A proposito di radical chic
Populismo? Un farmaco da assumere a
stomaco vuoto…
Radical
chic (anzi chic radicale) è un termine ripreso in Italia da Indro Montanelli, ma inventato da Tom Wolfe, nel 1970, personaggio
altrettanto elitario, quanto lo stesso fondatore del "Giornale".
La
critica al radical chic, alla borghesia di sinistra,
spesso molto in alto, proviene dalla destra
liberale, il top dell'elitarismo: dal conservatore, imbevuto di realismo politico, che detesta
quei borghesi, malati di umanitarismo, come già scriveva Pareto, più di cento anni
fa, che vogliono difendere i propri beni
senza spargimenti di sangue, porgendo l'altra guancia. Cosa impossibile.
Tom Wolfe |
In
realtà, tra il borghese umanitario di fine Ottocento e il radical chic di oggi c’è però una differenza
di fondo. Il primo, viveva in una
società, dove non c’era il welfare state, il secondo, vive in un mondo dove di
welfare state ce n’è anche troppo.
Pertanto
il radical chic che vuole far pagare più tasse, per universalizzare il welfare, non può non incorrere
nell’ira di chi sia immediatamente sotto di lui.
Infatti, qual è la classica accusa populista al radical chic ? "Perché, caro signore, l’immigrato, il povero, il disoccupato, non se li porta a casa sua?".
Se ai tempi di Pareto si rimproverava al borghese
umanitario, di tradire la propria classe sociale, ossia la borghesia oggi si rimprovera al radical chic di
tradire il popolo. Siamo davanti, non
alla critica elitaria di Pareto, in qualche misura ripresa da Wolfe e Montanelli, ma al
plebeismo fascista e nazista, provvisoriamente reincarnatosi nel populismo. Che scorge nel radical chic, come negli stereotipi anti-intellettuali della peggiore destra
con la bava alla bocca, un nemico del
popolo. Non un amico il popolo, come insegnava Pareto.
Ovviamente,
bisogna capire bene di quale popolo si tratti. Nella critica populista al
radical chic, il popolo coincide con la
nazione e con il ceto medio welfarista. Che il welfare state non vuole
dividerlo con nessuno, né pagare tasse, a maggior ragione, per i non italiani, come spesso si
legge. Di qui, il non proprio elegante
pendant razzista del “perché non se li porta a casa sua, eccetera,
eccetera".
Indro Montanelli |
Il
Politicamente Corretto di Destra, come
alfiere della mediocrità al potere, ben rappresentato dal pietoso Governo giallo-verde, ha amplificato il significato del termine,
estendendolo a chiunque muova qualsiasi critica: dal sindaco di Riace alle associazioni laiche o
religiose di volontariato. Di qui,
la riduzione a male assoluto, e dunque a categoria da espungere politicamente, di
chiunque, a prescindere dalla classe sociale, chic o non chic, osi criticare le scelte populiste e razziste di
Salvini e Di Maio.
Insomma,
siamo al punto che chiunque non sia in sintonia con il mainstream populista viene
liquidato come radical chic. E a tutti i livelli: la critica ai dissenzienti più diffusa sui Social consiste nell'accusa di fustigare il Governo giallo-verde perché si ha la pancia
piena.
Evidentemente, il
populismo, come certi farmaci, si deve assumere a stomaco vuoto.
Carlo Gambescia