amore per il suo Aron.
Allora
si sussurrava che Dugin fosse vicino
all’estrema destra russa, nazional-populista di
Vladimir Zhirinovsky, che all’epoca annoverava tra i suoi amici europei
Le Pen padre.
Dugin
non impressionò i presenti più di tanto.
Ricordo il tagliente giudizio del compianto Gian Franco Lami. Insomma,
banalità su Evola in ordine sparso. E la cosa finì lì.
Quali
sono le differenze tra il 1994 e il
2019?Due.
La
prima, che oggi in Italia i populisti sono al potere, mentre all’epoca Alleanza
Nazionale a breve si sarebbe ritrovata all’opposizione.
La
seconda, che Putin ce l’ha fatta, Zhirinovsky no. Oggi Putin è una specie di zar di tutte le Russie e Zhirinovsky fa solo folclore politico. Una specie di D'Annunzio nell'Italia di Mussolini (si parva licet, eccetera): il potere vero
è nelle mani dell’ex funzionario del
KGB.
E,
a torto a ragione, Dugin, ora viene
considerato, non più il consigliere di un politico in possibile ascesa, ma di
uno statista saldamente al comando. In
qualche misura anche
Dugin ha fatto carriera.
Il
che spiega l’invito in pompa magna in
Italia, ovviamente auspici gli stessi ambienti neofascisti di allora, da sempre
appassionati cultori di uomini forti e idee
antiliberali. Solo che oggi
i neofascisti sono molto più
influenti e decisi di allora. Anche
perché -
ecco l’aspetto che dovrebbe
preoccupare ogni sincero liberale - mentre
Alleanza Nazionale, pur in modo passivo, tentò di integrarsi nel sistema
liberale, Salvini continua a tenere i
piedi in due staffe, assumendo
atteggiamenti a dir poco duceschi. Di recente, lo stesso Campi, in un momento di lucidità finiana, ha
accusato Salvini di
civettare con l’estrema destra.
Pertanto
è giusto essere curiosi, geopoliticamente curiosi, ma è altrettanto
giusto essere politicamente sospettosi verso un pensiero da sempre arcinemico della civiltà
liberale.
E
poi, ripeto, se Campi è così curioso, perché non invita Dugin a Perugia?
Carlo Gambescia
(*) Della tournée accenno qui: http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2019/06/cultura-neofascista-gone-with-wind.html