martedì 26 novembre 2019

Giornata internazionale per l'eliminazione della   violenza contro le  donne
Femministe forti con i deboli e deboli con i forti?

Ieri  non ho voluto scrivere nulla  sulla “Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne",  che si celebra  su iniziativa dell’Onu da venti anni. Perché?
Lungi da  me   l’idea di  negare un fenomeno, che esiste.  Che però  riguarda, stando almeno ai dati, in via principale  le culture non occidentali.  Dove  una visione patriarcale del mondo ostacola,  molte volte con la violenza,  l’estensione alle donne dei diritti più elementari, a cominciare dall’istruzione.  Invece in  Occidente (semplificando) la giusta marcia delle donne verso la parità, pur tra ostacoli economici, sembra ormai precedere speditamente.
Per quale ragione l'Occidente è in vantaggio?  Per  la legislazione illuminata?  Probabilmente. C’è però dell’altro.  Tra Oriente (semplificando) e Occidente c’è una differenza spesso obliata dall’attivismo  femminista occidentale (semplificando), di regola su posizioni di sinistra. Quale? Semplicissimo, l’Occidente è la patria della rivoluzione liberale.  Il liberalismo nasce “anche”  nei salotti delle colte madames del Settecento e dell’Ottocento. E liberalismo significava e significa parità dei diritti e possibilità per tutti di fare libere scelte. Principi storicamente  ignoti fuori dell’Occidente.
Si tratta di una verità  oggi  volutamente  ignorata  che spinge l’attivismo femminista  a sottovalutare i meravigliosi risultati che si sono conseguiti in Occidente. Sicché il famigerato bicchiere delle conquiste viene giudicato dalle femministe sempre  mezzo vuoto. Di qui l’ingigantimento di problemi, come quello della violenza sulle donne, che pure sussistono, ma che  se commisurati alla triste  condizione della donna fuori dell’Occidente, assumono valore lillipuziano.
Non voglio sostenere che l’iniziativa dell’Onu sia sbagliata.  Tutt’altro.  Ma il male, il vero  male è altrove. Dove il vento delle grandi rivoluzioni liberali non è  mai giunto per ragioni culturali, religiose,  sociali.   E non certo  in Occidente, patria del liberalismo.

L’enfatizzazione delle femministe occidentali nasce perciò da un mutamento di prospettiva  che da liberale si è fatta nel tempo  welfarista. 
Il termine liberal -  di derivazione statunitense - che spesso viene usato  per designare le varie anime del femminismo non ha nulla a che fare con liberalismo. Il liberal, a differenza del liberale, ritiene che  sia possibile cambiare le cose dall’alto e che  cambiando le istituzioni (anche culturali), automaticamente  muteranno  anche gli uomini e le donne.  Di qui, la necessità di introdurre leggi  per obbligare uomini e donne a essere liberi.  Il liberal nella migliore delle ipotesi è un liberal-socialista,  un liberale macro-archico. Il liberal  vuole che l'altro si converta leggendo e rileggendo il vangelo del welfare state. Ma la welfarizzazione - ammesso e non concesso che funzioni -  implica uno sviluppo politico ed economico, che a sua volta rinvia alla grande rivoluzione liberale. Non liberal-socialista.   Il liberal, nella sua visione sindacalizzata e  terapeutica, e in fondo pacificata della società,  ignora che spesso il cambiamento culturale  avanza sulla punta delle spade.  Che c'è violenza e violenza...   Ovviamente i casi di violenza sulle donne in Occidente, sono ingiustificati. Ci mancherebbe altro.
Tuttavia, il punto è altro. Per farla breve: difficilmente talebani e fondamentalisti islamici faranno un passo indietro  grazie a un mix  di psicofarmaci, tisane e discriminazione positiva.    
     
La cosa curiosa è che mentre in Occidente siamo ormai  alla saturazione welfarista, già infatti si scorgono i primi truci segnali di reazione  alla retorica femminista, in Oriente  non si è neppure agli inizi.
Pertanto sarebbe necessario "spostare l’attenzione".
Ma, come avrebbe detto Stalin,  quante divisioni hanno le femministe? E se le avessero le userebbero?   O si   accontentano di  vincere facile in Occidente grazie alla storica vittoria  di un  liberalismo  che oggi  disprezzano?  Insomma,  femministe forti con i deboli e deboli con i forti? 

Carlo Gambescia