Morte del dibattito pubblico in Italia
La politica fecale di Marco Travaglio
Perché meravigliarsi della carta igienica con il volto di Renzi, in bella mostra, durante il
collegamento in diretta con Marco Travaglio, ospite del programma “Tagadà” sulla “Sette”? Piuttosto
ci si dovrebbe chiedere quando è scattato il meccanismo gogna,
di cui il direttore del “Fatto” è un grande specialista
(*).
In
realtà, i toni del dibattito pubblico sono scesi così in basso che
resta difficile attribuire torti
e ragioni. Probabilmente, al di là delle
questioni storiche e politiche, i
Social, hanno contribuito a quel che definirei il nuovo stile libero della
comunicazione, fondato sulla denigrazione dell’interlocutore con tutti i mezzi a
disposizione, dalle parole alle immagini.
Non
si argomenta più. Si tira, per l'appunto, quella che un tempo si chiamava catena... Del resto, l’argomentazione rinvia a un rapporto tra pari, il denigrare implica invece la degradazione, come avvilimento morale dell'interlocutore. Significa considerarlo indegno di un rapporto paritario,
fondato sul civile scambio di argomentazioni: un fuori casta, dopo aver magari inveito per anni contro le caste...
Ora, che le persone comuni non badino più di tanto all’argomentazione, è
un fisiologico problema di scarse risorse cognitive. Ma che ai piani alti dell'intelligenza, come nel
caso di Travaglio, direttore di un giornale, ci si comporti, come il fruitore medio di
Facebook è un fatto grave, che indica che ormai l’argomentazione
è solo un lontano ricordo. Forse un brutto ricordo.
Qualcuno
potrà accusarmi di usare nei miei articoli a proposito di Salvini e Di
Maio, termini come giostraio e bibitaro, e quindi tutto sommato di non
essere da meno. Touché. Però, a mia discolpa, posso dire che cerco sempre di argomentare. Le mie definizioni di Salvini come
Giostraio Mancato e di Luigi Di Maio come Trascorso Bibitaro allo Stadio, non
sono gratuite. Di Maio, ha
effettivamente esercitato… Salvini, nei modi, ricorda un bigliettaio dell’autoscontro,
che magari nel tempo libero arrotondi…
Un
amico mi ha ricordato, con aria di rimprovero, che Pertini, esule in Francia faceva il
muratore. E che tutti mestieri sono degni. Certo, se si resta muratori però… Pertini, lo era per necessità politiche. Inoltre accostarlo a Salvini e Di Maio è cosa a dir poco spericolata.
Comunque sia, lascio il giudizio ai lettori.
Per
tornare a Travaglio, come è noto, la sua
tecnica di scrittura è imperniata sulla
degradazione a essere sub-umano dell’interlocutore (epiteti, battute,
storpiature dei nomi ). Dall’alto del
suo rigido moralismo giudica e condanna senza possibilità di
appello. Esistono solo due posizioni la sua e la sua. Dopo di che tira la catena.
La carta igienica con il volto stampato di Renzi, ricorda, seppure con la
mediazione di certo storico pulcinellismo tipicamente italiano, la propaganda
nazista e comunista che rappresentava ebrei e capitalisti come esseri storpi, grassi, sordidi e repellenti. Il volto
di Renzi, da quel che si scorge non ha subito ritocchi. Ma l’accostamento alla carta igienica, non lascia dubbi sull’attribuzione all’ex premier di allogenicità fecale, quindi di una "riduzione" a scarto, rifiuto, qualcosa che merita di
sparire, di insozzato, nei vortici d'acqua del water.
Il
vero problema è come fermare il degrado. O comunque, come rianimare un discorso pubblico che appare morto. Magari
bastasse tirare la catena…
Carlo Gambescia