lunedì 11 novembre 2019

Spagna, vince Vox

Surtout pas trop de zèle

 


«Noche de euforia. Vox alcanzó ayer el éxtasis. Santiago Abascal proclamó que sus 52 escaños significan el «perfeccionamiento de la democracia española» porque el Congreso tiene una representación «más real y fidedigna» de lo que piensa una gran parte del país. El líder de Vox celebró que la fuerza de esos diputados servirá para abrir aún más debates que el «consenso progre» ha intentado cerrar. Así, ha anunciado que, al superar los 50 escaños, podrá presentar recursos de inconstitucionalidad cuando crea oportuno, llevando su guerra contra la izquierda también a los tribunales.» (https://www.elmundo.es/espana/2019/11/11/5dc86b28fdddff474e8b45b6.html).

Così Santiago Abascal  (nella foto)  leader di Vox, partito uscito vittorioso dalle elezioni di ieri.  Cosa è successo? Al "Congreso" i socialisti (120 s.), hanno perso  tre seggi, quindi non hanno sfondato,   i popolari (88 s.) ne hanno guadagnati  una ventina, recuperando qualcosa rispetto alle elezioni di aprile, ma a danno dei  centristi di Ciudadanos, (10 s.) crollati, da cinquantasette a dieci.  Anche Podemos (35 s.) ne ha persi otto.  Vox (52 s.) invece ha raddoppiato i seggi, qualificandosi come terza forza. L’unica maggioranza possibile, nel senso di solida ( o comunque più solida di altre),  è quella tra  socialisti e popolari. Altrimenti, ancora una volta,  avrà al meglio  -  sui partiti, tutti,  e contro  la Spagna, tutta -  l’ingovernabilità.

Per quale ragione Vox, forza politica di destra, per alcuni estrema (un mix di centralismo socio-morale ed etnopolitica),  nel giro di  un anno  si ritrova ai vertici della politica spagnola? Il motivo è  nel fatto che la Spagna sembra aver dimenticato i pericoli della radicalizzazione politica.  Dalla guerra civile sono trascorsi ottant’anni, dalla morte di Franco, quarantaquattro. Tanti, troppi anni? Difficile dire.
Comunque sia, gli spagnoli  mostrano di  non scorgere  più  i rischi insiti in una politica costruita sui perfidi intrecci dell’odio ideologico. 
Odio, per il pluralismo storico, quello di Sánchez che ha preteso il trasferimento delle spoglie di Franco dalla Valle dei Caduti. Odio, quello di non pochi indipendentisti catalani che non accettano alcuna mediazione politica in chiave plurale (ossia di rispetto delle idee dei non indipendentisti)  Odio, quello di Vox,  verso il pluralismo morale e sociale. Odio, infine, dell’estrema sinistra di Podemos verso il pluralismo economico.
E con il ritorno dell’ odio, sarà difficile  giungere al  «perfeccionamiento de la democracia española». E non solo spagnola.  Lo diciamo noi, da umili liberali?  No, lo sosteneva  Talleyrand, che a proposito della politica  invitava ad evitare  sempre gli eccessi di zelo:  "Surtout pas trop de zèle". 
E che cos’è l’odio, se non il frutto avvelenato dell' eccesso di zelo nel difendere la propria causa politica?  La politica, come arte del possibile, di "principi" può morire. 

Carlo Gambescia                    
  


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