sabato 22 giugno 2019

Manovra correttiva 
  Briganti italiani 



Giuseppe Conte in queste ore  non si occupa solo di bilanci sforati e stime sbagliate.  La posta in gioco è più alta.  Cercheremo di spiegare perché.       
Qual è la differenza tra rapporti politici e  rapporti privati?  Che se un privato si  compra un appartamento, versa l’acconto. Dopo di che però,  se  per dolo o per stupidità,   non  ha  i soldi necessari  per definire l’acquisto  perde l’acconto.  E l’appartamento.  Nessuna ingiustizia: si era firmato un  contratto, dove ci si impegnava, eccetera, eccetera.  Si chiama logica contrattuale 

In politica, il contratto non basta, perché sulla base di una pura logica extracontrattuale,  fondata sulla forza, ci si può tirare fuori in qualsiasi momento.  Certo, esistono procedure di controllo e riparazione, eccetera, ma in politica, in ultima istanza, è la forza a decidere. 
Il diritto vince. Ma solo dopo:  una volta piegato, probabilmente sul campo, l’inadempiente,  trasformatosi  in nemico. Si chiama logica politica.
Esiste però un' eccezione.  Il liberalismo   - non lo  si dimentichi mai -   è un gigantesco  e forse  unico tentativo, storicamente solitario,  di trasformare la politica, incivilendola, da fatto polemico  a fatto contrattuale.  Sotto questo profilo l’Unione europea, edificata pacificamente e dotata persino  di  moneta unica,  è una specie di miracolo storico: quello di unione politica ed economica, nata senza il bisogno della spada.  Un fatto puramente fiduciario. Magnifico. 
Ci scusiamo per la lunga premessa, che però consideriamo utile per capire. Che cosa?  Il comportamento  polemico, per l’appunto,   dell’Italia, non tanto di queste ore sullo sforamento di bilancio,  quanto del governo giallo-verde da un anno a questa parte.
L’Italia vuole uscire dall’euro e probabilmente anche dall’Unione europea,  e sta facendo del suo meglio, se ci si passa la metafora, per essere espulsa dalla scuola  come  certi pessimi studenti bulli. O ancora peggio, l'Italia  si comporta da brigante, non rispetta  leggi e accordi, si nasconde dietro un albero, per derubare e rapire i  viaggiatori.    
 
Il lettore non si faccia ingannare dalle evasive  dichiarazioni di Conte, messo lì a interpretare la parte del brigante-ambasciatore con il compito di  chiedere in modo apparentemente mellifluo il riscatto. Gli altri, che aspettano nascosti  tra le montagne, mangiando e ruttando, sono i   Salvini e i  Di Maio   spalleggiati dai loro   contro-economisti tutti rigorosamente anti-euro e anti-Ue.   Ogni tanto, dalle ombre intorno al fuoco, si lancia un osso da spolpare ai sequestrati,   infreddoliti e  in catene: gli italiani, che ringraziano. Nell'attesa che l 'Unione Europea  faccia il proprio dovere:  pagare e tacere.
In realtà, in discussione è la logica di un contratto, già violato dall’Italia con l’ultima legge di stabilità. Violazione, sulla quale  l’Ue  in dicembre aveva chiuso un occhio, in cambio della promessa di modifiche in corso d’opera.
Cosa che l’Italia, se non a chiacchiere e imbrogli contabili,  non vuole assolutamente fare. L’impressione è  che il governo giallo-verde  giochi a innervosire gli avversari, proprio per farsi buttare fuori e addebitare la colpa all’Unione europea. Il che spiega perché un miracolo politico come l'unificazione monetaria, di cui invece si dovrebbe essere fieri, venga sistematicamente screditato  e imputato ai biechi  disegni politici di  un gruppo di stati mascalzoni,  nemici dell'Italia.

In realtà, la  violazione di   regole,  liberamente sottoscritte, è tutta italiana.  Che al contratto sembra  preferire  la spada. Per ora delle parole. Poi si vedrà.  Tipica logica da avventurieri politici. Altro che civiltà liberale. I briganti siamo noi.  
Certo, l’Europa non può dichiararci guerra, troppo giustamente civile e militarmente disunita  per farlo.   Ma se, come per un  gigantesco effetto domino, l’uscita dell’Italia, provocasse quella  di altre  nazioni  e  la  nascita, come nella prima metà del Novecento, di alleanze, anche esterne all’Europa delle tradizioni liberali, l’ipotesi di conflitti, persino militari, non diverrebbe poi così remota.  Si pensi, per  involuzione politica, allo scenario di  un’Europa centrale allargata: un’altra Ucraina, un’ altra Georgia,  e così via.  Con teste di ponte  (interne)  del caos, rappresentate dai populismi-sovranismi  in conflitto fra di loro.   
Esageriamo?  La logica del contratto impone la fiducia, e la fiducia  rinvia alla consapevolezza che al di fuori del contratto, esiste solo la logica polemica. Se manca o viene meno tale consapevolezza, tutto è possibile.

Carlo Gambescia