Polemiche inutili…
Sovranismo psichico o sovranismo dell'imbecille?
Un tempo gli
addetti ai lavori, dietro
le quinte ovviamente (primum vivere...), ridacchiavano
a proposito della fantasia sociologistico-giornalistica di Giuseppe De Rita,
fondatore del Censis, che ogni anno, con il famoso Rapporto sulla Situazione del
Paese, coniava improbabili ma accattivanti neologismi.
In
realtà, De Rita, da buon esponente di certo presentismo sociologico, inseguiva
semplicemente l’attualità, usando
neologismi che duravano lo spazio di un
anno, poco meno o poco più. Invece di ragionare sui tempi
lunghi, De Rita cercava risposte di tipo
giornalistico a grandi questione di
fondo. Cosa che gli riusciva e riesce bene. Una specie di " Ti ha piaciato?" da Petrolini della sociologia. E Petrolini, era un grande, a modo suo.
Perché
parliamo del Censis? Per una semplice ragione.
Negli ultimi giorni è esplosa una polemica, montata soprattutto dalla
destra, a proposito della pubblicazione
della voce “sovranismo psichico” sulla pagina
online dell’Enciclopedia Treccani dedicata ai neologismi (*).
Il termine - ecco il punto - lanciato l'anno scorso nel 52° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese (2018 **), subito ripreso dalla stampa di sinistra, aveva infastidito la destra. E molto.
Figurarsi perciò quando lo si è visto recepito "addirittura dalla Treccani" . Di qui la reazione polemica all’insegna dell’ “ anchela Treccani ” seguita, come di rito, dalla "condanna del neototalitarismo liberale di stampo
sovietico", eccetera, eccetera.
Il termine - ecco il punto - lanciato l'anno scorso nel 52° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese (2018 **), subito ripreso dalla stampa di sinistra, aveva infastidito la destra. E molto.
Figurarsi perciò quando lo si è visto recepito "addirittura dalla Treccani" . Di qui la reazione polemica all’insegna dell’ “ anche
Ora,
per quel che riguarda la
Treccani , va detto che
la voce in oggetto, se l'italiano non è un'opinione, si limita a riportare
un neologismo, quindi un termine coniato di recente, rinviando doverosamente alle fonti, che rimandano a loro volta alla stampa di sinistra che lo ha veicolato e al 52° Rapporto Censis che lo ha introdotto.
La Treccani fotografa. Tutto
qui. Nessun complotto ai danni della destra, che invece sembra proporre come modello di cultura enciclopedica la Crusca linguistica, ma preventiva. Non solo: la destra travisa volutamente ad uso e consumo degli elettori puntando sull' evocazione di scenari apocalittici. Il che non aiuta a calmare i
bollenti spiriti di un discorso pubblico sempre più lontano dalla realtà e animato dalla caccia al
capro espiatorio, che con la paranoia non c'entra nulla.
Per
contro, il concetto di sovranismo psichico in sé,
può essere criticato. Ma la
destra - altro punto importante - non ha
gli strumenti culturali per poterlo fare. Perché dovrebbe avere letto, con un pizzico di buon senso, gli studi sulla personalità
autoritaria di Adorno (regolarmente demonizzati...), i lavori sulla mentalità culturale di Sorokin (Carneade! Chi era costui?),
nonché l’opera della Arendt sul totalitarismo (un' ebrea, figurarsi...). A che scopo? Per poter capire che ciò che anima l’espansione del populismo razzista non ha nulla di psico-patologico in sé. E quindi preparare adeguate risposte "controculturali". Magari anche in chiave autocritica.
Dal momento che si
tratta, non di fenomeni paranoici riconducibili a un fantomatico "sovranismo psichico", ma più semplicemente del ritorno dell’ etnocentrismo, fenomeno sociologicamente incentrato
sulla facilità di una percezione
collettiva di messaggi sociali semplici,
se non semplicistici, come “noi o loro”. Dove, ripetiamo, di psico-patologico, nel senso, per così dire, di cattivo funzionamento del cervello, non c’è
nulla.
Persiste
invece una costruzione socio-culturale
del nemico che porta alla sostituzione del concetto di avversario: “noi e
loro” (tipico del discorso pubblico
liberale), con quello polemogeno, per l’appunto, di
nemico: “noi contro loro” (tipico del populismo di destra e sinistra).
Però
attenzione, è vero che il “politico”, nella sua essenza, o meglio purezza idealtipica, implica la divisione in amici e nemici, ma è altrettanto vero che
un discorso pubblico, tollerante e intelligente, proprio perché si confronta con la realtà e
non con un tipo ideale astratto, può
sublimare e attutire. Insomma, sostituire la
scheda elettorale e il riformismo, alle pallottole e alla rivoluzione. Come
mostra l’esperimento liberale.
Pertanto, siamo davanti a una questione squisitamente socioculturale. Male perciò
fa il Censis, strumento per eccellenza sociologico, a introdurre concetti mutuati dalla
psichiatria, altra disciplina, distante anni luce dalla sociologia. E ancora più male fa la destra a non studiare. Per non parlare della sinistra, che si nasconde dietro la sociologia psichedelica del Censis.
Insomma parliamo di un concetto che può essere facilmente strumentalizzato da una politica in cerca, si badi a destra come a sinistra, di facili scorciatoie eugenetiche inseguendo il livore dei social e precedendo addirittura l’allarmismo, già di per sé congenito, dei mass media tradizionali.
Insomma parliamo di un concetto che può essere facilmente strumentalizzato da una politica in cerca, si badi a destra come a sinistra, di facili scorciatoie eugenetiche inseguendo il livore dei social e precedendo addirittura l’allarmismo, già di per sé congenito, dei mass media tradizionali.
Se
ci si perdona l'espressione, parleremmo, soprattutto a livello di élite ( politiche, mediatiche, culturali) di sovranismo dell’
imbecille. Perché a destra e sinistra non si fa niente per impedire, autodisciplimandosi, la progressiva distruzione del discorso
pubblico liberale a colpi di fantasie complottiste e teorie pseudoscientifiche.
Che malinconia.
Carlo Gambescia
(*)
Qui la voce incriminata dalla destra: http://www.treccani.it/vocabolario/sovranismo-psichico_%28Neologismi%29/
(**) Qui, per un rapida ma puntale informazione giornalistica (con fonti): https://www.ilsole24ore.com/art/censis-italiani-incattiviti-e-preda-sovranismo-psichico-AEW02PvG .
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