Radiografia di un "guru"
In Italia, negli ultimi giorni, due quotidiani hanno tentato di togliere qualche velo al mistero politico che avvolge la figura di Steve
Bannon, ex guru di Trump (ma in
fondo non si sa bene quanto ex). Un personaggio, dallo sguardo spiritato, che invece crediamo debba essere considerato più che un ideologo (un "guru", come si dice), un abile organizzatore culturale, ovviamente
di estrema destra: quella che
oggi si chiama Alt-Right, destra alternativa. A che? Al sistema liberal-democratico.
“Il Foglio”
di Cerasa, in prima linea nella battaglia contro il populismo, ne ha parlato, per
via indiretta, pubblicando la prefazione
italiana, di Joshua Green al suo pamphlet su Bannon, che da noi esce per i tipi di Luiss Press, con postfazione di
Giovanni Orsina (1); “ La Verità", il quotidiano di Belpietro, vicino invece ai populisti, in
modo diretto, con una
lunga intervista di Alessandro Rico (2).
La pagina del "Foglio" di ieri |
Da quel che si deduce - e non è che ci voglia molto - il pensiero politico di Bannon, in senso stretto,
è
poca cosa e molto confuso: sì al capitalismo, ma anche nazionalismo e
al protezionismo; sì al tradizionalismo,
ma anche al conservatorismo; sì a Evola,
ma anche a Guénon: sì al giudeo-cristianesimo, ma anche al paganesimo.
Il suoi idoli sembrano
tratti, pari pari, dallo schizofrenico catalogo librario di qualche casa editrice di
estrema destra. Degni, insomma, di un banchetto da festa annuale di Fratelli d'Italia o della Lega.
Bannon, come anticipato, non ha un bell’aspetto (sembra ne vada fiero): malvestito,
grassoccio, sudaticcio, dai modi rozzi, sempre sopra le righe. A vederlo da
vicino, dà l’idea di chi non ami granché il sapone. Si dice pure che sia
molto ricco, benché non si
conoscano origini e reale entità del
suo patrimonio. Ex ufficiale della
marina Usa, con incarichi nella sicurezza, ha poi preferito veleggiare nel mondo di
Wall Street e di Hollywood, speculando (probabilmente) e producendo film che non sono passati alla storia. Infine, ha
fondato, con soldi altrui, il sito Breitbart, noto per le posizioni di estrema destra. dal quale è stato estromesso, su pressioni di
Trump, dopo il divorzio politico.
L’unico vero successo di tutta la sua vita,
resta quindi la miracolosa campagna
elettorale che ha portato alla Casa Bianca un outsider populista pieno di soldi. Di qui però, la sua fresca fama, nonché, probabilmente, l’idea, un poco megalomane, di poter ripetere il successo in Europa. Come? Trasformandosi nell'influente suggeritore di personaggi come Salvini,
Giorgia Meloni , Marine Le Pen (che però sembra poco o punto convinta) e di
altri personaggi minori del populismo europeo. E forse anche di Cinque Stelle.
Bannon, Salvini e Modrikamen
|
Gli uomini, come è noto, sono “animali” reiterativi: se
hanno successo in una cosa, anche una sola e quando divorati dall' ambizione, persistono sempre nel fare
quello in cui sembrano riuscire bene. La distinzione tra ambizioni e velleità
è molto sottile: dipende dall’esito degli sforzi. Dal successo o meno. A Bannon, una volta ( nella vita) è andata
bene, sicché, molto probabilmente si è
montato la testa. E dunque reitera.
L’altra spiegazione (che però
potrebbe affiancare la prima) è che dietro Bannon vi siano corposi interessi geopolitici. Di chi? Il
sociologo, alza le braccia, poiché il
complottismo non rientra nel suo raggio cognitivo.
Dicevamo di Bannon e della sua
idea, che in fondo è l’unica veramente sua. O quasi. Quale idea? Quella di cavalcare l’onda lunga del populismo
mondiale. L’idea dello tsunami populista, sembra però tratta, anche a suo dire, dalle opere di Neil Howe e William Strauss sui cicli generazionali, periodicamente legati, a loro avviso, alla dinamica sociale ordine-disordine, di cui le diverse, generazioni, succedendosi, si farebbero collettivamente interpreti. E ora, secondo Bannon, che, a sua volta reinventa, toccherebbe alle generazioni, per così dire, populiste ripristinare l’ordine, se possibile, mondiale (3).
Copertine dei libri scritti dai "guro" del "guro" |
Tuttavia, in ultima istanza, i veri punti della
questione non rimandano alle idee (per usare una parola grossa) di Bannon, alla credulità popolare, e neppure alle sue capacità o meno di convincere
i leader populisti europei a
sposare la causa mondiale del populismo, bensì all’entità delle risorse e dei legami
politici internazionali, che egli potrebbe gettare nella fornace della crisi europea. Relazioni ed energie (per così dire), che nelle presidenziali americane sembra abbiano avuto un qualche ruolo. Insomma, su quante "divisioni di carri armati" può contare Bannon? Sul punto, tuttavia, alziamo di nuovo le braccia. La palla
dovrebbe passare (condizionale d’obbligo) all’intelligence italiana…
A proposito, come si chiama l’attuale Ministro dell’Interno italiano? Che, in qualche modo, dovrebbe indagare sulla cosa? Non ricordiamo... Sembra però che abbia accettato di far parte di The Movement, la fondazione bannoniana, con sede a Bruxelles, presieduta da Mischaël Modrikamen, il populista belga, luogotenente di Bannon in Europa e grande ammiratore di Putin…
A proposito, come si chiama l’attuale Ministro dell’Interno italiano? Che, in qualche modo, dovrebbe indagare sulla cosa? Non ricordiamo... Sembra però che abbia accettato di far parte di The Movement, la fondazione bannoniana, con sede a Bruxelles, presieduta da Mischaël Modrikamen, il populista belga, luogotenente di Bannon in Europa e grande ammiratore di Putin…
Carlo Gambescia
(1) Qui il libro: https://www.luissuniversitypress.it/pubblicazioni/il-diavolo.
(2) Qui l’intervista: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/bim-bum-bannon-ndash-guerra-cina-rielezione-trump-salvini-196591.htm .
(3)
Si vedano di N. Howe e W. Strauss, Generations:
The History of America 's
Future, 1584 to 2069, William Morrow & Company, New
York 1991
e The Fourth
Turning: What the Cycles of History Tell Us About America 's
Next Rendez vous with Destiny, Broadway
Books, New
York 1997.
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