Reddito minimo: nulla di nuovo sotto il sole
“E io pago...”
Non sappiamo ancora come finirà. Se il Reddito
minimo in caso di disoccupazione (per ora limitato ai cinquantenni),
lanciato da Boeri e caldeggiato da Poletti e Renzi, andrà a sostituire l’attuale regime di Cassa integrazione nelle sue varie forme. Ma c’è un punto più interessante, come dire
ideologico. Da approfondire.
Per la destra pro-mercato la
disoccupazione è sempre volontaria, nel senso che un nuovo lavoro si finisce
sempre per trovarlo: se si resta disoccupati è perché lo si vuole. Quindi tasse bassissime (dal momento che l'assistenza sociale costa)
Per la sinistra anti-mercato, la
disoccupazione è sempre involontaria: chi perde il lavoro, va sostenuto e
aiutato a ritrovarlo. Quindi tasse altissime (per le ragioni di cui sopra, ma al contrario). Nel mezzo si collocano le politiche di centro, né pro né
anti. Quindi, diciamo, tasse elevate, progressive (Costituzione del 1948 docet). Parliamo di politiche, quelle di centro, che, più o meno, hanno caratterizzato la storia della
Repubblica. In Età liberale invece, pur con qualche accomodamento nel periodo
giolittiano, dominava il principio della disoccupazione volontaria. In quella
fascista, la disoccupazione era ritenuta volontaria solo per i non possessori
di tessera Pnf.
In definitiva, per la storia d’Italia, non si può parlare di applicazione pura dei
due principi. E allora? Il Paese non è
mai stato totalmente liberale né totalmente socialista. Sicché, le misure caldeggiate dalla triade Renzi-Poletti-Boeri continuano a muoversi all’interno
del centrismo. Un punto però è certo: tenere in piedi i due sistemi Reddito
minimo per i cinquantenni, Cassa integrazione
per tutti gli altri, sarebbe
costoso. Forse troppo. Comunque
sia, nulla di nuovo sotto il sole. Le tasse di sicuro non scenderanno. Anzi, probabilmente continueranno a salire. Insomma, come diceva Totò: “ E io pago...”.
Carlo Gambescia
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