Spagna, vince Vox
Surtout pas trop de zèle…
«Noche de euforia. Vox
alcanzó ayer el éxtasis. Santiago Abascal proclamó que sus 52 escaños
significan el «perfeccionamiento de la democracia española» porque el Congreso
tiene una representación «más real y fidedigna» de lo que piensa una gran parte
del país. El líder de Vox celebró que la fuerza de esos diputados servirá para
abrir aún más debates que el «consenso progre» ha intentado cerrar. Así, ha
anunciado que, al superar los 50 escaños, podrá presentar recursos de
inconstitucionalidad cuando crea oportuno, llevando su guerra contra la
izquierda también a los tribunales.» (https://www.elmundo.es/espana/2019/11/11/5dc86b28fdddff474e8b45b6.html).
Così Santiago Abascal (nella foto) leader di Vox, partito uscito vittorioso dalle elezioni di ieri. Cosa è successo? Al "Congreso" i socialisti (120 s.), hanno
perso tre seggi, quindi non hanno
sfondato, i popolari (88 s.) ne hanno
guadagnati una ventina, recuperando
qualcosa rispetto alle elezioni di aprile, ma a danno dei centristi di Ciudadanos, (10 s.) crollati, da cinquantasette a dieci. Anche Podemos (35 s.) ne ha persi otto. Vox (52 s.) invece
ha raddoppiato i seggi, qualificandosi come terza forza. L’unica maggioranza
possibile, nel senso di solida ( o comunque più solida di altre), è quella tra
socialisti e popolari. Altrimenti, ancora una volta, avrà al meglio - sui partiti, tutti, e contro la Spagna, tutta - l’ingovernabilità.
Per quale ragione Vox, forza politica di destra, per alcuni estrema (un mix di centralismo socio-morale ed etnopolitica), nel
giro di un anno si ritrova ai vertici della politica spagnola? Il motivo è
nel fatto che la Spagna sembra aver dimenticato i pericoli della radicalizzazione politica. Dalla guerra civile sono trascorsi ottant’anni,
dalla morte di Franco, quarantaquattro. Tanti, troppi anni? Difficile dire.
Comunque sia, gli spagnoli mostrano di non scorgere più i rischi insiti in una politica costruita sui perfidi intrecci dell’odio ideologico.
Comunque sia, gli spagnoli mostrano di non scorgere più i rischi insiti in una politica costruita sui perfidi intrecci dell’odio ideologico.
Odio, per il pluralismo storico, quello di Sánchez che ha preteso il trasferimento
delle spoglie di Franco dalla Valle dei Caduti. Odio, quello di non pochi indipendentisti catalani che non accettano alcuna mediazione
politica in chiave plurale (ossia di rispetto delle idee dei non indipendentisti) Odio, quello di Vox, verso il
pluralismo morale e sociale. Odio, infine, dell’estrema sinistra di Podemos verso
il pluralismo economico.
E con il ritorno dell’ odio, sarà difficile
giungere al «perfeccionamiento
de la democracia española». E non solo spagnola. Lo
diciamo noi, da umili liberali? No, lo sosteneva Talleyrand, che a proposito della politica invitava ad evitare sempre gli eccessi di zelo: "Surtout pas
trop de zèle".
E che cos’è l’odio, se non il frutto avvelenato dell' eccesso di zelo nel
difendere la propria causa politica? La politica, come arte del possibile, di "principi" può morire.
Carlo Gambescia
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