domenica 24 febbraio 2019

Formigoni in galera,
che soddisfazione, eh?



La plebe pentastellata,  nella quale  strisciano  molti millennial,  che di Formigoni sanno poco o nulla, finalmente  sarà felice. Giustizia è  fatta: un corrotto in  galera.  Benché,  per alcuni, tra  i tantissimi falliti, equamente distribuiti tra  Lega e M5S,  che  infestano i Social,  sia   addirittura poco per un vecchio democristiano.  Probabilmente, si sperava nella decapitazione pubblica. 
Di Formigoni, politico di lungo corso, classe 1947, non ho mai apprezzato nulla:  un nemico della laicità che usava la laicità per favorire il confessionalismo. Un furbetto della Madonna... Va detto però, che, a differenza di altri politici, le sue idee, da cattolico integralista (o quasi) non le ha mai cambiate. Però, come  si sa,  la coerenza è uno scatolone  vuoto:  si può essere coerenti, fino in fondo, anche  nei riguardi delle idee Hitler. Insomma, ci  si può  mettere dentro di tutto.  Tuttavia, molti politici, ripetiamo,  neppure sanno cosa sia la coerenza in quanto tale.  
Roberto Formigoni (1987)

L’errore politico  di  Formigoni, tipico delle personalità integraliste, resta quello di  avere  preteso, oltre ogni legittima misura temporale, di   imporsi come leader politico della  Lombardia.  Quasi a vita.  Troppi mandati.  Insomma,   di voler non vincere, ma stravincere.  Alla fine, quando chiedi troppo,   inevitabilmente, qualcuno che  ti odia, trova il modo per  beccarti con le mani nel sacco. Anche gli onnipotenti hanno punti deboli: Berlusconi, docet... E pure Andreotti... 
Però,  va anche  detto,   che in carcere, a braccetto con  Formigoni, dovrebbe andare,  se fosse persona fisica, il Welfare State italiano, soprattutto  sanitario, sempre pronto a  facilitare, con la sua commistione tra pubblico e privato,  imbrogli di ogni genere.  
Come dice un vecchio proverbio:  l’occasione, fa l’uomo ladro. Saggezza, sociologicamente,  confermata. Perché, nonostante esistano colleghi, più o meno illustri,  che si spendono, teoricamente, perché la merda welfarista (pardon)  continui a tornare a galla, le indagini empiriche ci dicono che il mix pubblico-privato resta fonte inevitabile di corruzione. E non solo:  se c’è  un politico che deve decidere come, dove e quando distribuire fondi, crediti, sgravi, c’è anche un imprenditore pronto a corrompere, e di riflesso - attenzione -  un politico altrettanto felice di concutere. 
Un mix infernale, di corruzione e concussione, che  ha spianato la strada di  Formigoni, prima verso Palazzo Lombardia,  poi  verso il Carcere di  Bollate.  Naturalmente, parlare  oggi  di privatizzazione della Sanità in Italia è quasi  un reato politico. Cinque Stelle e Lega  sanno che  perderebbero all'istante milioni di voti.  Pertanto continueremo a farci del  male, tutti,  con  il classico  welfare spaghetti  all’italiana: ticket, convenzioni, aste e appalti, per non scontentare nessuno. Tu dai una mano a me, eccetera, eccetera.  
Roberto Formigoni  (2009)
Un sistema dove paradossalmente un tumore viene curato benissimo, mentre   una frattura al  polso molto  meno. Per dirla fuori dai denti:  si guarisce dal cancro ma si rischia di restare storpi alla mano. Chi voglia scoprire come funziona la micro-sanità in Italia  si rechi presso un qualsiasi pronto soccorso, se possibile in compagnia del fantasma di Balzac.   E ne vedrà delle belle.    
Ovviamente, la risposta giusta non può essere quella sovietica, patetica e disastrosa. Una Sanità  totalmente pubblica sarebbe il paradiso dei burocrati, dei corrotti e  degli sprechi.  Si morirebbe di cancro e storpi alla mano.  Ma, ripeto, di privatizzazioni, anche solo  parziali, sperimentali,  nessuno osa più parlare. Perché  in fondo gli italiani in qualche modo si arrangiano. Chi "conosce" il cognato dell'amico del cognato, un medico, che a sua volta  "conosce", eccetera, eccetera, viene curato meglio.  Siamo fatti così.  
Però Formigoni è finito in galera. Che soddisfazione, eh?

Carlo Gambescia