venerdì 15 novembre 2019

Il caso Cucchi e la democrazia liberale
L’istinto del taglione


Sotto il profilo sociologico le moderne  forze di polizia sono il prolungamento del weberiano monopolio  della violenza legittima,  tradotta in forza legalizzata, insomma approvata dalle leggi. Moderno stato rappresentativo e controllo pubblico dei comportamenti socialmente illeciti  vanno di pari passo.
Tutto bene allora? Non completamente. E ci spieghiamo subito.
Il profilo degli agenti di polizia rimanda a soggetti addestrati all’uso scalare del forza, uso limitato -  ecco la caratteristica del moderno stato di diritto -  dalle leggi a tutela della libertà dei cittadini.  Purtroppo, l’uso della  forza razionalizzata attraverso il diritto, spesso entra in conflitto con l’ideologia del taglione, antichissimo ma irrazionale strumento di giudizio che continua innervare il comportamento di alcuni poliziotti ( e non solo),  mossi dall’idea che il criminale, o chi ritenuto tale, debba essere trattato spietatamente, per l'appunto come un criminale. Come un soggetto irrecuperabile alle società. Sempre e comunque.  Si può parlare, come ora  vedremo, di  un istinto del taglione.
Va  però detto  che in larga parte la polizia moderna ha accettato il diritto razionale e il relativo uso limitato e legalizzato della forza.
Nel caso Cucchi, ci troviamo invece davanti a poliziotti, nel caso due carabinieri, che hanno applicato il taglione, violando le regole dello stato di diritto. Di qui, la condanna di ieri.
Qual è il succo del nostro discorso?  Che lo stato di diritto, a differenza di altre forme storiche di governo degli uomini, ben incarnato dalla democrazia liberale, offre gli strumenti perché il diritto razionale faccia il suo corso. E come si dice alla fine “trionfi”.  
Ovviamente sussistono problemi organizzativi e ideologici. Tradotto: le lentezze della magistratura, legate a problemi di risorse, e la condivisione in alcuni settori sociali, anche esterni alle forze dell’ordine,  delle legge del taglione.
Attenzione, semplificando i concetti,  il rapporto tra taglione e uso razionale e legalizzato della forza, non va visto in chiave evolutiva: nel senso che l’istinto del  taglione non sia altro che una sopravvivenza sociale che presto sparirà all'insegna del vissero felici e contenti.
In realtà, il farsi giustizia da soli, sulla base di una proporzionalità  delle pene, inventata o reinventata, spesso in un attimo,  è un impulso sociale profondo,  o se si preferisce una  spinta istintiva a compiere un’azione che si giudica un atto di giustizia, proporzionale all’offesa ricevuta dal singolo o dal gruppo sociale.
Nel caso Cucchi i due carabinieri  hanno ritenuto, picchiando a morte il giovane,  di compiere un’azione reintegrativa sia sul piano singolare che collettivo.
Il che, come giustamente hanno deciso i giudici, forse inconsapevolmente (insomma senza fare  nessuna analisi sociologica, ma applicando la legge che vieta, eccetera, eccetera),  non è una scusante, ma indica come, anche in una società razionale,  l’irrazionalismo  sia sempre in agguato.
Tuttavia, come abbiamo anticipato, la società liberale, a differenza di altre,  offre, con lo stato di diritto,   gli strumenti giuridici per arginare l’istinto del taglione.
E non è poco.

Carlo Gambescia