Il fascino collettivo del leader
Servono pretoriani liberali...
La
prendiamo da lontano. C’è una costante metapolitica che attraversa la storia umana. Quale? Il fascino collettivo di essere governati da
un uomo e non dalle leggi. I Romani della
Repubblica, per un lungo periodo furono
governati dalle leggi e dalle consuetudini, qualcosa di oggettivo, che,
eventualmente si identificava con corpi politici (senato e comizi). Per
Contro l’impero, fu la forma più alta
di personalizzazione della politica, dunque di soggettivo, condivisa dai sudditi. E così via.
Non
è facile evitare il potere personale. La
democrazia ateniese, nella sua forma più alta rinvia a Pericle. Le forme di
potere, durante il medioevo e l’età moderna, rinviano al potere, ben
individualizzato, di monarchi e famiglie. Ancora
all’inizio del Novecento, i contadini siciliani e russi protestavano per le campagne e città, sfilando, rispettivamente, con le immagini del Re e dello Zar. Inutile, infine, ricordare il culto della personalità (e del potere individualizzato) nelle moderne forme totalitarie.
Cosa
vogliamo dire? Che uno dei piatti della
bilancia storica (e sociologica), sembra pendere dal lato della
personalizzazione del potere. Le
rivoluzioni moderne, fondate sullo stato di diritto e le istituzioni
rappresentative sono, per ora, quasi un specie di unicum. Un gigantesco tentativo di razionalizzare il bene oggettivo. Se vogliano una specie di
esperimento politico e sociale. Ora, però, proprio in Occidente, la sua culla, il mondo della sovranità delle leggi, sembra soffrire il duro assedio, del populismo.
Il
che spiega, perché un personaggio, dai tratti spiccati dell’uomo forte, come Salvini, sia visto
con favore dagli italiani: una specie di imperatore militare, un pretoriano, che dovrebbe difenderci dai barbari.
E come? Ricorrendo a modi
spicci, violando le regole e tradendo i
patti sottoscritti liberamente con gli alleati europei. Comportamenti tipici di chiunque eserciti un
potere assoluto.
Ovviamente,
siamo solo all’inizio. La questione è ben più grave. Perché, una volta contrastato “il pericolo immigrati”, o comunque creato lo stato di eccezione, le armi di
Salvini si rivolgeranno contro gli
italiani. Verso i quali non potranno non
essere usati gli stessi modi violenti
con i quali vengono trattate persone
che non ci invadono con le armi e che sperano solo nell’ opportunità di condurre una vita migliore. E non si capisce perché, se Italia ed Europa affrontarono nel 1945, l'emergenza di circa 40 milioni di rifugiati, che vagavano allora per il continente, non riescano, oggi, ad affrontare in modo civile un'emergenza meno grave (*)
Salvini, insomma, come una specie di imperatore militare. Roma li vide apparire nel
III secolo con i Severi. Quello fu il periodo delle più dure persecuzioni contro i cristiani. Dopo di che Roma, con Diocleziano, si trasformò in una monarchia orientale.
Il
fascino, esercitato in basso, del
potere assoluto, è frutto del collegamento psicologico tra bisogno di protezione e
necessità di far dipendere la
propria salvezza da un entità personale sovra-ordinata. Una forza psico-sociale che attraversa,
ripetiamo, l’intera storia umana, dando vita alla costante metapolitica, potere delle leggi-potere personale.
Forse se l’ idea europea, lo stato di diritto
e le istituzioni rappresentative, si
incarnassero in un uomo speciale, la
battaglia contro i populismi, potrebbe essere combattuta alla pari. Certo, semplificando, trovare un pretoriano liberale, sembra una contraddizione in termini...
Tuttavia, c'è un precedente moderno. Nel 1939-1945, emersero, come per incanto, due pretoriani del liberalismo, incarnati da Roosevelt e Churchill,
che però dovettero allearsi, con Stalin, perfetta incarnazione del potere
assoluto. Un atto di realismo politico. Che comunque portò alla salvezza. E in seguito, grazie ai superiori meriti della società aperta, alla dissoluzione della società chiusa comunista. Mai, insomma, smettere di sperare.
E oggi però? Dove sono i loro eredi?
E oggi però? Dove sono i loro eredi?
Carlo Gambescia