domenica 17 novembre 2019

Benito Mussolini, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht    
Marcello Veneziani cantore del 1919




Marcello Veneziani  va in giro per l’ Italia  a presentare  i suoi  libri nostalgici  sugli dei e sul  mito. Classici argomenti da “tentazione fascista”. Per chiarirsi le idee al riguardo si  leggano Cassirer, Jesi e Kunnas. Da ultimo, Veneziani,  si è trasformato nel cantore, ancora più nostalgico, del 1919.
Per chi ancora non lo sapesse  il “Diciannovismo”  (o “Sansepolcrismo”)   è il  cavallo  di battaglia del cosiddetto fascismo di sinistra.  Come per certi  comunisti romantici,  Rosa  Luxemburg e Karl Liebknecht  sono  il comunismo che poi non fu,  così per Veneziani,  Podrecca, Farinacci e Rossi, sono il vero fascismo che si perse strada facendo…
E sulla base di queste anacronistiche e romantiche  scemenze, Veneziani  va in giro per i teatri, si dice, tra gli applausi di un’Italia tristemente sospesa   tra  ignoranza e  nostalgia. Celebrando un centenario che non c'è... O se c'è,   esiste solo nella testa dei  neofascisti.  
E quando  qualcuno si azzarda a  muovere  un' obiezione, Veneziani si atteggia  subito  a perseguitato politico: si mette  a frignare  sulla natura illiberale di un sistema liberale  che invece alcuni anni fa addirittura  lo premiò  con  un incarico "demoplutocratico" di vertice alla Rai.
Dicevamo del fascismo di sinistra, del “Sansepolcrismo”.  Termine che prende origine  da piazza San Sepolcro a Milano, dove il 23 marzo 1919  si tenne   nella sala riunioni del Circolo dell’Alleanza Industriale, l’ “adunata” fondativa dei fasci di combattimento, presieduta da Mussolini  e da circa  trecento scalmanati, più  o meno noti.  Alle questure.
Il velleitario programma  sansepolcrista,  mezzo  repubblicano e mezzo socialista, venne poi messo nel freezer per vent’anni.  Mussolini, lo scongelò nel 1943, ormai  disperato e nelle mani dei nazisti, riconsacrando il sansepolcrismo  in chiave antisemita nei cosiddetti 18 Punti di Verona. Una vergogna incancellabile.  
Molti neofascisti, e  tra questi Veneziani, sostengono tuttora  che se Mussolini avesse tenuto fede ai principi del 1919  il fascismo  sarebbe stato  ben  altra cosa. In senso positivo, ovviamente.  
In fondo, come dicevamo all’inizio,  si tratta della stessa tesi  dei neocomunisti quando rimpiangono il comunismo che mai fu di Rosa Luxemburg   e dei mitici  consigli operai.  
In realtà, sia il Sansepolcrismo sia il comunismo consiliare, restano due fenomeni politici profondamente  antiliberali e anticapitalisti. Pertanto, Benito  Mussolini "il rivoluzionario" del 1919,  per dirla con De Felice,   e  Rosa Luxemburg, critica,  da sinistra,  di Lenin,  una volta al potere, avrebbero comunque  preso una direzione antiparlamentare, terroristica  e autarchica.  Di male in peggio.
Mussolini fu fucilato nell’aprile del 1945 dai partigiani, dopo vent’anni di danni.  Rosa  Luxemburg e Karl Liebknecht  furono invece sequestrati e  uccisi dai corpi franchi, gruppi paramilitari, nel gennaio del 1919.
Chissà se anche Mussolini… Difficile dire. Di sicuro,  Veneziani oggi  celebrerebbe Farinacci... 

Carlo Gambescia                         
                 

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