Le chiacchiere sul Ponte Morandi?
Sempre meglio che lavorare
Dispiace
dirlo ma la questione del Ponte Morandi
si appresta a diventare l’ennesima leggenda metropolitana. Il ponte è crollato sul serio, per carità. Chi
scrive, piange le 43 vittime. Però, tra
irrituali interviste dei giudici, dichiarazioni dei ministri, conferenze stampa di Autostrade, giudizi di esperti o presunti tali, per non parlare dei cantastorie o contastorie Social, si rischia di perdere di vista
il nocciolo della questione per inseguire il filone giustizialista e
complottista. Se continua così, tra dieci anni, o forse prima, uscirà la solita fiction di “impegno civile”e di sicuro successo, che venderemo in tutto il
mondo, ma il ponte sarà ancora da
ricostruire.
Dicevamo,
il nocciolo. Quale? Che Genova ha bisogno di un ponte. E al più presto. E’ una
questione di costi crescenti e diseconomie esterne. Ogni giorno che passa (in
chiacchiere) si perdono soldi, pubblici e privati.
Chi
lo costruisce? Per ora, non si sa. Si parla di nazionalizzazioni e scemenze varie, di archistar, di demolizioni e di ponti perfetti, a prova di guerra atomica. E il tempo intanto passa. In chiacchiere.
Una domanda agli aspiranti - e patetici - sostenitori delle nazionalizzazioni. Perché invece di perdere tempo in ciarle da piazze televisive, non si è chiamato il Genio
Militare, in particolare il glorioso Genio Pontieri? Visto che amate tanto lo Stato (con la maiuscola, non
sia mai), cari Signori di Cinque Stelle e Lega, perché non vi siete rivolti
a chi un ponte, magari provvisorio (ma
in sicurezza), lo avrebbe ricostruito in quattro e quattr’otto?
Non
si capisce perché i pentastellati che
amano tanto le divise, in particolare carabinieri e finanzieri, non abbiano pensato a questa soluzione. Certo,
provvisoria, ma provvidenziale. E lo diciamo da liberali, poco teneri verso lo stato imprenditore. Ma "einaudianamente" consapevoli dello stato di eccezione (Schmitt è arrivato secondo...).
Per quale ragione i nostri "difensori del popolo" continuano a perdersi in chiacchiere? Forse, perché, più di ogni altra cosa, amano la dietrologia... Certo, sempre meglio che lavorare.
Carlo Gambescia