Formigoni in galera,
che soddisfazione, eh?
La plebe pentastellata, nella quale strisciano molti millennial, che di Formigoni sanno poco o nulla, finalmente
sarà felice. Giustizia è fatta:
un corrotto in galera. Benché, per alcuni, tra i tantissimi falliti, equamente distribuiti tra Lega e M5S, che
infestano i Social, sia addirittura poco per un vecchio democristiano. Probabilmente, si
sperava nella decapitazione pubblica.
Di Formigoni, politico di lungo
corso, classe 1947, non ho mai apprezzato nulla: un nemico della laicità che usava la laicità
per favorire il confessionalismo. Un furbetto della Madonna... Va detto però, che, a differenza di altri politici, le
sue idee, da cattolico integralista (o quasi) non le ha mai cambiate. Però,
come si sa, la coerenza è uno scatolone vuoto: si può essere coerenti, fino in fondo, anche nei riguardi delle idee Hitler. Insomma, ci si può mettere dentro di tutto. Tuttavia,
molti politici, ripetiamo, neppure sanno cosa sia la coerenza in quanto tale.
Roberto Formigoni (1987) |
L’errore politico di
Formigoni, tipico delle personalità integraliste, resta quello di avere preteso, oltre ogni legittima misura temporale, di imporsi
come leader politico della Lombardia. Quasi a vita. Troppi mandati. Insomma, di
voler non vincere, ma stravincere. Alla
fine, quando chiedi troppo, inevitabilmente, qualcuno che ti odia, trova il modo per beccarti con le mani nel sacco. Anche gli onnipotenti hanno punti deboli: Berlusconi, docet... E pure Andreotti...
Però, va anche detto, che in carcere, a braccetto con Formigoni, dovrebbe andare, se fosse persona
fisica, il Welfare State italiano, soprattutto sanitario, sempre pronto a facilitare, con la sua commistione
tra pubblico e privato, imbrogli di ogni genere.
Come dice un vecchio proverbio: l’occasione,
fa l’uomo ladro. Saggezza, sociologicamente, confermata. Perché, nonostante esistano
colleghi, più o meno illustri, che si
spendono, teoricamente, perché la merda welfarista (pardon) continui a tornare a galla, le indagini empiriche ci
dicono che il mix pubblico-privato resta fonte inevitabile di corruzione. E non solo: se c’è un
politico che deve decidere come, dove e quando distribuire
fondi, crediti, sgravi, c’è anche un imprenditore pronto a corrompere, e di
riflesso - attenzione - un politico altrettanto felice di concutere.
Un mix infernale, di corruzione e concussione, che ha spianato la strada di Formigoni, prima
verso Palazzo Lombardia, poi verso il Carcere di Bollate. Naturalmente, parlare oggi di privatizzazione della Sanità in Italia è
quasi un reato politico. Cinque Stelle e Lega sanno che perderebbero all'istante milioni di voti. Pertanto continueremo a farci del male, tutti, con il classico welfare spaghetti all’italiana: ticket, convenzioni, aste e appalti, per non
scontentare nessuno. Tu dai una mano a me, eccetera, eccetera.
Roberto Formigoni (2009) |
Un sistema dove paradossalmente un tumore viene curato benissimo, mentre una frattura al polso molto meno. Per
dirla fuori dai denti: si guarisce dal cancro ma si rischia di restare storpi alla mano. Chi voglia scoprire come
funziona la micro-sanità in Italia si
rechi presso un qualsiasi pronto soccorso, se possibile in compagnia del fantasma di Balzac. E ne vedrà delle belle.
Ovviamente, la risposta giusta non può
essere quella sovietica, patetica e disastrosa. Una Sanità totalmente pubblica sarebbe il paradiso dei burocrati, dei corrotti e degli sprechi. Si morirebbe di cancro e storpi alla mano. Ma, ripeto, di privatizzazioni, anche solo parziali, sperimentali, nessuno osa più
parlare. Perché in fondo gli italiani in qualche modo si arrangiano. Chi "conosce" il cognato dell'amico del cognato, un medico, che a sua volta "conosce", eccetera, eccetera, viene curato meglio. Siamo fatti così.
Però Formigoni è finito in
galera. Che soddisfazione, eh?
Carlo Gambescia