Manovra correttiva
Briganti italiani
Giuseppe
Conte in queste ore non si occupa solo
di bilanci sforati e stime sbagliate. La posta in gioco è più alta. Cercheremo di spiegare perché.
Qual
è la differenza tra rapporti politici e rapporti privati? Che se un privato si compra un appartamento, versa l’acconto. Dopo di che però, se per dolo o per stupidità, non ha i soldi necessari per definire l’acquisto perde l’acconto. E l’appartamento. Nessuna ingiustizia: si era firmato un contratto, dove ci si impegnava, eccetera,
eccetera. Si chiama logica contrattuale
In
politica, il contratto non basta, perché sulla base di una pura logica
extracontrattuale, fondata sulla forza,
ci si può tirare fuori in qualsiasi momento.
Certo, esistono procedure di controllo e riparazione, eccetera, ma in
politica, in ultima istanza, è la forza a decidere.
Il
diritto vince. Ma solo dopo: una volta piegato, probabilmente sul campo,
l’inadempiente, trasformatosi in nemico. Si chiama logica politica.
Esiste però un' eccezione. Il
liberalismo - non lo si dimentichi mai - è un
gigantesco e forse unico tentativo, storicamente solitario, di
trasformare la politica, incivilendola, da fatto polemico a fatto contrattuale. Sotto questo profilo l’Unione europea,
edificata pacificamente e dotata persino di moneta unica, è una specie di miracolo storico: quello di
unione politica ed economica, nata senza il bisogno della spada. Un fatto puramente fiduciario. Magnifico.
Ci
scusiamo per la lunga premessa, che però consideriamo utile per capire. Che
cosa? Il comportamento polemico, per l’appunto, dell’Italia, non tanto di queste ore sullo
sforamento di bilancio, quanto del governo giallo-verde da un anno a questa
parte.
L’Italia
vuole uscire dall’euro e probabilmente anche dall’Unione europea, e sta facendo del suo meglio, se ci si passa
la metafora, per essere espulsa dalla scuola
come certi pessimi studenti
bulli. O ancora peggio, l'Italia si comporta da brigante, non rispetta leggi e accordi, si nasconde dietro un albero, per derubare e rapire i viaggiatori.
Il
lettore non si faccia ingannare dalle evasive dichiarazioni di Conte, messo lì a
interpretare la parte del brigante-ambasciatore con il compito di chiedere in modo apparentemente mellifluo il riscatto. Gli altri, che aspettano nascosti tra le montagne, mangiando e ruttando, sono i Salvini e i Di Maio spalleggiati dai loro contro-economisti tutti rigorosamente anti-euro e anti-Ue. Ogni tanto, dalle ombre intorno al fuoco, si lancia un osso da spolpare ai sequestrati, infreddoliti e in catene: gli italiani, che ringraziano. Nell'attesa che l 'Unione Europea faccia il proprio dovere: pagare e tacere.
In realtà, in discussione è la logica di un contratto, già violato dall’Italia con l’ultima legge di stabilità. Violazione, sulla quale l’Ue in dicembre aveva chiuso un occhio, in cambio della promessa di modifiche in corso d’opera.
In realtà, in discussione è la logica di un contratto, già violato dall’Italia con l’ultima legge di stabilità. Violazione, sulla quale l’Ue in dicembre aveva chiuso un occhio, in cambio della promessa di modifiche in corso d’opera.
Cosa
che l’Italia, se non a chiacchiere e imbrogli contabili, non vuole assolutamente fare. L’impressione è che il governo giallo-verde giochi a innervosire gli avversari, proprio
per farsi buttare fuori e addebitare la colpa all’Unione europea. Il che spiega perché un miracolo politico come l'unificazione monetaria, di cui invece si dovrebbe essere fieri, venga sistematicamente screditato e imputato ai biechi disegni politici di un gruppo di stati mascalzoni, nemici dell'Italia.
In
realtà, la violazione di regole,
liberamente sottoscritte, è tutta italiana. Che al contratto sembra preferire la spada. Per ora
delle parole. Poi si vedrà. Tipica logica da avventurieri politici. Altro che civiltà liberale. I briganti siamo noi.
Certo,
l’Europa non può dichiararci guerra, troppo giustamente civile e militarmente disunita per farlo. Ma se, come per un gigantesco
effetto domino, l’uscita dell’Italia, provocasse quella di altre
nazioni e la
nascita, come nella prima metà del Novecento, di alleanze, anche esterne
all’Europa delle tradizioni liberali, l’ipotesi di conflitti, persino militari,
non diverrebbe poi così remota. Si
pensi, per involuzione politica, allo
scenario di un’Europa centrale
allargata: un’altra Ucraina, un’ altra Georgia, e così via. Con teste di ponte (interne) del caos, rappresentate dai
populismi-sovranismi in conflitto fra di
loro.
Esageriamo? La logica del contratto impone la fiducia, e
la fiducia rinvia alla consapevolezza
che al di fuori del contratto, esiste
solo la logica polemica. Se manca o viene meno tale consapevolezza, tutto è
possibile.
Carlo Gambescia