Oggi sulla "Verità"
Marcello Veneziani e il concordato
fantasy di Mussolini con
gli ebrei italiani
Alla destra neofascista piace la letteratura fantasy. E Marcello Veneziani fa del suo meglio per
accontentarla. E' così bravo che rischia addirittura di oscurare la fama di Tolkien.
Un esempio?
Oggi
sulla “Verità”, Veneziani si inventa un concordato del 1930 tra Fascismo e Comunità ebraica
italiana. Come per dire: “Vedete,
Mussolini e il fascismo non furono antisemiti, perché mettevano sullo
stesso piano ebrei e cattolici”. Capito? Purissimo fascismo immaginario...
Il
punto è che Veneziani si appoggia, adulterandolo però, al testo di Renzo De Felice (Storia
degli ebrei italiani sotto il fascismo). Ad esempio, non riferisce che il
fascismo si guardò bene dall’introdurre, non solo nella nuova “Legge delle Comunità” (altro che Concordato…), ma nella successiva riforma del Codice Civile, l’estensione alla religione ebraica del articolo 402, che puniva penalmente le offese alla religione
cattolica.
Il
che ovviamente, per denigrare lo stato liberale - antico vizio fascista - che non aveva favorito, e giustamente, concordati di alcun genere con la
Chiesa cattolica, come con altre istituzioni religiose. E non per indolenza panciafichista, per usare
un termine caro all’antiliberalismo fascista, come lascia intendere Veneziani, ma per rispetto verso quei
principi di laicità e libertà individuali, ignorati e conculcati dal fascismo.
Chiunque
voglia sincerarsi della fervida fantasia storica di Veneziani,
può andare leggersi il paragrafo che De Felice dedica alla questione: pagine 101-114 (edizione 1993).
Un'ultima cosetta. Veneziani ricicla, certo cambiando qui e là, un nuovo cappello (il concordato da dimenticato diventa negato), eccetera, eccetera, un Cucù uscito sul “Giornale” di quattro anni fa, dove più o meno
adombrava le stesse fantasie storiche
(*). In veste ridotta e in occasione della Giornata della Memoria. Ora invece tocca alla ricorrenza dei Patti Lateranensi. Altro giro, altra corsa...
Il che oltre ad essere segno di senilità, risulta offensivo verso i suoi lettori. Sempre che se ne accorgano.
Il che oltre ad essere segno di senilità, risulta offensivo verso i suoi lettori. Sempre che se ne accorgano.
Carlo Gambescia