Rai Tre ha trasmesso il film di Maximiliano
Hernando Bruno
In fondo alle foibe
Diciamo
subito che per la nuova Rai sovranista e
populista la trasmissione del film Red
Land (Rosso Istria), di ieri sera, potrebbe essere un autogol. Certo, molto dipenderà dall’occhio dello spettatore, dal grado di
infantilismo nazionalista con cui lo si sarà guardato. E, soprattutto, se lo si sarà guardato.
In effetti, il film mostra, con crudezza, il lato oscuro e feroce racchiuso nel nazionalismo. Di qui, la possibilità di riflettere su dove può portare, ad esempio, la dinamica che innerva quel “Prima gli Italiani” sbandierato da Salvini. Dove? Solo a un meccanismo di reazioni a catena, segnate dall' odio e dalla vendetta. La stessa dinamica chiaramente mostrata nella pellicola diretta, sceneggiata e prodotta da Maximiliano Hernando Bruno.
In effetti, il film mostra, con crudezza, il lato oscuro e feroce racchiuso nel nazionalismo. Di qui, la possibilità di riflettere su dove può portare, ad esempio, la dinamica che innerva quel “Prima gli Italiani” sbandierato da Salvini. Dove? Solo a un meccanismo di reazioni a catena, segnate dall' odio e dalla vendetta. La stessa dinamica chiaramente mostrata nella pellicola diretta, sceneggiata e prodotta da Maximiliano Hernando Bruno.
Nel film si accenna alle vessazioni
politiche subite dagli slavi, durante il fascismo. Meno, a quelle fisiche subite durante la guerra: i fascisti - non parliamo delle truppe
regolari italiane - si distinsero per ferocia, insieme a nazisti e nazionalisti croati di Pavelič.
Manifestino di fascisti friulani |
Ovviamente,
nel film - perché nell’estate del 1943 i
fascisti erano pochi e sulla difensiva - primeggia la crudeltà di un pugno di partigiani
titini, nazional-comunisti. E qui, affiora l’aggravante ideologica di una dottrina totalitaria, il comunismo: inasprimento che però vale anche per nazisti e fascisti. Benché - e va detto - nella pellicola, la pressione narrativa sia così ben congegnata che alla fine, addirittura l’arrivo dei
tedeschi (non si capisce se SS o truppe
regolari) rischia di venire accolto dallo
spettatore con un sospiro di sollievo. Il che la dice lunga sulla pericolosa capacità evocativa del cinema, in grado
di andare al di là del bene e del male,
seguendo la logica, tutta cinematografica dell’ “arrivano i nostri”.
Il film, tratto da una storia vera, è andato in onda, come noto, in occasione del Giorno del Ricordo delle Vittime delle Foibe, istituito nel 2004, dal Governo Berlusconi, e che da allora si celebra ogni anno, il 10 febbraio.
Il film, tratto da una storia vera, è andato in onda, come noto, in occasione del Giorno del Ricordo delle Vittime delle Foibe, istituito nel 2004, dal Governo Berlusconi, e che da allora si celebra ogni anno, il 10 febbraio.
Troviamo
questa celebrazione un giusto riconoscimento alla memoria delle vittime. E in questo senso il film va visto. Ma anche per una macabra e triste ragione... Perché, nella sua parte finale si ha, per così dire,
un piccolo esempio di quello che avverrà dopo, man mano che i nazional-comunisti si impadroniranno dell’Istria: il cosiddetto "infoibamento". Uomini torturati, donne stuprate, tutti messi in fila sull’orlo delle cavità carsiche (le
foibe), legati tra loro con il fil di ferro, per procedere a una rapida ed economica eliminazione. Come? Una semplicità, in qualche misura da uomini preistorici. Bastava un colpo
di pistola alla testa del primo della fila e tutti gli altri, spesso
ancora vivi, precipitavano, trascinati dal loro stesso peso, nel fondo delle grotte. Si
tratta dello stesso metodo, usato dai fascisti ungheresi, le temibili Croci
Frecciate, per eliminare ebrei e
resistenti, con la differenza che invece
che nelle cavità carsiche, si cadeva nelle gelide acque del Danubio.
Partigiani comunisti a Pola |
Nel foibe perirono tra i cinquemila e i diecimila italiani. Però quel che vorremo evidenziare, al di là delle cifre, pur importanti, è la necessità di risalire (e condannare) a quel contrasto
tra brutali forme di nazionalismo, dalle pronunciate
venature totalitarie, che condusse ai ciclici massacri di slavi e italiani. Alla cui origine c'era e c'è la terribile spirale sociologica dell'odio etnocentrico. Una dinamica che sul piano della causalità sociologica (quindi non retorico-politica che è altra cosa...), non implica mai nettamente un prima e un dopo, perché tutti gli attori politici ne sono scalarmente responsabili in pari misura. Si potrebbe dire che i vari attori sono al tempo stesso vittime e carnefici: prigionieri di un meccanismo di progressivo rinforzo sociale. Insomma, siamo davanti a una specie di macchina sociale per "fabbricare cadaveri", che una volta avviata, assume sempre più velocità, travolgendo qualsiasi ostacolo che incontri sulla sua strada. Quindi chi conosce il funzionamento dei meccanismi sociali deve restare sempre vigile. Che poi venga ascoltato, è un' altra storia. Purtroppo.
Concludendo, che cosa resta se l’eccidio viene liberato, sfoltito se si vuole, da tutte le polemiche sul silenzio politico durato quasi cinquant’anni? Dalla diatriba sulla complicità dei comunisti italiani e istriani? Tra i quali, è bene ricordarlo vi erano ex giovani fascisti delusi che vedevano nel nazional-comunismo titino, una specie di superfascismo, che avrebbe fatto la vera rivoluzione? Dagli impropri raffronti con la Shoah? Dalla voglia di rivalsa della destra neo-fascista e da quella, altrettanto sgradevole, della sinistra neo-comunista? Che cosa resta, ripetiamo? Rimangono le fosche ombre di una tragedia provocata, come dicevamo all’inizio, dal conflitto tra opposti e spietati nazionalismi.
Concludendo, che cosa resta se l’eccidio viene liberato, sfoltito se si vuole, da tutte le polemiche sul silenzio politico durato quasi cinquant’anni? Dalla diatriba sulla complicità dei comunisti italiani e istriani? Tra i quali, è bene ricordarlo vi erano ex giovani fascisti delusi che vedevano nel nazional-comunismo titino, una specie di superfascismo, che avrebbe fatto la vera rivoluzione? Dagli impropri raffronti con la Shoah? Dalla voglia di rivalsa della destra neo-fascista e da quella, altrettanto sgradevole, della sinistra neo-comunista? Che cosa resta, ripetiamo? Rimangono le fosche ombre di una tragedia provocata, come dicevamo all’inizio, dal conflitto tra opposti e spietati nazionalismi.
In
fondo alle foibe ritroviamo lo stesso
nazionalismo, che oggi, mascherato da pagliaccio sovranista, imperversa e
illude gli italiani. Le foibe dovrebbero invece ricordarci, che
tra il “ Prima gli italiani” e quel che allora accadde, esiste un preciso legame. A noi, il dovere di impedire che si ripeta.
Carlo Gambescia
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