Ma quale studio della Costituzione a scuola!
L'Educazione Civica va eliminata come l’ora di religione
Secondo uno studio della
Associazione Treelle, quasi i due
terzi dei diplomati ritengono
che a scuola la Costituzione italiana è
studiata poco o punto (*). Sicché, gli studenti chiedono un maggiore
insegnamento dell'
Educazione Civica in classe, quale disciplina
dedicata allo studio della Costituzione. Talvolta capita addirittura di leggere che la
nostra Carta andrebbe insegnata anche ai
bambini... L'immagine dei Balilla della
Costituzione, come poi il lettore scoprirà, ci lascia a dir poco perplessi.
L’ idea del cittadino che divenga tale per educazione, e dunque per conoscenza è indubbiamente un’idea liberale.
Si pensi al famoso deliberare per conoscere di Luigi Einaudi (sul quale poi ritorneremo). Però, come tutte
le idee astratte, ha alcune importanti
controindicazioni.
In
primo luogo, le costituzioni non sono un testo sacro, quindi possono risentire del
tempo ed essere soggette a revisioni. La sacralizzazione, maleodora di visione
totalitaria della politica. Tradotto: una
costituzione, uno stato, un popolo. Vengono
i brividi.
In
secondo luogo, e a tale proposito,
l’insegnamento a scuola dell’educazione civica, implica che cosa? Gli insegnanti, of course. I quali, oggi come oggi, o sono totalmente impreparati o sono politicizzati. Di conseguenza, l’insegnamento della Costituzione italiana risentirebbe delle diverse ideologie professate, o peggio dell’ impreparazione
in argomento dei docenti. Un minestrone costituzionale ideologicamente insipido
o troppo salato. Altri brividi.
Del
resto, e in terzo luogo, quando si parla di scuola laica o repubblicana, ci si riferisce a un’idea astratta, facendo finta di non
sapere che la scuola in realtà si compone di insegnanti, burocrazie pubbliche centrali e periferiche, sindacati, alunni, famiglie più o meno politicizzate. Tante teste (e interessi) tante
idee (e interessi). Altro che Stato Etico (con le maiuscole). Ciò significa che la tanto strombazzata neutralità dello stato non sarà mai di casa nella aule scolastiche, a meno che, ma sarebbe un passo indietro
verso la dittatura, non li si metta tutti (insegnanti, burocrati, sindacalisti, cittadini)
in divisa come durante il fascismo. Brividi e febbre alta.
In
quarto luogo, il che (tante teste
eccetera) potrebbe sembrare un bene. E
invece no. Perché in realtà, esiste il
rischio opposto: quello di
produrre negli studenti ulteriore confusione, nonché, come
per tutto ciò che si deve apprendere per costrizione, indifferenza se non odio verso le costituzioni,
la politica, i partiti, lo stato, eccetera. Febbre altissima.
In realtà, quel deliberare per conoscere einaudiano, concerne la volontà di sapere
individuale: la libera scelta di informarsi, documentarsi, per così dire, non in
orario scolastico. Pertanto l’idea
di fondo, condivisa da Einaudi e da ogni
vero liberale, non può che essere quella
del cittadino per scelta - non per suolo
o per sangue - che decide liberamente di documentarsi sulla sua
condizione civile e politica. E che documentandosi, sempre liberamente,
comprende e poi condivide le ragioni della sua appartenenza storica. Ma può anche accadere il contrario. E, che si decida, in qualche misura, di votare con i piedi... Insomma, contratto non status. Mai
sacralizzare le costituzioni, può essere molto pericoloso, come illustra, fin dall'inizio, l'esperienza giacobina.
Ma
allora, gli studenti che chiedono più Educazione Civica a scuola? Sono liberali disadattati: statalisti senza
saperlo. Dal momento che hanno ricevuto
e introiettato, per diffusione ambientale, l’idea rousseauiana che l’uomo, per il suo bene, può essere costretto ad essere
libero, idea infondata (chi conosce meglio di se stesso, il proprio bene?), via via abbracciata da giacobini, socialisti, comunisti, cattolici democratici e sociali, e perfino fascisti e nazionalsocialisti. Non per niente la Costituzione italiana è frutto di un compromesso tra democristiani, socialisti e comunisti.
Di qui, per tornare sul punto, il ruolo fondamentale, perché ritenuto formativo ( una specie di busto di gesso), delle costituzioni moderne e dello stato che deve implementarle. Si chiama costruttivismo (Hayek, docet). Costituzioni, che tra l’altro, essendo frutto di precise maggioranze, sono immagine vivente di quell' impalpabile tirannia della maggioranza studiata da Tocqueville.
Perché,
allora, insegnare la tirannia, o peggio il totalitarismo, a scuola? Magari fin dalle elementari... Se fosse per
noi, al massimo renderemmo l’educazione civica un corso opzionale, come l’ora
di religione. Se non addirittura eliminarla del
tutto. E così non pensarci più.
Carlo Gambescia
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