Benito Mussolini, Rosa Luxemburg e Karl
Liebknecht
Marcello Veneziani cantore del 1919
Marcello Veneziani va in giro per l’ Italia a
presentare i suoi libri nostalgici sugli dei e sul mito. Classici argomenti da
“tentazione fascista”. Per chiarirsi le idee al riguardo si leggano
Cassirer, Jesi e Kunnas. Da ultimo, Veneziani, si è
trasformato nel cantore, ancora più nostalgico, del 1919.
Per
chi ancora non lo sapesse il “Diciannovismo” (o “Sansepolcrismo”) è il cavallo di battaglia del cosiddetto
fascismo di sinistra. Come per certi comunisti romantici, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht sono il
comunismo che poi non fu, così per
Veneziani, Podrecca, Farinacci e Rossi, sono il vero fascismo che si perse strada facendo…
E
sulla base di queste anacronistiche e romantiche scemenze, Veneziani va in giro per i teatri, si dice, tra gli
applausi di un’Italia tristemente sospesa tra
ignoranza e nostalgia. Celebrando un centenario che non c'è... O se c'è, esiste solo nella testa dei neofascisti.
E quando qualcuno si azzarda a muovere un' obiezione, Veneziani si atteggia subito a perseguitato politico: si mette a frignare sulla natura illiberale di un sistema
liberale che invece alcuni anni fa addirittura lo premiò con un incarico "demoplutocratico" di vertice alla
Rai.
Dicevamo
del fascismo di sinistra, del “Sansepolcrismo”. Termine che prende origine da piazza San Sepolcro a Milano, dove il 23
marzo 1919 si tenne nella
sala riunioni del Circolo dell’Alleanza Industriale, l’ “adunata” fondativa
dei fasci di combattimento, presieduta da Mussolini e da circa trecento scalmanati, più o meno noti. Alle questure.
Il
velleitario programma sansepolcrista, mezzo repubblicano
e mezzo socialista, venne poi messo nel freezer per vent’anni. Mussolini, lo
scongelò nel 1943, ormai disperato e
nelle mani dei nazisti, riconsacrando il sansepolcrismo in chiave antisemita nei cosiddetti 18 Punti di Verona. Una vergogna
incancellabile.
Molti neofascisti, e tra questi Veneziani, sostengono tuttora che se Mussolini avesse tenuto fede ai principi del 1919 il fascismo sarebbe stato ben altra cosa. In senso positivo, ovviamente.
Molti neofascisti, e tra questi Veneziani, sostengono tuttora che se Mussolini avesse tenuto fede ai principi del 1919 il fascismo sarebbe stato ben altra cosa. In senso positivo, ovviamente.
In
fondo, come dicevamo all’inizio, si tratta
della stessa tesi dei neocomunisti quando
rimpiangono il comunismo che mai fu di Rosa Luxemburg e dei mitici consigli operai.
In
realtà, sia il Sansepolcrismo sia il comunismo consiliare, restano due fenomeni
politici profondamente antiliberali e anticapitalisti. Pertanto, Benito Mussolini "il rivoluzionario" del 1919, per dirla con De Felice, e Rosa Luxemburg , critica, da sinistra, di Lenin, una volta al potere, avrebbero comunque preso una direzione antiparlamentare,
terroristica e autarchica. Di male in peggio.
Mussolini
fu fucilato nell’aprile del 1945 dai partigiani, dopo vent’anni di danni. Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht furono invece sequestrati e uccisi dai corpi franchi, gruppi paramilitari,
nel gennaio del 1919.
Chissà
se anche Mussolini… Difficile dire. Di sicuro, Veneziani oggi celebrerebbe Farinacci...
Carlo Gambescia
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