Italia escrementizia
Basta
dare una scorsa alle prime pagine dei
giornali di oggi (*) per scoprire un’Italia impazzita. Qui, vorremmo usare un altro termine, volgare, ma
per rispetto dei lettori ne impieghiamo uno come da vocabolario dei sinonimi educati.
Che
sta succedendo allora?
Escrementi fascistoidi sul Parlamento, per i 4500 emendamenti alla
finanziaria, frutto invece di regolarissime tattiche procedurali. Non è insomma la fine del mondo. Fine del mondo sarebbe il Parlamento occupato da squadristi o sardine, rosse o nere.
Escrementi spionistici sulla Trenta, ex ministro della
Difesa, perché occuperebbe in modo abusivo un alloggio dello stato, eppure esiste un regolare contratto registrato, quindi pubblico, firmato liberamente dalle parti. Non è insomma la fine del mondo. Fine del mondo resta invece il contratto con la pistola alla tempia del servilismo verso il dittatore per Villa Torlonia, affittata a suo tempo a Mussolini per 1 lira annua.
Escrementi populisti su
Mittal, perché avrebbe fatto un passo indietro. Però non si dice che lo ha fatto perché stanca dei balletti assistenzialisti italiani. Non è insomma la fine del mondo. Fine del mondo invece è pretendere di produrre acciaio in perdita, svuotando le tasche dei cittadini.
Escrementi a pioggia sull’Italia, perché di questo passo le cose andranno sempre peggio. E questa può essere la fine del mondo.
Esageriamo? No. Perché non è il sistema economico a non funzionare. Nonostante i piagnistei dei talk e il razzismo della destra contro la sinistra e della sinistra contro la destra, l’Italia, per fortuna, va avanti per contro proprio. Certo il Pil è
quel che è, però con questo clima generale fare affari non è così facile. Eppure, le esportazioni marciano.
Esiste miracolosamente una coazione a ripetere, frutto per metà di sana anarchia economica, per metà
di senso del dovere, una mano invisibile dell'economia che, per ora, permette all'Italia di sopravvivere, anche
benino.
Quel che invece non è promettente è la mano visibile della politica, che si bea della caccia alle streghe, grazie al'aiutino (si fa per dire) di mass media ormai specializzati in calunniologia e digraziologia. Del resto, in quest'opera di disfacimento, destra e sinistra pari sono. Perché, salvo rarissime eccezioni, si tirano in faccia, e quotidianamente, gli escrementi di cui sopra, rilanciati dai social, in un clima di parole d'ordine dal sapore tersiteo. Per non usare un altro termine.
Finirà male, molto male. E a testa sotto, perché quel che sta accadendo, come racconta una famosa barzelletta, rappresenta solo l’ora d'aria.
Carlo Gambescia