Il caso Cucchi e la democrazia liberale
L’istinto del taglione
Sotto il profilo sociologico le moderne forze di polizia sono il prolungamento del weberiano monopolio della violenza legittima, tradotta in forza legalizzata, insomma approvata dalle leggi. Moderno stato rappresentativo e controllo pubblico dei comportamenti socialmente illeciti vanno di pari passo.
Tutto
bene allora? Non completamente. E ci spieghiamo subito.
Il
profilo degli agenti di polizia rimanda a soggetti addestrati all’uso scalare
del forza, uso limitato - ecco la
caratteristica del moderno stato di diritto - dalle leggi a tutela della libertà dei
cittadini. Purtroppo, l’uso della forza razionalizzata attraverso il diritto,
spesso entra in conflitto con l’ideologia del taglione, antichissimo ma
irrazionale strumento di giudizio che
continua innervare il comportamento di alcuni poliziotti ( e non solo), mossi dall’idea che il criminale, o chi
ritenuto tale, debba essere trattato spietatamente, per l'appunto come un criminale. Come un soggetto irrecuperabile alle società. Sempre e comunque. Si può parlare,
come ora vedremo, di un istinto del taglione.
Va però detto che in larga parte la polizia moderna ha accettato il diritto
razionale e il relativo uso limitato e legalizzato della forza.
Nel
caso Cucchi, ci troviamo invece davanti a poliziotti, nel caso due carabinieri, che
hanno applicato il taglione, violando le regole dello stato di diritto. Di qui,
la condanna di ieri.
Qual
è il succo del nostro discorso? Che lo
stato di diritto, a differenza di altre forme storiche di governo degli uomini,
ben incarnato dalla democrazia liberale, offre gli strumenti perché il diritto
razionale faccia il suo corso. E come si dice alla fine “trionfi”.
Ovviamente
sussistono problemi organizzativi e ideologici. Tradotto: le lentezze della
magistratura, legate a problemi di risorse, e la condivisione in alcuni settori
sociali, anche esterni alle forze dell’ordine, delle legge del taglione.
Attenzione,
semplificando i concetti, il rapporto
tra taglione e uso razionale e legalizzato della forza, non va visto in chiave
evolutiva: nel senso che l’istinto del taglione non sia altro che una
sopravvivenza sociale che presto sparirà all'insegna del vissero felici
e contenti.
In
realtà, il farsi giustizia da soli, sulla base di una proporzionalità delle pene, inventata o reinventata, spesso
in un attimo, è un impulso sociale
profondo, o se si preferisce una spinta istintiva a compiere un’azione che si
giudica un atto di giustizia, proporzionale all’offesa ricevuta dal singolo o
dal gruppo sociale.
Nel
caso Cucchi i due carabinieri hanno ritenuto, picchiando a morte il
giovane, di compiere un’azione reintegrativa
sia sul piano singolare che collettivo.
Il
che, come giustamente hanno deciso i giudici, forse inconsapevolmente (insomma
senza fare nessuna analisi sociologica,
ma applicando la legge che vieta, eccetera, eccetera), non è una scusante, ma indica come, anche in
una società razionale, l’irrazionalismo sia sempre in agguato.
Tuttavia,
come abbiamo anticipato, la società liberale, a differenza di altre, offre, con lo stato di diritto, gli
strumenti giuridici per arginare l’istinto del taglione.
E
non è poco.
Carlo Gambescia