La riforma del Mes
Il sovranismo di Stenterello…
Al
di là dei paroloni romantici con il cuore il mano dei sovranisti, la questione della riforma del Mes (Meccanismo europeo di
stabilità) è molto semplice. E soprattutto annosa.
Da un lato infatti si sostiene che gli stati che chiedono un prestito devono avere i conti pubblici in ordine, dall’altro che
la materia deve invece essere
prima discussa politicamente.
La differenza con le regole precedenti
consiste però nell’automaticità. Per
un esempio di tale criterio si pensi alla spending review e ai tagli lineari. Insomma, con la riforma, parlerebbero le cifre non i politici.
Ora, fermo
restando che si tratta di regole - le vecchie come le nuove - frutto della stessa visione keynesiana del credito ( magari corretta
secondo criteri più o meno
monetaristi), il vero punto di discussione rimane
l’introduzione o meno di criteri quantitativi
in luogo di criteri qualitativi.
Insomma, poiché la matematica non è un' opinione, con la riforma i numeri parlerebbero da
soli. Ciò spiega l’opposizione non
solo dei sovranisti ma di tutti coloro
che fanno del debito pubblico strumento di governo. Si notino in proposito le reazioni negative di Leu e M5s.
In
realtà, sono in gioco le illusorie promesse
elettorali di tagliare tasse e aumentare pensioni. Altro che la sovranità italiana come dichiara Salvini... Di fatto le nuove le regole sono più eque delle precedenti perché estendibili, e in automatico a tutti gli stati. Per
dirla brutalmente, un meccanismo del genere lega le mani a politici
spendaccioni e talvolta corruttori. Insomma, la riforma del Mes è antidemagogica quindi può far perdere voti. Contrasta il pericoloso partito trasversale della spesa pubblica. Che ovviamente reagisce e strepita.
Perciò la
grancassa sovranista si spiega con le solite reazioni dell’ Italia dei furbi... Come verseggiava
il grande Giuseppe Giusti, Dietro l'avello / Di Machiavello / dorme lo scheletro / Di Stenterello…
Carlo Gambescia