sabato 2 febbraio 2019

A proposito di radical chic
Populismo? Un farmaco da assumere a stomaco vuoto…




Radical chic (anzi chic radicale)  è un  termine ripreso in Italia da Indro Montanelli, ma  inventato da Tom Wolfe,  nel 1970, personaggio altrettanto elitario, quanto lo stesso fondatore del "Giornale". 
La critica al radical  chic, alla borghesia di sinistra, spesso  molto in alto, proviene dalla destra liberale, il top dell'elitarismo:  dal  conservatore, imbevuto di realismo politico, che detesta quei borghesi, malati di umanitarismo, come già scriveva Pareto, più di cento anni fa,  che vogliono difendere i propri beni senza spargimenti di sangue, porgendo l'altra guancia. Cosa impossibile. 

Tom Wolfe

In realtà, tra il borghese umanitario di fine Ottocento  e il radical chic di oggi c’è però una differenza di fondo.  Il primo, viveva in una società, dove non c’era il welfare state, il secondo, vive in un mondo dove di welfare state ce n’è anche troppo.
Pertanto il radical chic che vuole far pagare più tasse, per universalizzare il welfare,  non può non incorrere nell’ira di chi sia immediatamente sotto di lui.  Infatti, qual è la classica accusa populista al radical chic ?  "Perché, caro signore,  l’immigrato, il povero, il disoccupato, non se li porta a casa sua?". 
Se  ai tempi di  Pareto si rimproverava al borghese umanitario, di tradire la propria classe sociale, ossia la borghesia  oggi si rimprovera al radical chic di tradire il popolo.  Siamo davanti, non alla critica elitaria di Pareto, in qualche misura ripresa da  Wolfe  e Montanelli, ma al plebeismo fascista e nazista, provvisoriamente reincarnatosi  nel populismo. Che scorge nel  radical chic, come negli stereotipi anti-intellettuali della peggiore destra con la bava alla bocca,  un nemico del popolo. Non  un amico il popolo, come insegnava Pareto.
Ovviamente, bisogna capire bene di quale popolo si tratti. Nella critica populista al radical chic,  il popolo coincide con la nazione e con il ceto medio welfarista. Che il welfare state non vuole dividerlo con nessuno, né pagare tasse, a maggior ragione,  per i non italiani, come spesso si legge.  Di qui, il non proprio elegante pendant razzista del   “perché non se  li porta a casa sua, eccetera, eccetera".
Indro Montanelli

Il Politicamente Corretto di Destra,  come alfiere della mediocrità al potere, ben rappresentato dal pietoso Governo  giallo-verde,  ha amplificato il significato del termine, estendendolo  a chiunque muova qualsiasi critica:  dal sindaco di Riace alle associazioni laiche o  religiose di volontariato.  Di qui, la riduzione a male assoluto, e dunque a categoria da espungere politicamente, di chiunque, a prescindere dalla classe sociale,  chic  o non  chic,  osi criticare le scelte populiste e razziste di Salvini e Di Maio.
Insomma, siamo al punto che chiunque non sia in sintonia con il mainstream populista viene liquidato come radical chic. E a tutti i livelli:  la critica ai dissenzienti più diffusa sui Social consiste nell'accusa  di  fustigare  il Governo giallo-verde  perché si ha la pancia piena.
Evidentemente, il populismo, come certi farmaci, si deve assumere a stomaco vuoto.
                                       

 Carlo Gambescia