martedì 15 marzo 2016

Le elezioni comunali e  la crisi del centrodestra
Arrivederci Roma




La polemica Bertolaso-Meloni, al di là delle battute spiritose o meno, è un altro segno, decisivo, che il centrodestra si è  completamente spappolato. Roma è perduta, come, almeno per ora,  qualsiasi  progetto di ricostruire uno schieramento politico a livello nazionale.
Va detto che il centrodestra ha subito  negli ultimi  tre anni - non solo a Roma, quindi -  l’abilità politica di Renzi. Grande giocatore, la cui mission   era ed è  quella di  trasformare il Pd  in un partito riformista,  moderato, pragmatico, simpatico (oltre che ovviamente, come impone la politica, consolidare il suo potere). Certo, non è detto che riesca, però  sembra essere sulla strada giusta. Del resto,  anche per Renzi,  radicamento politico e  rinnovamento del  partito,  passano attraverso il test di Roma.  Ma questa è un'altra storia…
A dirla tutta,  il centrodestra, dopo il declino di Berlusconi (solo il Cavaliere non se n'è accorto), si è autoaffondato: divisioni, personalismi, confusione nei programmi e nelle idee.  Anche se,  in realtà,  il centrodestra ha sempre perseguito politicamente,  persino negli anni d’oro, la vecchia strategia  democristiana di promettere tutto a tutti: le idee non contavano,  i programmi neppure,  fatti salvi sempre gli interessi di Arcore. Quindi non poteva non finire così: quando il "cemento" di una coalizione  è costituito dal  solo  potere, una volta venuta meno la possibilità di spartire il bottino, crolla tutto. E così è stato. 
Se Renzi, tutto sommato, dice cose di sinistra, la destra dice solo stupidaggini che non sono di destra né di sinistra.  Si pensi solo ai candidati romani, come dire, più papabili. Bertolaso (sorvolando sul pendant giudiziario) è un organizzatore privo di qualsiasi  idea  politica,  Meloni, non è nemmeno questo e per giunta come idee continua a  pescare nel laghetto inquinato della cultura politica - parola grossa -  aennina.  E fino a ieri  anche  nella pozza avvelenata leghista.  Storace è un fascista  tout court ( basta sfogliare il quotidiano del suo partito). Resta  Marchini, che,  tuttavia come idee,  è  uomo di centrosinistra e per giunta  non ha alcuna esperienza politica.
Come si può vedere, Roma è  pronta per essere consegnata ai Pentastellati. Per evitare il barbaro immobilismo dei grillini, chi in passato ha votato per il centrodestra, ora  potrebbe votare per il candidato di Renzi, Roberto Giachetti, un ex rutelliano, pare. Insomma, per la serie, molto popolare tra  moderati e conservatori, turarsi il naso eccetera, eccetera. Altrimenti?  Arrivederci Roma. Che magone.    

Carlo Gambescia


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