Il voto in Abruzzo
A nostro modesto avviso il voto in Abruzzo non cambia di una
virgola il quadro politico-culturale della situazione italiana, che non è
proprio dei migliori (per usare un eufemismo). Salvini è un populista (concetto che
ingloba il sovranismo), è ha “populistizzato” il centrodestra italiano. Berlusconi e la
Meloni non
dicono cose liberali e moderate, ma cose populiste. Tajani, pur con il
pedigree da Commissario europeo, sulle Foibe, ha detto cose
degne dell’estrema destra nazionalista; altro che liberale e
moderato. Se si
sfogliano giornali, riviste e rivistine della destra post-aennina, quella che
in qualche modo ha governato (con e contro Berlusconi), si leggono, su Francia,
immigrati, interventismo statale, cose
tremende: più a destra di Luigi Di Maio, roba da cultura della tentazione fascista. Del resto, Marco
Marsilio, il trionfatore degli Abruzzi, proviene dalla destra missina e
post-missina, con conseguente cursus honorum. Un Alemanno, più alto. Per
inciso, anche Marsilio è un docente
della Link Campus University.
Ma quando si parla di moderati a quali ceti ci si
riferisce? Indagini ci
dicono, che il moderato, cioè colui, che si pone al centro dello schieramento politico, teme Salvini, teme
Di Maio, teme la
Meloni, persino Zingaretti e, dopo il ruzzolone, addirittura Renzi. Non disdegna, per educazione, l'Ue. Attualmente è senza partito. Quanto al
reddito si colloca nella fascia intermedia, sui
trentamila euro. Parliamo forse di quattro-cinque milioni di voti nel cassetto. Un ceto che si compone di artigiani, insegnanti, impiegati, liberi professionisti, piccoli imprenditori,
di età elevata, dai quarantacinque in su. Era, ed è per eredità psicologica, il vecchio elettorato centrista
della Dc, del partito socialdemocratico e liberale, che stancatosi del fiscalismo
democristiano e della rapacità politica socialista, si è spostato, tra il 1994 e 2006, verso Forza Italia, per approdare infine, deluso, al non voto.
Il moderato, non si occupa di politica, ma di famiglia, lavoro, consumi. E
teme gli eccessi. In
Abruzzo si è sicuramente astenuto. Ripetiamo, come
riportare al voto (non alla politica, alla quale il moderato è
refrattario) i moderati
italiani? Il vero punto è come invertire il trend culturale populista, frutto
di un percezione Social e sociale, catastrofista. Il che non è facile. Perché,
quanto a guide
intellettuali, l’Italia
è piena di liberali e borghesi vergognosi. Che temono di compromettersi con la
politica. Altri invece sono liberali senza saperlo.
Insomma, la potenziale base elettorale dei moderati italiani, resta tale, priva di guide intellettuali e politiche vaga solitaria da un centro commerciale all'altro, magari nutrendo sensi di colpa. Perché non sa che il consumo è un atto politico che rinvia a una scelta di libertà. Libertà che va difesa con il voto. Però nessuno dà loro spiegazioni al riguardo. Sicché i moderati, in ultima istanza, si vergognano dei loro consumi e non votano per difenderli. Un circolo vizioso.
E intanto in Abruzzo Salvini…
Insomma, la potenziale base elettorale dei moderati italiani, resta tale, priva di guide intellettuali e politiche vaga solitaria da un centro commerciale all'altro, magari nutrendo sensi di colpa. Perché non sa che il consumo è un atto politico che rinvia a una scelta di libertà. Libertà che va difesa con il voto. Però nessuno dà loro spiegazioni al riguardo. Sicché i moderati, in ultima istanza, si vergognano dei loro consumi e non votano per difenderli. Un circolo vizioso.
E intanto in Abruzzo Salvini…
Carlo Gambescia