venerdì 15 febbraio 2019

Morte del dibattito pubblico in Italia
La politica fecale di Marco Travaglio


Perché  meravigliarsi della carta igienica con il volto di Renzi, in  bella mostra, durante il collegamento in diretta  con  Marco Travaglio, ospite del  programma “Tagadà” sulla  “Sette”? Piuttosto ci si dovrebbe chiedere quando è scattato  il meccanismo gogna, di cui il direttore del “Fatto” è un  grande specialista (*).
In realtà,  i toni  del dibattito pubblico  sono scesi così in basso  che  resta  difficile attribuire torti e ragioni.  Probabilmente, al di là delle questioni storiche e politiche,  i Social, hanno contribuito a quel che definirei il nuovo stile libero della comunicazione,  fondato sulla denigrazione dell’interlocutore con tutti i mezzi a disposizione, dalle parole alle immagini.

Non si argomenta più. Si tira, per l'appunto, quella che un tempo si chiamava catena... Del resto, l’argomentazione rinvia a un rapporto tra pari, il denigrare implica invece la degradazione, come avvilimento morale dell'interlocutore. Significa considerarlo indegno di un rapporto paritario, fondato sul civile scambio di argomentazioni: un fuori casta, dopo  aver magari inveito per anni contro le caste... 
Ora,  che  le persone comuni  non   badino  più di tanto all’argomentazione,  è un fisiologico problema di scarse risorse cognitive.  Ma che  ai piani alti dell'intelligenza, come nel caso di Travaglio, direttore di un giornale,  ci si comporti, come il  fruitore medio di Facebook è un fatto  grave, che  indica che ormai l’argomentazione è solo un lontano ricordo. Forse un brutto ricordo. 
Qualcuno potrà accusarmi di usare nei miei articoli a proposito di Salvini e Di Maio,  termini come giostraio e  bibitaro, e quindi tutto sommato di non essere da meno. Touché. Però, a mia discolpa, posso dire che  cerco sempre di argomentare.  Le mie  definizioni  di   Salvini come  Giostraio Mancato e di Luigi  Di Maio come Trascorso Bibitaro allo Stadio,  non sono gratuite.  Di Maio, ha effettivamente esercitato… Salvini, nei modi, ricorda un bigliettaio dell’autoscontro, che magari  nel tempo libero arrotondi…  

Un amico  mi ha ricordato, con aria di rimprovero,  che Pertini, esule in Francia faceva il muratore. E che tutti mestieri sono degni. Certo, se si resta muratori però…  Pertini, lo era per necessità politiche. Inoltre  accostarlo  a Salvini e Di Maio è cosa a dir poco spericolata. Comunque sia, lascio il giudizio ai lettori.
Per tornare a Travaglio, come è noto,  la sua tecnica di scrittura è imperniata  sulla degradazione a essere sub-umano dell’interlocutore (epiteti, battute, storpiature dei nomi ).  Dall’alto del suo rigido moralismo  giudica e condanna senza possibilità di appello. Esistono solo due posizioni la sua e la sua.   Dopo di che tira la catena.  
La carta igienica con il volto stampato di Renzi, ricorda, seppure con la mediazione di certo storico pulcinellismo tipicamente italiano, la propaganda nazista e comunista che rappresentava ebrei e capitalisti come esseri  storpi,  grassi, sordidi e repellenti.  Il volto   di Renzi, da quel che si scorge non ha subito ritocchi. Ma l’accostamento alla carta igienica, non lascia dubbi sull’attribuzione all’ex premier di allogenicità  fecale, quindi di  una  "riduzione" a  scarto, rifiuto, qualcosa che merita di sparire, di insozzato,  nei vortici d'acqua del  water.
Il vero problema è come  fermare il degrado.   O comunque,  come  rianimare un   discorso pubblico che appare morto.   Magari bastasse  tirare la catena…

Carlo Gambescia