mercoledì 27 febbraio 2019

Radiografia di un  "guru"
Steve Bannon, chi è costui? 





In Italia,  negli ultimi giorni,  due quotidiani hanno tentato di togliere qualche velo al mistero politico che avvolge la figura di  Steve  Bannon,  ex guru di Trump  (ma in fondo non si sa bene quanto ex).  Un personaggio, dallo sguardo  spiritato,  che invece  crediamo debba essere  considerato  più  che un ideologo (un "guru", come si dice),  un abile organizzatore culturale,  ovviamente  di estrema  destra: quella che oggi si chiama Alt-Right, destra alternativa.  A che?  Al sistema liberal-democratico.   
 “Il Foglio” di Cerasa, in prima linea nella battaglia contro il populismo,  ne ha parlato,  per via  indiretta, pubblicando  la prefazione  italiana, di Joshua Green  al suo pamphlet  su Bannon, che da noi esce per i tipi di  Luiss Press, con postfazione di Giovanni Orsina  (1);  “ La Verità",  il  quotidiano di Belpietro, vicino invece ai populisti,  in modo  diretto,  con una  lunga  intervista di Alessandro Rico  (2).
La pagina del "Foglio" di ieri 
Da quel che si deduce -  e non è che ci voglia molto -   il  pensiero politico di Bannon, in senso stretto, è  poca cosa e  molto confuso:  sì al capitalismo, ma anche nazionalismo e al  protezionismo; sì al tradizionalismo, ma anche al conservatorismo;  sì a Evola, ma anche a Guénon: sì al giudeo-cristianesimo, ma anche al paganesimo.
Il suoi idoli   sembrano tratti,  pari pari,  dallo schizofrenico catalogo librario di qualche  casa editrice di estrema destra.  Degni, insomma,  di un banchetto da  festa annuale di Fratelli d'Italia  o  della Lega.           
Bannon, come anticipato, non ha un  bell’aspetto (sembra ne vada fiero): malvestito, grassoccio, sudaticcio, dai modi rozzi, sempre  sopra le righe. A vederlo da vicino, dà  l’idea di chi  non ami granché il sapone. Si dice pure  che sia  molto ricco,  benché non si conoscano  origini e reale entità  del suo patrimonio.  Ex ufficiale della marina Usa, con incarichi nella sicurezza, ha poi  preferito  veleggiare  nel mondo di Wall  Street e di Hollywood, speculando (probabilmente)  e  producendo film che  non sono passati alla storia. Infine, ha fondato, con soldi altrui, il sito Breitbart, noto per le  posizioni di estrema destra.  dal quale è stato estromesso, su pressioni di Trump, dopo il divorzio politico. 
L’unico vero successo di tutta la sua vita, resta quindi la miracolosa  campagna elettorale che ha portato alla Casa Bianca un outsider populista pieno di soldi.  Di qui però, la sua fresca fama, nonché, probabilmente,  l’idea, un poco megalomane,  di poter ripetere il successo in Europa. Come?  Trasformandosi  nell'influente  suggeritore di personaggi come Salvini, Giorgia Meloni , Marine Le Pen (che però sembra poco o punto convinta) e di altri personaggi minori del populismo europeo. E forse anche di Cinque Stelle.
Bannon, Salvini e Modrikamen
Gli uomini, come è noto,   sono “animali” reiterativi:  se hanno successo in una cosa, anche   una sola  e  quando  divorati  dall' ambizione,   persistono sempre  nel fare quello  in cui sembrano  riuscire  bene. La distinzione tra ambizioni e velleità è molto sottile: dipende dall’esito degli sforzi. Dal successo o meno.  A Bannon,  una volta ( nella vita) è andata bene,  sicché, molto probabilmente  si è montato la testa. E dunque reitera.
L’altra spiegazione (che però potrebbe affiancare la prima) è che dietro Bannon  vi siano corposi interessi geopolitici.  Di chi? Il sociologo, alza le braccia, poiché  il complottismo non rientra nel suo raggio cognitivo.
Dicevamo di Bannon e della sua idea, che in fondo è l’unica veramente sua.  O quasi.   Quale idea?   Quella  di cavalcare l’onda lunga del populismo mondiale. L’idea dello tsunami  populista, sembra però  tratta, anche a suo dire, dalle opere di Neil Howe e William Strauss  sui cicli generazionali, periodicamente legati, a loro avviso,  alla dinamica sociale ordine-disordine, di cui le diverse, generazioni, succedendosi,  si farebbero  collettivamente  interpreti. E ora, secondo Bannon, che, a sua volta reinventa,  toccherebbe alle generazioni, per così dire, populiste ripristinare l’ordine, se possibile, mondiale (3).

Copertine dei libri scritti dai "guro" del  "guro"
Come si può capire, sono rimasticature ideologiche di seconda o terza mano.  Per inciso,   i lavori di  Howe e  Strauss  sembrano  fotocopie dei libri del nostro Giuseppe Ferrari, un democratico del Risorgimento,  poi deputato al Parlamento e docente universitario, che applicò,  un secolo e mezzo fa,  una teoria del genere alla storia universale (4), che però  ebbe più successo postumo  all'estero che in Italia, dove allora la commistione tra matematica e storia,  non era  particolarmente apprezzata.   Però, ecco il punto,   il Mein Kampf, che  cosa fu ? Una specie  di stock  di  umidicci e sporchi  fondi di magazzino del pensiero umano, per giunta mal digeriti.  Che però  conquistò i tedeschi. E non solo.        
Tuttavia, in ultima istanza,  i  veri  punti della questione  non rimandano alle idee (per usare una parola grossa) di Bannon, alla credulità popolare,  e neppure alle sue capacità o meno  di convincere  i leader populisti  europei a sposare la causa mondiale del populismo, bensì  all’entità delle risorse e dei legami politici internazionali, che egli potrebbe gettare nella fornace della crisi europea. Relazioni ed energie (per così dire), che nelle presidenziali americane sembra abbiano avuto un qualche  ruolo.  Insomma, su quante "divisioni di carri armati" può contare Bannon?  Sul punto,  tuttavia,  alziamo di nuovo le braccia.  La palla dovrebbe passare (condizionale d’obbligo) all’intelligence italiana…
A proposito, come si chiama l’attuale Ministro dell’Interno  italiano? Che, in qualche modo,  dovrebbe indagare sulla cosa?  Non ricordiamo...  Sembra però  che abbia accettato di far parte di The Movement, la fondazione bannoniana, con sede a Bruxelles,  presieduta da Mischaël  Modrikamen, il populista belga, luogotenente di Bannon in Europa e grande ammiratore di Putin…  

Carlo Gambescia                          



(3) Si vedano di  N. Howe e W. Strauss, Generations: The History of America's Future, 1584 to 2069,  William Morrow & Company, New York 1991 e  The Fourth Turning: What the Cycles of History Tell Us About America's Next Rendez vous with Destiny Broadway Books,  New York 1997. 
 (4) Si veda Giuseppe Ferrari,  Teoria dei periodi politici,  Hoepli, Milano-Napoli 1874.


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